Recensione: Symbol Of Life
Paradise Lost ‘ ‘Symbol of Life’
Fiacco. Purtroppo non mi viene in mente un aggettivo migliore per descrivere quest’ultima fatica della band di Halifax.
Ho apprezzato ‘Gothic’. Ho adorato ‘Icon’. Sono quasi svenuto al primo ascolto di ‘Draconian Times’.
All’uscita di ‘One Second’ sono rimasto inizialmente sconcertato. Sconcertato dal cambio di stile, dall’evidente ‘ammorbidimento’ della band. Ma, ad onor del vero, tutto si può dire tranne che fosse un brutto disco.
Poi “Host” e ‘Believe in Nothing’, e ho realizzato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che i tempi di ‘Icon’ non sarebbero mai più tornati. Ma non mi sono limitato a prenderne atto. Ho cercato di capire il nuovo corso di della band di Nick Holmes. Non ci sono riuscito. Mi sono annoiato.
Diciamoci la verità, i Paradise Lost di oggi sono una band inutile, assolutamente canonica, nella norma. L’idea che (purtroppo) si insinua nella mente è che i Paradise Lost abbiano deciso di cominciare a vivacchiare, credendo di poter sopravvivere a lungo sulle facili melodie delle loro canzoncine. Il tarlo che mi assilla è che i Paradise Lost abbiano ritenuto di potersi cullare sulla formuletta ‘atmosfere vagamente malinconiche/tre accordi leggermente distorti/tre note di pianoforte in sottofondo/voce a-tratti-sofferta-a-tratti-vellutata-e-calda’ e via andare per uno, due, tre dischi.
No, grazie. Non mi basta.
Oggi come oggi possiamo vantare i Lacuna Coil. Nel panorama odierno gli Anathema continuano a rappresentare un punto fermo. I Depeche Mode sono più vivi che mai. Non ho bisogno di dischi come ‘Symbol of Life’.
Intendiamoci, non stiamo parlando di un affronto al mondo della musica. Se questo disco fosse stato frutto delle fatiche di una delle tante giovani bands esordienti che affollano gli scaffali dei music stores, saremmo qui a parlarne in termini diversi.
‘Symbol of Life’ si lascia ascoltare senza ‘traumi’ particolari. Costruito a puntino, tutti gli elementi al loro posto. Un bel lavoretto. Il punto è che scivola via come acqua fresca, in maniera drammaticamente piatta. Non lascia nulla, è freddo.
Non ho bisogno di dischi come ‘Symbol of Life’. Meglio: non voglio un disco come ‘Symbol of Life’. Non da chi mi ha sferzato violentemente con ‘Dying Freedom’. Non da chi mi ha regalato gemme come [citare un brano da Draconian Times]. Non da chi mi ha inebriato e ipnotizzato con ‘Christendom’. Non da chi mi ha investito con la forza prorompente di [brano da Gothic] e le atmosfere gotiche di ‘True Belief’.
Ecco. Mi è venuta la tristezza
1. Isolate
2. Erased
3. Two Worlds
4. Pray Nightfall
5. Primal
6. Perfect Mask
7. Mystify
8. No Celebration
9. Self Obsessed
10. Symbol of Life
11. Channel For The Pain