Recensione: Switchtense
Secondo lavoro sulla lunga distanza per i portoghesi Switchtense, che con quest’omonima uscita ci propongono la loro idea di groove thrash metal. La quale, a dirla tutta, si presenta ben poco originale e personale, andando a ricalcare quanto già fatto da act quali Pantera (come se fosse obbligatorio rendere omaggio ai capiscuola) e, in modo ancora più evidente, Lamb Of God. Proprio come nella band della Virginia, i suoni sono compressi e l’approccio al pezzo è viscerale e quasi parossistico ma, ahimè, sembra mancare in tutto l’album ciò che più conta, ossia l’ispirazione. Potenza e tiro vanno bene, ma senza la giusta dose di creatività non c’è lavoro che possa decollare; e, attenzione, qui non si mette sotto processo la scelta di un gruppo di rifarsi a uno stile ampiamente collaudato: si vuole semplicemente sottolineare che senza metterci la farina del proprio sacco si va ben poco lontano.
Ma andiamo ad analizzare “Switchtense” più da vicino: le canzoni, c’era da aspettarselo, posano le basi su un riffing estremamente robusto (il brano d’apertura, “Concrete Walls”, è un fulgido esempio) e sono caratterizzate dalla somiglianza delle vocals di Hugo con quelle di Randall Blythe dei già citati Lamb Of God. Oltre ciò e a un innegabile – ma standardizzato – buon tiro, poco altro, a essere davvero onesti. “Face Off” è abbastanza coinvolgente, ma, una volta terminata, è poca la voglia di schiacciare il tasto rewind del lettore. Così come “Living A Lie” (la cui apertura paga il dazio a certe atmosfere slayeriane) già arrivata alla prima strofa sembra avere detto tutto. Forte è la sensazione di ascoltare un compatto blocco di pezzi, tutti abbastanza brevi e tutti molto (troppo) simili tra loro. Qualche idea buona si percepisce in fase di arrangiamento e nella scelta della suddivisione delle ritmiche operata dalla batteria di Xines, ma davvero non basta.
Con ben pochi sussulti, si giunge alla seconda metà dell’opera. Il lavoro della solista, se non si può definire ‘non pervenuto’, di certo è tutt’altro che memorabile e davvero ai minimi sindacali. Piccolissima sorpresa, sembra che verso la fine dell’album gli Switchtense abbandonino la strada già tracciata dall’‘Agnello Di Dio’ e, di un tratto, la prima ‘influenza feticcio’ venga a essere lo slayer-core degli Hatebreed (“Scars Of Attitude” ricalca da vicino la band di Jamey Jasta, specialmente nella costruzione del ritornello). Poi, con “The Legacy Of Hate”, si fa un bel mix di Slayer e di ‘Sepultura Chaos AD-era’ (palese lo spettro dei brasiliani in certi break di chitarra) e si dà in pasto a un ascoltatore sempre più annoiato.
Spiace assegnare l’insufficienza a un album potente e, se vogliamo, anche volenteroso, ma è ‘deontologicamente’ necessario per affermare con decisione che la sopravvivenza di un genere è garantita dalla creatività e dall’ispirazione, non certo dalla pedissequa emulazione. “Switchtense” è di certo un lavoro che passerà completamente inosservato, proprio per questa sua povertà intrinseca che lo renderà poco interessante anche per il thrasher meno esperto.
Passare oltre.
Vittorio “Vittorio” Cafiero
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Track-list:
1. Concrete Walls 5:30
2. Face Off 3:48
3. Living A Lie 4:11
4. In Front Of Your Eyes 3:56
5. Unbreakable 4:13
6. Head Of State 3:54
7. This Is Only The Beginning 2:09
8. Let Them Die Alone 4:15
9. Scars Of Attitude 3:32
10. I Will Stand Stronger 4:47
11. The Legacy Of Hate 3:57
12. Awaiting The Downfall 4:42
All tracks 49 min. ca.
Line-up:
Hugo – Vocals
Neto – Guitar
Pardal – Guitar
Karia – Bass
Xines – Drums