Recensione: Sword
Da una copertina parlante come quella dell’esordio discografico degli austriaci Valsans di certo non ci si può aspettare un album di Nu Metal piuttosto che di Hardcore. Trattasi infatti di Epic Metal ebbro di cliché licenziato, manco a dirlo, dalla Pure Steel Records attraverso un’etichetta sussidiaria. Strana la storia del combo proveniente dal distretto di Baden: attivi dal 1996, al di là di un demo – Dawn Of Metal del 2004 – giungono al primo tassello della Loro carriera solo oggi, quindici anni dopo la costituzione.
The Hammer – The Hammer – The Hammer Of Thor, dal brano di apertura Mjölnir è il primo slogan decantato dal massiccio singer Andy B. Barna, a sancire l’inizio di un orgasmo metallico lungo cinquantadue minuti sguazzante in liriche scontatissime. Nulla ma proprio nulla si fanno mancare i Nostri degli stereotipi del genere più eroico del firmamento Rock, pescando a piene mani – obbligatoriamente inguainate in una lucente armatura – dalla lezione fornita dai giganti dell’HM epico ma anche classico del passato.
HM e ancora HM epico in your face di buona fattura con cori acceptiani nel pezzo numero uno di cui sopra subito raddoppiato da un’altra mazzata che risponde al nome di On the Battlefield che, se anche non passerà alla storia per le linee vocali, fornisce energia headbangingheggiante a go-gò e questo basta e avanza.
La titletrack emana fortemente profumi di marca Hammerfall mentre Hall Of Fame tira verso i Tarchon Fist più tonanti, per via dei cori carichi e possenti. La ballata di turno è Hall of Fame e ancora una colta si rifà ai dettami dei nobili decaduti di Gothenburg.
Ritmiche dure, veloci e potenti costituiscono l’ossatura di Eyes of a Viper, figliastra dei Judas Priest senza però un fenomeno di tutore come Halford dietro al microfono. Lady of the Lake evoca antichi spettri di marca italica, più precisamente provenienti da Meneghinia, sponda Royal Air Force. Metal Crusade: basta il titolo. Da aggiungere solamente che trattasi di pezzo dalla spina dorsale di razza teutonica, Grave Digger docet. Passato remoto dell’HM Made in Germany nella veloce e robusta Golden Treasure e chiusura affidata all’italiana Eppur si muove, giusto tributo ai maestri della cavalcata heavy metal per antonomasia Iron Maiden, del tempo che fu. Booklet di sedici pagine con tutti i testi e una foto della band nelle due centrali.
Gli österreicher sono cinque metallari onesti, assolutamente non dei mostri di tecnica ma semplicemente gente che ci sa fare a sufficienza per destare emozioni ortodosse. Il cantato di Andy B. Barna ben si adatta alle trame metalliche degli altri quattro pard senza per questo far gridare al miracolo, anche per via della sua pronuncia inglese assimilabile a quella maccheronica evoluta.
Sword è album tronfio, impudicamente derivativo e non fa nulla per nasconderlo. Gloria ai Valsans che hanno avuto il coraggio e la fede di mettere sul mercato un prodotto siffatto.
4 defender only.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1. Mjölnir
2. On the Battlefield
3. Valsans
4. The Allegiance
5. Hall of Fame
6. Eyes of a Viper
7. Lady of the Lake
8. Metal Crusade
9. Golden Treasure
10. Eppur si muove
Line-up:
Thomas Kleinander: Bass
Wolfgang Köppel: Drums
Thomas Stubics: Lead Guitar
Thomas Schmid : Rythm Guitar
Andy B. Barna: Vocals