Recensione: Superstite
Arrivano dal Sud dello stivale, ed in particolare da Taranto, i Ninfea, un power-trio che aveva già esordito qualche anno fa con un primo lavoro dal titolo “Ade”. Alessio Ligorio (chitarra e voce), Francesco Lanzo (batteria) e Alessandro Martina (basso), si sono riaffacciati da qualche tempo sul mercato del rock alternativo con il recente “Superstite”.
Il platter dimostra l’amore dei Ninfea per un suono duro figlio certamente del grunge di Seattle, apertamente omaggiato (d’altro canto, i tre musicisti vengono dalla città che ospitò la prima data in assoluto in Europa dei Soundgarden, nel 1989), ma anche del rock italiano indipendente degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso. Non mancano i riferimenti a certo metal che, peraltro, proprio band come i Soundgarden non disdegnavano, tanto che l’esercizio classificatorio della critica li aveva fatti afferire anche al genere alternative metal.
Veleno di seta è il brano di punto del disco, ed è esemplificativo di quanto detto: in esso i riff di chitarre rimandano ora al grunge ora all’hard rock, entrambi aromatizzati da melodie oniriche. Qui il basso pulsante, il ritornello furioso, l’impostazione di voce e chitarra fa correre il nostro pensiero, inoltre, a gente come Nirvana ed Alice in Chain. Apnea, poi, ci presenta ancora un mix tra grunge e melodie in un lungo alternarsi tra suoni sospesi di arpeggi elettrici ed esplosioni heavy. Dogma, altresì, è un magmatico e furibondo rock duro con spunti Soundgarden e Black Sabbath.
Tra loro agli antipodi, invece, sono altre due canzoni tra le più rilevanti del lotto: Invisibile (nella quale le chitarre acustiche disegnano una sognante ballata che però poi si apre in una più energica evoluzione elettrica) e Teste di plastica (brano che ci trascina, invece, nei piacevoli meandri di un punk/metal implacabile e travolgente).
E se Arida illusione, pur se trafitto sempre da chitarre grintose, presenta melodie più accentuate con riferimento al rock italiano anni 80/90, Massa Spenta e Miss Violet si lanciano in un grintoso alternative metal.
Con “Superstite”, insomma, i Ninfea ci introducono efficacemente nel loro mondo artistico fatto di grunge, metal e hard rock, nonché di spunti di quel rock italiano che fa capo a Timoria e Marlene Kuntz. Rilevanti, in quest’album, sono l’energia di chitarre taglienti e ficcanti, ed il “tiro” instancabile di basso e batteria.
Apprezzabile è anche l’impegno dei testi, nei quali i Ninfea si accostano a temi socio-politici ben lontani dalla banalità.
Attendiamo fiduciosi, dunque, il prossimo lavoro, che saprà offrirci certamente qualità espressive e musicali ancora maggiori, soprattutto se il songwriting sarà ulteriormente affinato e gli arrangiamenti sapranno arricchirsi di una ancora maggiore varietà. Va detto che i Ninfea potrebbero essere apprezzati ai fans di band contemporanee che del mix tra melodia, hard rock e (post) grunge hanno fatto la propria bandiera, come gli Alter Bridge.
Francesco Maraglino