Recensione: Symphony of a Forest [EP]
…il diavolo è mancino
Non sono metal si potrebbe desumere, ma non lasciatevi ingannare. Il violino è uno strumento ambiguo nelle forme, scomodo da impugnare e per suonarlo al meglio necessita un patto con il diavolo. Quello di Paganini? Quello di Robert Johnson nel Missisipi? No lui suonava la chitarra, ma non è comunque necessario andare così lontano per trovare violino e chitarra, si tratta di spostarsi a Orvieto e fare la conoscenza di un gruppo che con Mefistofele non ha nulla a che vedere. Se non quel violino subdolo. Gli Elysium sono una band di rock sinfonico con una subdola attitudine progressive tendente al gotico che spesso coincide per affinità di intenti al metal. Sono in sette. Un battaglione di musicisti, storie diverse, innesti musicali a dare vita ad un secondo EP intitolato “Symphony of a Forest”. L’EP di debutto intitolato invece “Here i Am” risalente al 2014-15 nasce come proiezione del progetto ideato dal bassista Marco Monetini e dal violinista (mancino?) Christian Arlechino a cui si aggiunse da lì a poco la cantante Vanessa Pettinelli. Il trio decise di fare sul serio per il loro esordio musicale arruolarono quindi in successione: i chitarristi Igor Abba e Camilla Gianelli, poi il batterista Flavio Lovisa e alle tasterie Silvia Vazzola.
Bene, ci siamo tutti. Tempo di attraversare la Foresta Sinfonica. Destinazione? Per intanto vediamo di sopravvivere.
…e subdolo e suona il violino…
Complessi grafici di mercato. Proiezioni in slide sofisticate indicherebbero che se fai un musica pseudo sinfonica con una spruzzata di gotico di tendenza e lo misceli con una cantante donna avvenente le tue possibilità di generare likes crescono esponenzialmente. Vero, ma con gli Elysium non è mera questione di marketing. Scordatevelo. Del resto basta leggere il titolo della prima traccia strumentale, ‘Overture in D Minor’ che è un’ epica introduzione orchestrale, qualcosa alla John Williams, ma con un violino cattivo a disegnare onde minacciose nella notte all’apparenza quieta. Di certo si tratta di una notte interiore dove le battaglie prendono forma in altro…
nobody saves from my mind…ci troviamo dentro ‘Fight for all your love’ sorpresi da un fluire di note che rimandano, ricordano, ma in ultimo stanno in piedi da soli. C’è la progressione degli Yes in un mix audace con i Rush, c’è l’energia di gruppi hard Rock/ Metal come gli Evanescence, il progressive interiore degli Anathema, ci sono distorsioni che pur non essendo invadenti riescono a fare male. La voce combatte come se fosse l’anima ribelle a voler predominare…’Nobody Knows’ the secret that I keep deep in my soul…
diventa riflessione, ove frammenti di note si ricompongono in una danza sinfonica dalle movenze notturne e sensuali.
E ciò che domina invece il brano successivo ‘Here I Am’ è un urlo senza tempo, ma non di sconfitta perchè in fondo…Every promise to undertake will never become fear…non vi è resa, la sinfonia rock degli Elysium diviene sempre più tempestosa riprendendo ed espandendo l’incipit in D minor. Una voce lontananza segna la fine, ma il sipario non si chiude realmente. Non prima di…
Violino be good (conclusione)
Non li sottovalute. Non ci provate nemmeno a pensare di skippare facile alla prossima recensione. Non ci provate nemmeno a pensare “cioè meglio i Nightwish”. Fermatevi, riflettete… e ascoltate gli Elysium. Perchè? Sono fighi. Suonano come se Charles Dickens si fosse reincarnato in un Ozzy Osbourne in frac e bermuda. Quanto mi piace la musica degli Elysium, il loro rock è hard, fatto di una rabbia controllata che riesce esplodere in orchestrazioni classiche di una purezza da farti perdere il fiato. Il violino disegna ghirigori sghembi nel cielo, le chitarre sanno fare male, mentre il piano ruba la scena per incantarti. La voce poi è fatta di rock raffinato. I suoni quindi sono confezionati con cura in apparenza artigianale, ma nella sostanza sono perfetti. Love it.
In ultimo “Symphony of a forest” degli Elysium è qualcosa di prezioso che merita di essere ascoltato nel silenzio nella notte, attraverso i rumori del giorno, nel vuoto apparente dei social. In attesa che ci incantino di nuovo.
MARCO “Krefeld” GIONO