Recensione: Summoning a Cursed Moon

Di Francesco Gabaglio - 28 Gennaio 2013 - 0:00
Summoning a Cursed Moon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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65

I Full Moon Ritual sono una giovane band pugliese nata nel 2010, che con questo “Summoning a Cursed Moon” debutta sulla scena underground black metal. Molto di più non si sa, in quanto – nel pieno rispetto delle intransigenti regole dell’area più oltranzista del genere – il gruppo pare piuttosto restio a rilasciare informazioni che lo riguardino.
Aderendo in toto anche all’estetica del genere, il disco si presenta corredato da una cupa veste nera; una gelida luna splende tra le nuvole in copertina; anche il logo della band e il carattere utilizzato per il titolo dell’album e delle tracce, così come gli pseudonimi adottati dai membri, possono significare solo una cosa: puro black metal. E infatti, chi si ritrovasse per caso ad ascoltare “Summoning a Cursed Moon” senza conoscerne le coordinate geografiche o temporali, non esiterebbe a situarlo nella Norvegia della prima metà degli anni ‘90.

Si comincia con “Evocation“, introduzione che, a suon di tetri rintocchi di campana, avverte l’ascoltatore dell’imminente tuffo che sta per compiere in un oscuro abisso senza fondo. Ed è davvero così: tutte le tracce restanti del disco, molto uniforme da questo punto di vista, sono caratterizzate da un sound complessivamente gelido e raw; il ritmo su cui esse viaggiano è tendenzialmente lento, cupo e cadenzato; non mancano tuttavia anche delle notevoli accelerazioni supportate talvolta dalla doppia cassa (l’esempio migliore è probabilmente “A Nihilist Creation“, traccia più veloce dell’album); accelerazioni che tuttavia hanno il merito di non sfociare mai nel caotico o nel cacofonico. Le chitarre adottano un sound ruvido, grezzo e distorto quanto basta, così come la voce, particolarmente incisiva anche grazie all’eco che la caratterizza. L’amalgama sonoro è quindi complessivamente ben riuscito e la studiata rozzezza non impedisce all’ascoltatore di distinguere le parti dei singoli strumenti; bisogna ammettere qualche eccezione per quanto riguarda il basso, che tuttavia riesce a mettersi in luce in più punti – cosa indubbiamente non facile, considerato il tipo di sound preso a modello dal quintetto pugliese.

In generale, le composizioni si rivelano pesantemente ispirate – non solo a livello sonoro – dal Burzum dell’omonimo debutto e soprattutto dai Darkthrone pre-Total Death, dei quali i Nostri appaiono spesso come una versione lievemente rallentata. Non manca qualche arpeggio o qualche riff positivamente sorprendente (ad esempio in “Eternal Decay“, a mio parere la traccia migliore del lotto), ma complessivamente l’album non brilla in originalità, non distaccandosi mai, nella sua pur breve durata di 23 minuti circa, dai canoni ormai molto familiari all’ascoltatore medio. Se ciò sia un bene o un male non è cosa facile a decidersi e forse è in parte una questione soggettiva; certamente però, nonostante quello che i Fullmoon Ritual ci presentano sia del black metal suonato in modo più che dignitoso, il rischio che il quintetto corre è quello di cadere nel più o meno banale rifacimento di quelle che ormai sono universalmente considerate delle pietre miliari del genere. In conclusione, “Summoning a Cursed Moon” è in generale un album molto coerente al proprio interno e pressoché irreprensibile a livello tecnico, e piacerà certamente ai blackster più oltranzisti.

I Full Moon Ritual dimostrano di aver imparato in modo eccellente la lezione norvegese e di credere in ciò che fanno: la Nera Fiamma divampa imponente nelle oscure anime di questi pugliesi,
i quali devono tuttavia fare attenzione a non venirne inglobati e consumati, trasformandosi in semplici epigoni di una scuola considerata da molti persino morta e senza più alcunché da dire. Per  prendere le distanze dal mare magnum di band più o meno simili e allargare il proprio bacino di ascoltatori all’infuori dei nostalgici, sarà necessario, in vista di una futura release, manipolare la suddetta Fiamma e darle una forma un poco più personale. Credo che le potenzialità per farlo non manchino.

Francesco “Gabba” Gabaglio

Tracklist:
1. Evocation
2. A nihilist creation
3. Upon a dead hill
4. Evil forces
5. Eternal decay

Formazione:
Arioch – voce
Ruina – chitarra
Lanius – chitarra
Inviktus – basso
Nerul – batteria

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