Recensione: Surreal World
Il solito gruppo di melodic death metal che fa il verso ai più blasonati campioni scandinavi della famigerata scuola swedish? Sì e no, come si vedrà più avanti.
Formatisi nel 2006 in quel di Nordhausen, in Germania, i Zero Degree danno quasi subito (2007) alle stampe il demo d’ordinanza, “The Storm And The Silence”. Poi l’attività live e finalmente, in grande stile – niente popò di meno che con l’etichetta Massacre Records – il debutto discografico con l’album “Surreal World”. Prodotto agli ZD23 Studio da Thomas Bertuch e Sebastian Weißgerber e masterizzato da Sawdust Recordings, il lavoro è accostato dalla label stessa a quelli di act quali In Flames, Wintersun, Ensiferum, Turisas.
I tedeschi, per l’appunto, a scanso di equivoci, ci mettono un bel po’ della farina del loro sacco, in “Surreal World”. Il termine ‘death’, difatti, è abbastanza relativo e può riferirsi solo alla voce di Thomas Bertuch, impostata sui più classici stilemi del growling di scuola scandinava. Un approccio corretto, senza sbavature ma anonimo; come tanti. Anche Tobias Dohle a volte azzarda un drumming potente e rapido tale da metterlo in linea con quello degli ensemble sopra menzionati. Se poi ben poco si possa scrivere su André Möhwald, bassista-ragioniere, ci pensano Pascal Thiele, Maik Badowsky e Sebastian Weißgerber a caratterizzare il sound della band. I tre chitarristi svolgono, difatti, il loro ruolo in maniera egregia. Il loro guitarwork è impeccabile, perfetto – per il genere – sotto tutti i punti di vista: ritmiche, soli, armoniche, sweep, ecc. fanno parte del bagaglio dei tre axeman. I quali, così facendo, riescono a erigere un possente muro di suono sul quale ricamano fini orpelli e abbellimenti melodici, alcuni dei quali davvero fini e d’effetto. Pertanto, se non ci sono passaggi così memorabili per originalità, abbondano quelli gradevoli per gusto e armoniosità; sempre sostenuti, ciò non si deve dimenticare, da un sound possente e carico d’energia.
Trattandosi di qualità teutonica non c’è da muovere nessun appunto, sulla manifattura del CD. Anzi, il fatto di avere tre chitarristi, in formazione, e di non lesinare neppure robuste iniziazioni di tastiere, non esime i Zero Degree dal riuscire a garantire un’esecuzione senza sbavature e una produzione equilibrata e professionale, in grado sia di lasciar vedere con chiarezza tutti gli accordi delle singole composizioni dell’album, sia di imprimere sul supporto digitale la loro innegabile potenza musicale.
“The Door To The Unknown” apre in modo che più classico non si potrebbe “Surreal World”, preparando l’atmosfera per l’intro alla Paradise Lost di “Tomorrow Dies Today”, song che si sviluppa nel tipico ritmo veloce così caro agli In Flames. Con, in più, un taglio epico che rende il sound degli Zero Degree meno inflazionato rispetto a chi mutua pedissequamente le caratteristiche di base del melodic death metal. “Frozen Alive” è anch’essa agganciata al doom/death degli inglesi di Halifax, mentre “The Storm And The Silence”, e davvero sarebbe stato strano il contrario se ciò non fosse accaduto da qualche parte, strizza l’occhiolino all’heavy metal degli Iron Maiden. La buona capacità del combo della Thuringia di saper scrivere brani massicci ma godibili emerge con decisione in “Grapes Of Wrath”: il coinvolgente incipit techno lascia ben presto spazio alle stupende armonizzazioni delle sei corde ma, soprattutto, a un ponte e a un ritornello da brividi sulla pelle… grande canzone!
Ripetere una song così più volte, in un full-length, è impresa rara (es.: Insomnium) e difatti “Whispering Age”, seppur pregna di lirismo, non ne riesce a toccare le alte vette artistiche. “Virus” richiama, nella strofa, antichi echi della NWOBHM; “Disease”, dall’umore un po’ triste, è il momento in cui ci si avvicina di più – con un piede, sempre, nella scarpa dell’heavy classico maideniano – allo swedish. Il mood si approfondisce ulteriormente con la title-track che, giusto per fare un nome di riferimento, potrebbe ben figurare in un lavoro dei giapponesi Blood Stain Child. Il livello qualitativo delle melodie si alza ancora (dopo “Grapes Of Wrath”…) con il duo finale: “Where Angels Die” e “The Fog” sono il miglior modo per chiudere il gustoso gruppo di pietanze offerte da “Surreal World”.
Per terminare anche la recensione e riprendere quanto scritto all’inizio, si può affermare che “Surreal World” sia niente di più che un classico lavoro di melodic/swedish death metal. I Zero Degree, però, sanno scrivere assai bene e, con ciò, fanno sì che l’album sia accattivante e, in buona sostanza, degno d’interesse.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce:
1. The Door To The Unknown 0:52
2. Tomorrow Dies Today 5:11
3. Frozen Alive 5:03
4. The Storm And The Silence 5:16
5. Grapes Of Wrath 5:40
6. Whispering Age 3:54
7. Virus 5:09
8. Disease 5:08
9. Surreal World 5:03
10. Where Angels Die 4:08
11. The Fog 5:08
Durata 50 min.
Formazione:
Thomas Bertuch – Voce
Pascal Thiele – Chitarra
Maik Badowsky – Chitarra
Sebastian Weißgerber – Chitarra
André Möhwald – Basso
Tobias Dohle – Batteria