Recensione: Suspended over the Immanent
“Suspended over the Immanent” è il di debutto dei Forever Falling, formazione italo-statunitense nata nel 2020 dal sodalizio tra il vocalist di Minneapolis John McGovern (aka John Suffering) e il “nostro” polistrumentista Tullio Carleo. Benché si tratti di un esordio discografico, questi musicisti vantano una certa esperienza. McGovern è il cantante dei Chalice Of Suffering, Funeral Doom band del Minnesota, oltre a essere coinvolto, sempre dietro al microfono, in progetti più recenti come i Solemn Echoes e i Laceratory. Carleo, invece, è attualmente impegnato con i gothic-doomster Voyage Noir, in cui si occupa di tutti gli strumenti, e come batterista del gruppo Prog Metal salernitano Magnolia.
Anche se il pregresso dei due si dimostra senz’altro rilevante per la genesi di questo LP, la proposta dei Forever Falling prende direzioni diverse da quanto fatto in precedenza da McGovern e Carleo. Infatti, nonostante il Funeral Doom sia rintracciabile nell’approccio vocale e nel ricorso pressoché costante a downtempo e il Gothic nella desolante malinconia che ammanta i brani, queste influenze, rimaneggiate con abilità tecnico-compositiva e personalità, confluiscono in musicalità decisamente orientate al Doom/Death dei primi anni Novanta (quello dei Peaceville Three per intenderci), ma con un uso molto più ampio delle tastiere.
“Suspended over the Imment”, uscito per la label inglese MSH Music Group, è forte di una produzione precisa e pulita, in grado di trasporre efficacemente le numerose sfumature sonore che caratterizzano l’album. Le note di pianoforte che puntellano la base di tastiere ed archi di “Bless this Floor” aprono il full lenght con un’eleganza classica dal sapore gotico, romantico e malinconico. Proseguendo in ordine sparso, pezzi come “Dark Friend”, “Nightmare”, “My Tears My Life” e, soprattutto, “To Die In Silence” non fanno mistero di trarre profonda ispirazione dai lavori di gioventù di Paradise Lost, My Dying Bride e Anathema. Questi brani, basati sull’accostamento di scanditi riff downtuned e growl profondissimi, molto vicini a quelli del Funeral Doom, e arricchiti da fraseggi melodici, sporadiche accelerazioni, variazioni e clean vocals (a tratti parlate), sono capaci di tenere alta l’attenzione grazie all’alternanza di atmosfere e a quel contrasto tra brutalità e sensibilità che frequentemente affiora.
Altri episodi, come “I Will Never Sleep” e “Only Emptiness”, per i ritmi dilatati e i registri vocali utilizzati, appaiono più orientati al Funeral Doom e, in particolare, alle interpretazioni dei maestri finlandesi Skepticism e degli australiani Mournful Congregation. Va però detto che il passo delle composizioni riesce a risultare non esasperatamente lento e che le campiture di tastiere e i fraseggi puliti di chitarra apportano una certa ariosità, evitando di sprofondare l’ascoltatore in mood eccessivamente opprimenti. Nei suoi sette minuti di durata, la closer “Dark Painting of the I” rappresenta la summa ideale degli elementi introdotti fino a questo punto.
In un sottogenere piuttosto frequentato come il Doom/Death, con “Suspended over the Immanent” i Forever Falling si dimostrano capaci di dire la loro pur senza inventare nulla di nuovo. Ma tanto basta se si riesce, come in questo caso, a mettere insieme un album equilibrato, dal cui ascolto si coglie immediatamente la notevole cura profusa sia in fase compositiva che esecutiva. Sperando che non si tratti di un progetto estemporaneo, ma di una band destinata a crescere e consolidarsi, continuiamo a tenere i Forever Falling nei nostri radar perché potrebbero seguire sviluppi interessanti…