Recensione: Sun Caged
Seguo questi ottimi olandesi già dai tempi delle prime demo e devo ammettere di aver atteso con trepidazione il debutto ufficiale sotto le insegne della Lion Music che finalmente consente ai Sun Caged di farsi apprezzare dal pubblico europeo. I nostri suonano un ottimo prog metal a cavallo tra le soluzioni dei Dream Theater di “Metropolis part II” e i migliori Vanden Plas degli ultimi dischi, in questo debutto omonimo il gruppo non pecca in umiltà puntando con ambizione a un souno complesso e molto tecnico, le soluzioni artistiche della band si dimostrano sperimentali e ispirate senza perdere comunque il senso della melodia e il tiro di ogni singolo brano. Davvero superlative le parti di chitarra ritmica invadono continuamente i brani composti dalla band, parlo di soluzioni oscure e potenti che possono essere apprezzate immediatamente e garantiscono lungo tutta la durata del disco una indiscutibile potenza, essenziale per una buona prog metal band. L’ossatura dei brani è basata proprio sul guitar work che sostiene le parti vocali e le melodie delle tastiere, tutti gli elementi sonori che caratterizzano i Sun Caged appaiono dosati con cura e notevole gusto in modo da arricchire ogni composizione senza renderla prolissa o eccessivamente autocelebrativa sotto il profilo tecnico. E’ proprio questo l’asso nella manica dei Sun Caged, questi ragazzi sanno esprimersi con personalità e freschezza senza apparire ripetitivi, anzi questo debutto omonimo è un disco incredibilmente fluido e piacevole che scorre senza farti pesare la lunga durata dei brani, poche band riescono a essere così efficaci già dal primo disco. La prima “Sedation” è una potente composizione progressiva che mostra immediatamente le ottime doti possedute dal gruppo, non ci sono spazi concessi a rallentamenti, eppure emergono ottime melodie nel ritornello grazie a una interpretazione vocale davvero notevole. Con “Sun caged” il gruppo si spinge verso lidi molto più complessi e ambiziosi, qui emergono tastiere molto elaborate ed efficaci sempre accompagnate da un poderoso lavoro di chitarra ritmica. Voglio sottolineare il talento di Andre Vuurboom, un cantante davvero completo e convincente, con la sua timbrica piena e una estensione impressionante, lui si rivela il rifinitore ideale della potenza e della tecnica del gruppo, se cercate un paragone possibile dovete cercarlo nei cantanti americani della scorsa decade, in ogni caso questo ragazzo ha una personalità vocale davvero enorme. Con “Home” gli olandesi in questione si spingono in un prog oscuro ed elaborato che mi ha rimandato ai Fates Warning di “Night on Broken” anche se i Sun Caged sono molto più eccentrici e in questo caso richiedono parecchi ascolti per poter essere apprezzati in pieno. Una introduzione inquietante, da film dell’orrore, ci conduce all’interno di “Soil” una canzone potente e complessa, forse la più progressiva del disco, in questo brano si sposano alla perfezione l’energia del gruppo e un enorme gusto melodico. Non ci sono particolari aperture o rallentamenti, il brano possiede un sound convincente, anche se richiede alcuni passaggi per poter essere apprezzato. E’ un autentico capolavoro, davvero, “Hollow” da sola giustificherebbe l’acquisto di tutto il platter, il brano è un mid tempo basato su riff meno cattivi rispetto alle precedenti, in questo modo i nostri lasciano spazio alle tastiere, qui davvero perfette, il risultato finale si avvicina molto a “Learning to live” dei Dream Theater. Ci rituffiamo in un sound elaborato e potente con la successiva “Closing in”, ancora una volta i Sun Caged si dimostrano personali senza rovinare la loro musica con passaggi troppo complessi o ridondanti. Meno aggressivi ma molto convincenti, i Sun Caged si cimentano in un prog metal oscuro e ambizioso con la successiva “The eighth day”, una canzone davvero notevole sotto ogni profilo, l’ennesima prova del talento della band. Con “Secrets of flight” gli olandesi si misurano con una composizione di lunga durata che in ogni frangente si dimostra ispirata ed efficace, ancora una volta ottimi spunti ritmici si alternano a sapienti rifiniture melodiche. La conclusiva “Unchanging” è una traccia meno potente rispetto alle precedenti ma comunque capace di mantenere alto il livello tecnico del platter, si possono apprezzare soluzioni vicine al jazz durante le lunge strofe e sono presenti ottime digressioni strumentali che pongono termine a un debutto discografico davvero superlativo. Mi aspettavo un buon esordio ma questo platter supera di gran lunga la mia speranza iniziale, se amate il prog metal sounato con classe e composto con ispirazione e talento qui andate sul sicuro.
1 Sedation
2 Sun caged
3 Home
4 Soil
5 Hollow
6 Closing in
7 The eighth day
8 Secrets of flight
9 Unchanging