Recensione: Sunrise in Riverland
Dopo l’ottimo debutto con World of Ice, ecco tornare sulle scene gli Insania, capitanati dal batterista Mikko Korsback (è lui infatti il principale compositore della band). Musicalmente la proposta del sestetto svedese è semplice e puro power metal. L’ispirazione principale (che può essere già intuita dal monicker del gruppo) sono infatti gli Helloween dell’era Keepers con l’aggiunta di un pizzico di Stratovarius. Niente di nuovo direte voi. Già, però questo “niente di nuovo” e composto e suonato veramente bene. Le canzoni risultano tutte accattivanti, ogni melodia e ogni ritornello si stampano in testa da subito, il sound è fresco e coinvolgente (merito anche di una produzione pulita e potente che rende il tutto pomposo al punto giusto).Certo alcuni passaggi sanno di già sentito, ma forse è prorpio questo il pregio di un lavoro come Sunrise in Riverland: sembra di ascoltare il “best of ” del power di fine anni ’80! Il disco inizia in modo un po’ insolito con la strumentale Finlandia (dedicata ai partigiani della Seconda Guerra Mondiale): infatti quella che sembra la solita intro si trasforma in un buon brano che inizia a mettere in evidenza le capacità del gruppo. Ma è con la successiva The Land of the Winter Sun che gli Insania si mostrano in tutto il loro splendore. A partire dal cantante, “alto” e potente come da tradizione , per passare ai solos delle “twin guitars” e finire con le melodie gioiose ed accattivanti di cui sopra. Il resto del lavoro prosegue sulla falsa riga di quanto detto, talvolta rallentando , talvolta accelerando. Si passa così da canzoni come Beware of the Dragons, dove tanto per cambiare il bell’assolo centrale non è sparato a tutta velocità ,alla classica e sentita power ballad Angel in the Sky (dedicata ad un’amica scomparsa). Altri “hight light” del cd sono la Stratovarius oriented Lost in Time (Paradise vi dice niente?) , Heading for Tomorrow ( e qui i riferimenti sono per Eagle Fly Free degli Helloween) e Dangerous Mind.Un po’ più personali, ma comunque buone, risultano invece la title track, Dangerous Mind e la conclusiva Time of the Prophecies.C’è da sottolineare anche come le canzoni abbiano una durata media di cinque minuti e ciò nonostante risultino leggere da diggerire. Cosa dire in conclusione? Beh, sicuramente è un disco dedicato agli amanti del power melodico più “intransigente ed incontaminato”. A chi non fa dell’originalità a tutti i costi una prerogrativa di ascolto. A chi non è piaciuto l’ultimo capitolo degli Helloween (The Dark Ride) e sopratutto a chi vuol passare un’oretta di svago in comagnia di buona musica ,dando una chance anche a qualche gruppo, per ora, in secondo piano. PS: se non siete amanti di quanto detto sopra, allora abbassate pure il voto di 5 punti!