Recensione: Summary Execution
Un nome che mi aveva incuriosito incredibilmente con la partecipazione al tributo ai Carcass e con un 7″ molto convincente; un artwork minimale e grezzo come è giusto che sia in questo contesto; la partecipazione di membri dei Benumb, band di spicco nell’underground statunitense. Le premesse c’erano ed erano ottime, ma il seguito non è certo stato dei migliori.
I Vulgar Pigeons abbandonano la venatura hardcore che ogni tanto si fa sentire nei Benumb e puntano su un grind molto essenziale e diretto, nichilista nella sua stessa natura, istintivo e molto molto naturale. Qualche passaggio mi fa venire in mente lo speedcore dei forse più noti Yacopsae, pur essendo il paragone un pelino azzardato. Se lo stile scelto mi fa letteralmente impazzire, non si può certo dire altrettanto della realizzazione. Questo Summary Execution è il tipico album che incuriosisce ai primi ascolti, si fa apprezzare per la sua attitudine, ma stanca con una velocità pari solo a quella dei suoi blast beats.
La registrazione non è granchè, il giusto indispensabile per dare un’idea di quello che sta succedendo dietro agli strumenti; ma non è questo il punto. Il vero problema sono le canzoni stesse, che sono così prive di personalità e di impatto da farsi dimenticare all’istante. Anche dando uno sguardo d’insieme al prodotto, non c’è più quel piacevole feeling che traspariva nella loro cover di Corporal Jigsore Quandary; è rimasta una vaga ombra di quel timbro, che ha invece lasciato spazio ad una canonica band grindcore. Canonica ma priva di mordente.
La tecnica non è superlativa, anche se ogni tanto qualche bella prova di velocità può destare attenzione. Certo che su 26 tracce uno si aspetta di ascoltare qualcosa di più che una gara a chi arriva primo. Invece gli stessi riff si ripetono quasi a tormentone, dando vita ad un prodotto che sembra veramente molto poco curato. Canzoni suonate per riempire lo spazio necessario a poter dire «anche noi abbiamo fatto un full-lenght».
Sarà stata la grande aspettativa a farmi uscire tutto questo acidume, forse un po’ immeritato. In effetti non vi sto parlando di una merda totale. Vi sto parlando di un cd che non ha centrato il bersaglio, e che non riesce a raggiungere ciò che qualsiasi grinder suppongo si aspetti. Finito il “gioco” dei primissimi esordi, mi spiace ammettere che i Vulgar Pigeons sono entrati in scena in un modo piuttosto deludente…
Matteo Bovio