Recensione: Superskull
A tre anni di distanza da “Cosmic Ritual Supertrip”, a giugno 2023 i Black Rainbows tornano con il nono full lenght “Superskull”, uscito – chiaramente – via Heavy Psych Sounds. Grazie a tanto lavoro, professionalità e passione, l’etichetta di Gabriele Fiori, cantante/chitarrista dei Black Rainbows, è diventata un solido punto di riferimento per la scena Heavy Rock/Stoner/Doom/Sludge, con release, solo per citare le più recenti, come i nuovi lavori di Bongzilla, Yawning Man e Giöbia, nonché le ormai imprescindibili – per i cultori del genere – “Doom Sessions”, serie di split giunta all’ottavo volume.
Tornando al nuovo album del power trio romano, composto dal già menzionato leader Gabriele Fiori, da Edoardo “Mancio” Mancini al basso e da Filippo Ragazzoni alla batteria, in “Superskull” si trovano tutti gli elementi che hanno caratterizzato il suono dei Nostri dal 2007 ad oggi, ma con un taglio un tantino più diretto rispetto al passato. Sia chiaro: fuzz e psichedelia sono tutt’ora presenti, ma “Superskull” sembra orientato a una proposta complessivamente più tirata e intensa, andando a sviluppare ulteriormente l’impostazione del precedente “Cosmic Ritual Supertrip”.
Ciò è esemplificato perfettamente da una serie di pezzi che procedono all’insegna di riff Stoner Rock anni ’90, che portano in sé anche un certo flavour Seventy Rock (“Apocalypse March”), di accelerazioni Stoner Metal (“Superhero Dopeproff”, “Children of Fire and Sacrifices” e “Till the Outerspace”), nonché di cavalcate a là Cathedral di “Ride” (“Cosmic Ride of the Crystal Skull”).
Se nell’ultimo brano citato è già comunque presente un tocco di psichedelia, nella lunga “The Pilgrim Son” questa viene ripresa e sviluppata in modo, ora sì, veramente accentuato. Il ritmo rallenta trasponendo l’ascoltatore in una dimensione ovattata fatta di fuzz, dilatazioni lisergiche e voci effettate. Tanta psichedelia si ritrova anche in “King Snake”, nella cui struttura portante edificata sulla chitarra acustica va ad innestarsi una quantità di effetti, in quello che sembra un incrocio tra i momenti Folk di Scott “Wino” Weinrich solista e gli Hawkwind.
Più lente e oscure “Lone Wolfe” e la closer “Desert Sun”, dall’orientamento Stoner/Doom. Nelle versioni doppio vinile, CD e digitale c’è spazio per 3 bonus track: lo Psych Rock dall’inclinazione vocale melodica di “All the Chaos in Mine”, lo Stoner di kyussiana memoria “Megalomania” e l’Heavy Rock cosmico di “Fire in the Sky”, che suona come un tributo agli Hawkwind.
Con un azzeccatissimo artwork realizzato dall’artista brasiliano Pedro Correa, “Superskull” è stato registrato da Fabio Sforza, che aveva già prodotto le due precedenti uscite della band, al Forward Studio di Roma nel maggio 2022. Ancora una volta Sforza centra pienamente l’obiettivo, riuscendo a infondere dinamicità ai passaggi più diretti e profondità e ampiezza a quelli psichedelici.
“Superskull” è davvero un buon lavoro, che conferma e consolida, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la posizione dei Black Rainbows che, a parere di chi scrive, insieme gli Ufomammut, sono le formazioni italiane che, pur nella loro diversità, meglio rappresentano l’Italia nel panorama Heavy Psych/Stoner/Doom internazionale. Certamente qualcosa di cui andare fieri …