Recensione: Symphonized
Dopo il successo di vendite dei Vuur (l’album Cities ha raggiunto il secondo posto della Dutch Album Top 100) la ninfa del metal Anneke van Giersbergen prosegue la sua carriere solistica (iniziata un decennio fa) e regala ai fan un’altra prova sui generis, questa volta affiancata – udite, udite! – da un’orchestra sinfonica. L’occasione è di quelle ghiotte, un paio di concerti celebrativi nel maggio scorso con la Residentie Orkest The Hague (Orchestra sinfonica dell’Aia). L’uscita immortala l’occasione, proponendo undici pezzi che dipingono la carriera proteiforme della cantante olandese, la quale ha collaborato con numerosi artisti del calibro di: Devin Townsend, Anathema, Árstíðir, Within Temptation, Ayreon, Moonspell, John Wetton e Napalm Death. La Residentie Orkest dal suo canto è un gigante della musica d’arte: fondata nel 1904, dal direttore d’orchestra Henri Viotta, ha dato voce al genio di mostri sacri come Richard Strauss, Igor Stravinsky e Maurice Ravel. La reputazione di questa orchestra è, altresì, lo specchio del cosmopolitismo irenico della città dell’Aia e di tutti I Paesi Bassi. Una simile sinergie di tradizione e modernità non poteva sbagliare il colpo e così oggi possiamo goderci questa performance ricercata. A seguire il commento della versione audio del concerto, il dvd non ci è pervenuto.
L’opener è scelto con accortezza. La rivisitazione di “Feel Alive” (apripista del disco solista del 2012 Everything Is Changing) è convincente nelle sue atmosfere da soundtrack e negli acuti stellari di Anneke, che mostra subito pure il suo lato meno solare nella seguente “Amity” (traccia dai ritmi iperdilatati tratta dei Lorrainville poi riproposta dai The Garhering). Segue un pezzo più recente, come “Your Glorious Light Will Shine – Helsinki” dei Vuur, che si presta naturalmente a un ri-arrangiamento orchestrale considerato l’intro originale su disco che presenta degli archi. Il disco incede come se i brani fossero parte di un tutto calcolato e si riesce a sussumere anche un pezzo dalla sprezzatura evidente come “Two Souls”, per poi arrivare al barocco di Purcell con una versione da brividi dell’aria “When I Am laid In Earth” tratta dall’opera Dido and Æneas (ma sarebbe andata bene anche “Eternal source of light divine” di Handel). Nei Paesi Bassi, infatti, la cultura alta sposa tranquillamente passato e presente, dunque in questo live troviamo un pezzo classico, una riproposizione dello Stabat Mater di Pergolesi in The Classical Conpiracy degli Epica e Floor Jansen che non disdegna di cantare un’aria pucciniana.
Al centro del platter stagliano i dieci minuti di “Travel”, brano conclusivo del primo disco How to misure a planet dei The Gathering che ha appena compiuto vent’anni. L’arrangiamento orchestrale mantiene l’atmosfera languorosa tipica della band olandese, ma tutto si ammanta di fascino aggiuntivo, grazie anche a un ottimo lavoro delle percussioni. La dolcezza di “Zo Lief”, pezzo inedito cantato in olandese, è una gioia a ogni nuovo ascolto e ha un che di miracoloso, quasi un rimedio ai mali del nostro tempo. Tra i momenti magici del full-length, Ritmi più vivaci nella seguente “You Will Never Change” e qualche spazio anche all’orchestra solista in “Freedom-Rio” (il quinto minuto è pura musica contemporanea). Si chiude con un terzo brano dei The Gathering, “Forgotten”, dalle tinte nivee e l’ottima “Shores Of India”, epica quanto basta e con alle spalle un lavoro di ri-arrangiamento non indifferente. Sentire il pubblico cha batte le mani per dare il tempo nella sezione centrale e orientaleggiante del pezzo rende la dimensione live più vicina che mai. Azzeccato, dunque, la scelta di un brano dei The Gentle Storm (progetto nato dal sodalizio con il citato Arjen Lucassen) in calce di platter.
C’è di che essere soddisfatti dopo l’ascolto di Symphonized, in definitiva un live che merita l’acquisto e che eguaglia la validità delle ultime prove on stage di Tarja, così come The 119 show dei Lacuna Coil. La carriera di Anneke è più in auge che mai, la cantante olandese saprà ancora regalare emozioni se continua il suo percorso artistico su queste coordinate.
Roberto Gelmi (sc. Rhadamanthys)