Recensione: Sworn allegiance
Non nascondo una certa soddisfazione nel poter parlare positivamente di uno dei gruppi storici della scena death metal svedese, uno di quelli che hanno contribuito a farmi crescere “a pane e svedish death” grazie al mitico Across the Open Sea, loro pezzo storico a tutt’ora ineguagliato (osservazione quest’ultima, prettamente personale). Li ricordo come fosse ieri, i tempi pre “Victory”, quando leggevo i grandi proclami di miglioramento e crescita dovuti ai marchi guadagnati e la conseguente possibilità di acquistare una nuova e più moderna strumentazione; tutto finalizzato a cosa? Ad entrare in un tunnel di buio perenne iniziato con il suddetto disco e culminato in una lunga pausa di riflessione.
Se tanto ero rimasto indifferente di fronte al precedente Hell’s Unleashed, uno scalpello rompighiaccio per sancire il ritorno dall’oblio, con buone intenzioni espresse a metà; tanto sono entusiasta del nuovo Sworn Allegiance, che sembra essere il frutto di un sano lavoro di rinvigorimento su tutta la linea. Sì perché questo è il disco che non mi aspettavo, quello che auspicavo per continuare i discorsi lasciati in sospeso nel 1993, ma che finora non era mai arrivato aggiungendo delusione a delusione. Stavolta, c’è materiale per divertirsi e sfogarsi, senza scoprirsi distratti a metà del disco, cosa non del tutto scontata visti i lavori precedenti, di qualità opinabile.
Ma cos’ha in più questo disco targato 2004? Ingredienti quasi banali nella loro semplicità, ma che premiano sempre: ritmo, scioltezza, aggressività ed il vecchio spirito battagliero che non abbandona mai l’ascoltatore durante i 45 minuti circa. La prima “Winterland” dice tutto, dimostrando che qualcosa è cambiato nella ritmica e nella produzione, finalmente libere da quella cappa soporifera che toglieva mordente. Non che si sia di fronte ad un capovolgimento stilistico, gli Unleashed sono sempre gli Unleashed, nelle strutture musicali, nel costruire pezzi che nascono e muoiono in tre minuti, nei loro testi riconoscibilissimi per struttura e tematiche (anche un po’ ripetivi nei ritornelli); insomma, sono sempre la vecchia masnada, ma stavolta si sono arrabbiati e buttano sul piatto il groove di “One Night in Nazareth” o di “The Long Ships are Coming”, con la quale vi ritroverete lanciati nel più sano headbanging all’arrivo del break centrale.
Indubbiamente, per ottenere certi risultati, i quattro hanno aggiustato il tiro, aggiornandosi ai tempi attuali aggiungendo qualche passaggio heavy in più, sistemando la produzione, più precisa e tanto idonea alle accelerazioni di “Helljoy”, quanto ai suoi passaggi stoppati e grintosi; dando maggior vigore al cantato che tende maggiormente al growl rispetto al passato, senza dimenticare la tipica inflessione nella chiusura delle frasi, che lo caratterizza da sempre. A dar lustro e vigore, non bastano soltanto riffoni heavy e produzione all’altezza, ed infatti piovono assoli minacciosi e melodici, preziosa anima aggiunta ad ogni occasione di utilizzo, spunto in più per far da blocco di partenza alla seconda parte di ogni pezzo, propedeutici all’atmosfera che non manca di essere cupa, come nel caso di “Only the Dead”.
Non credo che questi “vecchiacci” della scena potranno arrivare ad eguagliare sé stessi, troppe cose sono cambiate e spesso i trend premiano più della perseveranza, ma Sworn Allegiance è una corazza ben forgiata per combattere a testa alta con le giovani leve che credevano di farla franca.
Tracklist:
1. Winterland
2. Destruction (Of The Race Of Men)
3. Only The Dead
4. The Longships Are Coming
5. Helljoy
6. Insane For Blood
7. I Bring You Death
8. Attack!
9. CEO
10. One Night In Nazareth
11. Praised Be The Lord
12. Metalheads
13. To Miklagård
14. Long Live The Beast