Recensione: Surf Nicaragua

Di Nicola Furlan - 13 Maggio 2006 - 0:00
Surf Nicaragua
Band: Sacred Reich
Etichetta:
Genere:
Anno: 1988
Nazione:
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80

Il lavoro in questione fa parte di quel panorama eighties che tanto ha inciso nella storia del genere thrash, ovvero delle proposte musicali di quel “gruppetto” di bands che ha traslato i classici stilemi thrash bay area verso le componenti base del movimento Hard Core. Targato 1988, Surf Nicaragua è l’EP che succede ad “Ignorance” lavoro di debutto della band e precede il bellissimo “The American Way” targato 1990. Rispetto al predecessore questo si presenta sgrezzato è più bilanciato nei suoni e per questo decisamente più lanciato a lasciare un segno nel panorama thrash americano.

Tralasciando l’aspetto politico delle lyrics bisogna dire che, come tutto il trash core oriented della scena statunitense, le linee fortemente caratteristiche oltre il suono sono i testi rappresentati dalla condanna di azioni del Governo o da espressioni genericamente relative alla giustizia di una guerra rispetto un’altra e così via. Dal punto di vista dell’impatto del sound invece i quattro di Phoenix capitanati dal leader bassista/cantante Phil Rind propongono un vero assalto sonoro in termini di potenza associando a questa un songwriting eccellente carico di ricercatezza stilistica.

La title track Surf Nicaragua è un tal capolavoro da poterla etichettare come degna rappresentate di tutte le song del genere di sempre. Coinvolgente, marcata da riff sopraffini ed al contempo corposi, potenti all’inverosimile, la song è distaccata dal classico thrash bay area di stampo Metallica ad esempio, ma pure dalle connotazioni più orientate al mosh sound di Anthrax e per questo unica di un sound riconoscibilissimo che caratterizza l’intera produzione della band. One Nation presenta un comparto ritmico cadenzato e rallentato, ma pronto immediatamente a prendere vertiginosamente velocità a preludio di un chorus rabbiosamente interpretato dal singer. La successiva War Pigs, tratta direttamente da Paranoid dei Black Sabbath, viene con dovizia di stile personale, rielaborata attraverso strutture semplici, ma di divertente espressività. Il cantato mantiene come nelle precedenti una naturale cadenza vocale che linearmente finora ha presentato. Le distorsioni dei chitarristi Wiley Arnett e Jason Rainey sono le solite, ma mai scontate: pesanti, marcate e potenti; la batteria di Greg Hall porta ai colpi delle battute senza particolare esagerazione, ma lasciando di certo intuire l’intento di voler dominare la song attraverso l’impattante meccanismo del thrash core sviluppato. La parte solista è pure in linea con gli intenti e per questo a tratti inaspettata per la velocità di esecuzione che ottimamente si sposa agli schemi del songwriting interpretativo scelto senza violentare l’importante memoria storica della canzone coverizzata.
La successiva Draining You of Life ripescata per l’occasione dai primi lavori non incisi della band risalenti alla metà degli anni 80 è caratterizzata invece da un sacco di spunti rintracciabili nelle profonde radici dell’Hard Core per puristi. Accelerazioni notevoli e riff ripetuti, battute di pelli stile primi Nuclear Assault, assoli indiavolati e quasi incontrollati in un mix di velocità in cui la frontiera del thrash davvero ormai è quasi un tutt’uno alle più marcate prestazioni stile D.R.I. Ignorance e Death Squad sono invece due versioni live tratte dal precedente lavoro “Ignorance” di cui già qualcosa si è accennato ad inizio recensione. La prestazione sfoderata ha ben poco del mediocre. Una dose di martellante potenza ed impatto sonoro vi travolgerà, ispirati e monumentali nel loro genere, precisi ed estremi, ad ogni momento il quartetto è pronto ad aprire le valvole di intensissimi venti sonici carichi di energia intensa e pura. Chi ha visto questo gruppo dal vivo può ritenersi davvero fortunato, alzate il volume dell’impianto e sognate.

Il lavoro appena recensito rappresenta la purezza del potente thrash core che veniva proposto in quegli anni e che solo per l’incontrollato predomino dei mostri sacri della scena bay area non ha preso il volo che avrebbe meritato. Per essere maggiormente precisi furono proprio i Sacred Reich e non solo con questo bellissimo “Surf Nicaragua” a caratterizzare gli stilemi di un genere che ha dato poco di quello che poteva dare e che è bruciato troppo presto, ma che se riassaporato potrà regalare a più di qualche ascoltatore un sapore di squisito retrogusto thrash forse mai veramente provato.

– nik76 –

Tracklist:
01- Surf Nicaragua
02- One Nation
03- War Pigs
04- Draining You of Life
05- Ignorance
06- Death Squad

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