Recensione: Symmetrical
Ogni volta che un disco interessante di italica provenienza finisce sugli scaffali, viene spontaneo interrogarsi sui motivi per i quali, di regola, questo non avrà la fortuna che si merita. A parte qualche sporadica eccezione (vengono in mente, ad esempio, i friulani Elvenking) le band del belpaese faticano a farsi largo non solo nel mercato internazionale, ma anche dentro i confini nazionali. Probabilmente questo (apparentemente) misterioso problema è dovuto al fatto che la musica rock/metal qui da noi è da sempre confinata in una sorta di ghetto culturale (a parte i soliti nomi, sempre gli stessi da trent’anni), situazione sempre più insopportabile specialmente quando si è in presenza di musicisti, come nel caso dei piemontesi Odd Dimension, che sanno decisamente il fatto loro.
La band di Alessandria giunge a questo debut dopo dieci anni, un demo autoprodotto (A New Dimension, 2005) ed un’intensa attività live. Symmetrical è un concept album che non mancherà di soddisfare la voglia di prog metal degli appassionati del genere nella sua accezione più classica; come ben descritto dalla band, nella relazione tra padre e figlio vengono esplorati i contrasti tra luci ed ombre, bene e male, passato e presente; un viaggio emozionale forte e coinvolgente, un percorso sui sentieri interiori di esistenza ed interdipendenza. Contrasti già ben descritti nella bella copertina curata dal brasiliano Gustavo Sazes, noto per il suo lavoro con altisonanti nomi quali Manowar, Kamelot ed Angra.
Se si dovesse ridurre la descrizione del sound degli Odd Dimension ad un solo aggettivo, questo non potrebbe che essere “solido”. Fondato su di una sezione ritmica rocciosa, con la coppia Gigi Andreone/Federico Pennazzato (quest’ultimo drummer anche nei Secret Sphere) coadiuvata dai riff ficcanti di Gianmaria Saddi ad innalzare un muro sonoro privo di brecce, Symmetrical si sviluppa attraverso sette pezzi che, nonostante contengano varie influenze, non si discostano troppo da un prog metal piuttosto classico, nel quale sono palesi i riferimenti ai nomi più noti del genere (appare del tutto superfluo ricordare quali, vero?).
Symmetrical presenta ben pochi punti deboli, con canzoni che si fanno apprezzare sin dai primi ascolti. E’ il caso dell’ottima Farewell To The Stars, nella quale emergono subito l’intesa tra Saddi e Ciaccia e la convincente prova di Manuel Candiotto al microfono, nonostante la voce pulita e versatile di quest’ultimo a volte non sia in primo piano come dovrebbe. Dettagli, se rapportati alla innegabile qualità generale del disco. Qualità che si palesa nell’articolato songwriting alla base di tutti i brani, molto strutturati e capaci di cambiare pelle numerose volte nel loro sviluppo, come testimoniato, ad esempio, da Rising Through Light, nella quale abbondano cambi di ritmo e tecnicismi che si distinguono per non essere mai ridondanti. Piacerà sicuramente a chi ha amato i Dream Theater dei tempi (quelli di Awake) che furono. Se The Ecstasy Of Hopes, nonostante i riff incisivi di Saddi, non decolla, ci pensa Another Shore ad alzare di qualche punto la già rispettabile media di quanto fin qui ascoltato. Inizio aggressivo e con pregevoli orchestrazioni, break d’atmosfera con un piano elettrico che regala sprazzi jazzistici, nuova virata su sonorità oscure con tanto di growl e scream (soluzioni delle quali non sarebbe stato male fare un uso più abbondante) e finale con un solo di Saddi carico di pathos. Nell’insieme un pezzo splendido, che lascia pochi dubbi sul fatto di essere il migliore della tracklist.
Certo, una power song quale The Day Meets the Night non è un capolavoro di originalità, ma suona ugualmente fresca, grazie soprattutto al gusto per la melodia e al dinamismo che i cinque riescono ad imprimere alla loro musica; prova ne sia il finale, nel quale il rallentamento del ritmo è inversamente proporzionale al crescendo emotivo. E’ precisamente da qui che Symmetrical prende una piega diversa, diventando meno oscuro e molto più solare. Una specie di passaggio inverso, tanto per capirsi, rispetto a quello che i Dream Theater fecero da Images And Words a Awake. Ne è testimonianza la lunga Light Speed Journey, alla quale un cantato arioso e le soluzioni sonore delle tastiere imprimono una certa serenità di fondo. Nondameno I’ll Be Back Once More conclude il concept con dosi massicce di melodia, in un’atmosfera completamente differente rispetto ai primi brani, denotando un grande lavoro sullo sviluppo congiunto di concept e musica.
Symmetrical è un esordio sopra le righe, su questo ci sono pochi dubbi. Un disco che, nonostante qualche elemento di discontinuità, è un bel tuffo nel progressive metal come lo si intendeva prima che il genere, nel corso degli anni, prendesse numerose e differenti direzioni.
C’è sicuramente margine di crescita per questa band italiana, che dovrebbe lavorare sullo smarcamento dai “grandi” del genere, ai quali è palesemente legata. Anche un missaggio meno penalizzante per la bella voce di Candiotto sarebbe auspicabile, ma, come già detto, sono dettagli che non possono oscurare quanto di buono c’è in un lavoro del genere; tantopiù che, ricordiamolo, questo è il primo full length dei piemontesi.
Complimenti anche alla Scarlet Records per aver creduto al talento degli Odd Dimension; auguriamoci che questi riescano ad ottenere la giusta visibilità innanzitutto in patria e poi, perchè no, anche fuori dai confini nazionali: se lo meritano.
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Tracklist:
01. Farewell to the Stars 06:59
02. Rising Through Light 06:01
03. The Ecstasy of Hopes 06:18
04. Another Shore 06:21
05. The Day Meets the Night 06:33
06. Light Speed Journey 08:56
07. I’ll Be Back Once More 06:25
Line-up:
Gianmaria Saddi: guitar
Manuel Candiotto: vocals
Gigi Andreone: bass
Federico Pennazzato: drums
Gabriele Ciaccia: keyboards