Recensione: Surpassing all other kings
Il ballo delle castagne, organizzato nel 1501 da Lucrezia Borgia, fu un sabba durante il quale diverse prostitute, strisciando sulla nuda pietra delle sale vaticane, dovevano raccogliere con la bocca, per l’appunto, delle castagne. Non siamo i primi ad aprire la presentazione di questo gruppo spiegandone il nome, ma era dai tempi dei Furor Gallico che non ci si imbatteva in un complesso nostrano dal monicker tanto fascinoso. Tanto più che è lo stesso Ballo a fornirci abbondanti spiegazioni tramite il sito ufficiale.
Formatosi nel 2008, ad ogni modo, il quintetto è giunto oramai alla terza tappa della sua discografia e, premessa doverosa, coi Furor Gallico ha ben poco da spartire. Molte più affinità invece legano il ballo alle Orme, dato che la proposta musicale si rifà decisamente a certo prog anni settanta, complice anche una produzione approssimativa voluta e volta a creare un caratteristico effetto vintage, sul quale spesso e volentieri si insinuano atmosfere sinistre ed oscure. Insomma, se siete in grado di fare un paragone tra Yes e Black Widow, il confronto tra Orme e Castagne è analogo.
Si diceva di una terza tappa discografica, Surpassing all other kings, che è ambiziosa conclusione di una trilogia iniziata con l’omonimo debut e proseguita da Kalachacra. Ambiziosa fin dal concept che ci narra, in modo assai oscuro, la storia di Gilgamesh, il protagonista del primo poema scritto dall’uomo buoni 4500 anni fa e giunto sino a noi. Ambizioso nel titolo, ma va detto che Surpassing all other kings è la traduzione in inglese del titolo originale dell’Epopea, Shūtur eli sharrī a beneficio dei favellatori di accadico. Ambizioso però è il disco in sé, sin dall’apertura del Tema di Gilgamesh, brano di caratteristico heavy prog con tinte fortemente orientali che sembrano prese da certi Dead Can Dance o dalle colonne sonore dei film mitologici sessanta e settantiani. Opener che a scanso d’equivoci, è un’autentica meraviglia.
Ci sarebbero tutte le carte in regola per un disco memorabile, e le sorprese non mancano. I nostri danno il meglio nei pezzi strumentali: Rorate coeli e Il segreto, ancorché assai diversi, risultano ipnotici e ben costruiti, ma bisogna dire che ognuno dei brani proposti in scaletta batte un sentiero diverso. E sia ben chiaro che i dieci episodi sono tutti estremamente validi, tuttavia fanno apparire Surpassing all other kings assai prossimo ad una compilation. E va bene che i The Mars Volta (di cui ad ogni modo troviamo qui ben poca traccia) ci hanno insegnato le possibilità di fare concept album mischiando tutto al suo contrario, ma un passaggio di chitarra spagnoleggiante (Eoni) pare fuori luogo in un’opera mesopotamica. Anche a livello testuale, è certamente possibile collegare Gilgamesh a Lovecraft (sempre l’ottima Eoni) e da lì ai viaggi spaziali. Ma una canzone in tedesco come Konigin der Nacht, che peraltro farebbe una gran figura in un disco dei Lacrimosa, crea un certo stranimento se pensiamo ai Sumeri, sebbene una lingua sia spigolosa e l’altra cuneiforme.
Insomma l’eterogeneità è croce e delizia in questo di questo album. Abbiamo tra le mani un disco molto vario e godibile, con 10 pezzi affascinanti, ma essa danneggia al contempo l’identità del progetto. Potrebbe essere la forza di questo album ma finisce per costituire un piccolo neo, ed è un peccato, perché le potenzialità del Ballo sono assai alte. Promossi con buoni voti, ma se la creatività fosse stata tenuta a freno in certi frangenti, i voti avrebbero potuto essere indiscutibilmente più alti.
Tiziano “Vlkodlak” Marasco
Discutine sul Progressive
Tracklist
1.Tema di Gilgamesh
2.Il Risveglio
3.Il Viaggio
4.Rorate Coeli
5.Konigin der Nacht
6.Il Segreto
7.Aquarius Age
8.Fire in the Sky
9.Eoni
10.Apocriphon of Gilgamesh
Line-up / Musicians
Vinz Aquarian / voce , moog
Diego Banchero / basso
Roberto Lucanato / chitarra
Davide Bruzzi / electric chitarra
Fernando Cherchi / batteria