Recensione: Symbols of Failure
Dopo quel gioiellino di
The Scepter
Of The Ancients era lecito aspettarsi dagli Psycroptic un altro
lavoro di assoluto livello, che confermasse le enormi potenzialità espresse
dalla formazione proveniente dalla Tasmania. Ebbene, con Symbols of
Failure, i nostri non deludono le aspettative, dando alla luce un disco
competitivo in ogni aspetto, riuscendo nuovamente a stupirci per l’enorme
bagaglio tecnico sfoggiato per tutta la durata del lavoro, per la complessità
delle fittissime trame erette e per la capacità di riuscire a ritagliarsi un
piccolo spazio nello sterminato panorama estremo grazie a un sound personale e
perfettamente distinguibile sin dalle prime note.
Gli Psycroptic ricominciano da dove li avevamo lasciati ben tre anni
fa, con la consueta carica di brutal death ipertecnico scagliato con la massima
velocità e disinvoltura, presentandoci un lavoro ancora più complesso del
precedente, in cui l’impatto tout-court viene leggermente messo da parte,
prediligendo un andamento dei brani ancor più ragionato, cervellotico, in cui le
chitarre del fenomenale (mai aggettivo più indicato a mio avviso) Joe Haley
esplorano qualsiasi terreno concepibile destrutturando il lineare svolgimento di
ogni singolo passaggio. Sembra incredibile ma non troverete neanche una
fraseggio in cui i nostri potrebbero distrarsi dai propri strumenti, nessun
momento in cui la voglia di appendere la chitarra al chiodo abbandoni i vostri
pensieri. Non solo Haley ma tutta la band non rinuncia a dar sfoggio di
capacità fuori dal comune, iniziando dal tentacolare David Haley a
ricamare pattern incredibilmente fantasiosi per arrivare al nuovo arrivato
Jason Peppiatt, promosso a pieni voti nel difficile compito di sostituire
Matthew ‘Chalky’ Chalk dietro al microfono, autore di una prova forse non
convincente come il suo predecessore ma comunque di tutto rispetto.
Un disco che va ascoltato con moltissima attenzione, andando ad analizzare
pazientemente ogni variazione a cui ci sottopongono gli Psycroptic e non
arrendendosi ai primissimi ascolti (come ho fatto io tempo fa). L’impressione
principale può essere quella di trovarsi di fronte a un disco senza un preciso
centro gravitazionale, dinnanzi a canzoni non perfettamente coese in cui la
strabiliante e strabordande fantasia del combo rischia di appiattire tutta la
proposta, con la sensazione iniziale di non passare mai al brano successivo, ma
assistendo a una stucchevole e lunga prova di esecuzione tecnica in cui il
contenuto venga misteriosamente celato. Con Symbols of Failure
posso dirvi che non si potrebbe commettere un errore più grave… La forza del
disco sta proprio nella scoperta, da acquisire per gradi, di una complessa regia
dietro ogni pezzo, in cui tutto è posizionato al posto giusto e che non potrebbe
essere sistemato altrimenti, un songwriting volutamente camaleontico e
imprevedibile capace di passare in rassegna nel giro di pochi secondi terribili
sfuriate brutal, riff stoppati, sincopi, passaggi di matrice techno-death, il
tutto mantenendo anche un discreto tocco melodico particolarmente indicato a
spezzare un po’ la complessità generale.
Risulta comunque molto difficile andare a descrivere un lavoro come
Symbols of Failure, così denso di contenuti e di fantasia da domandarsi
quanto ancora possano migliorare questi musicisti, dove possano trovare la
giusta ispirazione per comporre ancora una disco così fresco e personale. Le
stesse domande si potevano porre anche dopo The Scepter Of The Ancients,
quindi credo proprio che il cammino dei nostri sia appena cominciato. Canzoni
micidiali e cariche di groove come l’opener Alpha Breed, la
strutturatissma (o destrutturatissima… a seconda dei punti di vista)
Merchants of Deceit, le geniali Minions: The Fallen e Our
Evolutionary Architecture o la perla finale Cleansing a Misguided Path
valgono più di tutte le parole che si potrebbero spendere per inquadrarle ed
esporle ai lettori.
Un grandissimo acquisto da parte della Neurotic Records, che dovrebbe
permettere agli Psycroptic di ricevere l’attenzione che meritano, ormai
richiesti come spalla da gente del calibro di Nile e Cannibal Corpse…
e scusate se è poco. Symbols of Failure, un connubio felicissimo
di tecnica e brutalità, testi molto interessanti (incentrati su una visione
pessimistica del futuro), artwork e produzione eccellenti. Insomma, bisogna dire
altro? Compratelo.
Stefano Risso
Tracklist:
- Alpha Breed (mp3)
- Missionaries of a Future to Come
- Merchants of Deceit
- Minions: The Fallen
- Repairing the Dimensional Cluster
- Epoch of the Gods
- Our Evolutionary Architecture
- An Experiment in Transience
- Cleansing a Misguided Path