Recensione: Sunset Whispers

Di Andrea Bacigalupo - 11 Settembre 2024 - 8:30

A novembre dello scorso anno concludevamo la recensione di ‘Flashback’, l’EP con cui si sono fatti conoscere i Trip On, sfidandoli a proseguire la loro carriera discografica pubblicando un Full-Length vero e proprio.

Più di una sfida si trattava, sostanzialmente, di un incoraggiamento a continuare, vista la qualità del loro lavoro svolto, che non poteva restare un fatto isolato. Beh!! I Trip On hanno accettato ed ora eccolo qui: ‘Sunset Whisper’, il loro primo album.

Il duo, formato dal chitarrista Zac Vanders (Shockin’ Head) e dal tastierista Macho De La Isla, non si sposta di un millimetro dal suo percorso artistico, dando vita a nove brani strumentali di musica ambient dove l’atmosfera è generata dalla fusione tra il suono duro e ruvido della chitarra elettrica ed il tappeto sonoro delle orchestrazioni.

La sensazione, l’emozione principale, che il disco ci dà riprende il monicker del duo, essendo paragonabile a quella di un viaggio di cui non si conosce bene la destinazione ma neanche quello che si dovrà affrontare durante il cammino. Per cui, man mano che si procede, si resta suggestionati da sonorità fluttuanti, perlopiù avvolgenti ma anche sinuose e spiraleggianti.

Facendo qualche esempio, si rimane “rapiti” del fascino esotico di ‘Only The Brave’, un brano la cui trama psichedelica porta alla mente ‘Kashmir’, dei sempre mitici Led Zeppelin, mentre in ‘Sunset Whispers’ i vari cambi di scena che contraddistinguono il momento di passaggio tra la luce che si affievolisce e la notte che avanza generano sensazioni mutevoli, dalla tranquillità del tramonto si passa all’inquietudine del buio.

Trip On’ è fatta di istanti cangianti, dalla rilassatezza del pensiero all’indurimento dell’anima, ‘New Reason’ fa scattare la voglia di correre lontani, ‘The Great Eagle Extended’ crea un clima evanescente e ci porta dentro un mondo spirituale, dove è però la crudezza della chitarra a riportarci alla realtà, mentre ‘Crazy Man Walk Alone’ vuole farci affrontare la solitudine cosmica.

Queste, naturalmente, sono le sensazioni che ha provato chi scrive, poi, ogni ascoltatore avrà le sue … la particolarità di ‘Sunset Whispers’, come per molti altri album strumentali, sta proprio in questo: ognuno s’inventa il “proprio testo” e rende la storia un poco sua.

Rispetto a ‘Flashback’ il passo in avanti è deciso e solido: i due artisti hanno la consapevolezza delle difficoltà che ci sono nel forgiare oltre tre quarti d’ora di soli pezzi strumentali e le superano brillantemente, componendo anche brani lunghi dagli schemi progressive. Ogni traccia è al contempo a sé, ma anche parte dell’intera storia, gli intrecci strumentali sono sinuosi e mai sovrastanti e lo stile personale di Zac, benché preferisca le note acute e penetranti, non va mai a soffocare la sinfonia delle orchestrazioni, anche in caso di netto contrasto, come succede con i suoni propriamente elettronici (‘Dear Friend Saint Spitchia’, ‘Spoke in the Wheels’).

Il lavoro è sofisticato, ricercato … nulla è lasciato al caso, e quando i due non bastano allora coinvolgono altri musicisti, soprattutto diversi batteristi (che sono presenti su quasi l’80% del disco), ma c’è anche chi suona le percussioni ed il violino e chi partecipa ai cori, andando ad intensificare le atmosfere e le intensità emotive dei singoli brani (su tutte, a solo titolo di esempio, le percussione suonate da Davide Corseri sulla già citata ‘The Great Eagle Extended’ elevano di molto la spiritualità che emana il pezzo).

Ora, non sappiamo se ‘Sunset Whispers’ sia il risultato della nostra sfida ma ci piace pensare che, almeno un po’, lo sia. Ora attendiamo cosa ci riserveranno questi due talentuosi musicisti.

Sunset Whispers’ è stato registrato presso lo Studio Vanders ed i Planaxis Audio Lab2, è stato masterizzato da E. De La Isla e mixato in parte dallo stesso E. De La Isla ed in parte da Jack T.B.

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