Recensione: Surplus Themo 2006

Di Mauro Gelsomini - 16 Febbraio 2007 - 0:00
Surplus Themo 2006
Band: Twang
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2006
Nazione:
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90

Dox, al secolo Donatello Menna, ascia dei power metaller Heavenblast, si occupa parallelamente di un progetto solista che ha suscitato e – speriamo – susciterà la curiosità degli addetti ai lavori per la sua straordinarietà.

A tessere le lodi del precedente demo, dall’illuminante titolo “Work In Progressive”, ci aveva pensato già qualche tempo fa il nostro Riccardo Angelini, che ne centrava come al solito tutti i motivi di interesse, prima fra tutti l’eterogeneità delle influenze, percorse dal comune filo conduttore della sperimentazione, intesa come la si intendeva nel periodo d’oro del progressive rock, ovvero come fucina d’idee tra le quali il capolavoro, al momento latente, potrebbe esplodere grazie ad oculati indirizzamenti, selezioni e opportune manipolazioni.

Il picco sonoro, se me lo si concede, si raggiunge quando Dox si dedica a certe trovate fusion riconducibili per associazione d’idee – più che altro – allo stile di Jukka Tolonen, prendendo dal polistrumentista finlandese la perfetta commistione tra perizia tecnica, complessità compositiva e, ultimo ma non ultimo, godibilità acustica. E’ questo il punto al contempo di partenza e d’arrivo per gran parte dei brani inclusi, interpretati da voci e stili diversi, proposti in una varietà di strumenti atti per lo più a fornire esempi e tentativi di come questa o quella soluzione – sia essa jazz, folk, ambient o sinfonica, poco importa – potrebbe suonare con una produzione degna di tal nome.
Possiamo pertanto solo immaginare le atmosfere oniriche di “Do You Cry (fall)”, con una voce più “educata” rispetto a quella del percussionista Diego Chiacchierini, cori più curati, e il flauto di Francesco D’Imperio maggiormente in risalto con i suoi giri da mille e una notte, così come avviene in “Warriors On The Way”, in cui la melodia del fiato diventa tormentone, e le tastiere di Francesco Di Giandomenico accennano ad un’intro favolistica, ripresa dal refrain cantato a due voci da Angela Di Vincenzo e Marco La Corte, ma è con “Dead Swang 11/8” che Dox raggiunge l’apice del suo songwriting, avvicinandosi al citato artista finlandese sulle parti jazzate accompagnate dalle tastiere di Luca Cipressi, mentre eccessivo risulta l’accostamento di sonorità più metalliche, ma si sa, a volte l’esasperazione del contrasto tenta non poco gli sperimentatori…
In generale si fanno apprezzare i gingle sbarazzini e ambient, piuttosto che gli episodi “oscuri”, e anche in relazione alle melodie vocali esalterei le parti à la Bee Gees sul tappeto fusion/ambient come quella nella parte centrale di “Dead Swang 11/8”, piuttosto che quelle addirittura in screaming di “Undying”, su base Rush!!!

Difficile poter dare delle indicazioni che servano ad omogeneizzare il sound in vista di una release più organica, e in ogni caso siamo certi che Dox proseguirà il suo percorso tra una sperimentazione e l’altra senza preoccuparsi troppo di canonizzare le proprie creazioni, probabilmente godendo a sufficienza nel rimuginare sulle sperimentazioni tentate, per stravolgerle ulteriormente al giro successivo…
E così sia Dox, artista puro!

Tracklist:

  1. Buy Your Hell
  2. Do You Cry (fall)
  3. Still Death
  4. Connected
  5. Warriors On The Way
  6. Dead Swang 11/8
  7. Trendscape
  8. Chief Whisky
  9. The Big Fake
  10. Undying (2006 ver)
  11. Pictures Of You

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