Recensione: Symphony of enchanted lands pt.2: The dark secret
PREFAZIONE
Temevo terribilmente questo disco della power – symphonic metal band italiana per eccellenza. Il rischio? Un’esagerazione, una perdita della loro dimensione, sound ed obiettivo musicale. Quando cambi casa discografica ed hai come Executive Producer una persona del calibro di Joey De Maio e come narratore Christoper Lee, la tentazione di virare verso un prodotto più commerciale, (nel senso dispregiativo del termine), appetibile, facile e meno sinfonico è tanta. Temevo una marea di sterili parlati e soprattutto un appesantimento innaturale del sound come la parentesi “Black” intrapresa in una song di Power Of the Dragonflame intitolata When Demons Awake. A risollevare le mie speranze c’era solo il titolo elitario dell’album: Symphony Of Enchanted Lands II. Questi, tacciato dai più di poca originalità, in me ha avuto un effetto estremamente positivo rimandandomi alla mente il grande seguito di Lengendary Tales; il mio cd preferito dei triestini durante il quale metal e musica classica si fusero veramente in modo sublime. Mi sono avvicinato a Symphony Of Enchanted Lands II sperando che proseguisse verso quella strada mostrata nel 1998 lasciando stare il Power maggiormente Easy Listening, (e solo in parte orchestrale), di Dawn Of Victory e Power Of The Dragonflame.
Osservando il disco una delle cose che risalta maggiormente è che i Rhapsody cambiano la struttura della loro tracklist sfondando la fatidica soglia delle 10 song. Inoltre per la prima volta i nostri non lanciano più l’opener velocissima con l’intro e offrono all’ascoltatore due suite di oltre 10 minuti. Aumentano le orchestrazioni e diminuiscono le ripetizioni ossessive dei refrain. Il livello qualitativo delle canzoni è decisamente elevato e più omogeneo rispetto alle ultime due uscite. I pezzi, (veloci, complessi, lenti e medievali), sono alternati sapientemente facendo in modo che l’attenzione dell’ascoltatore non subisca cali durante i 72 minuti totali che ora ci accingiamo a descrivere nel modo più obiettivo possibile.
L’ALBUM
The Dark Secret (Ira Divina) è un parlato di Christoper Lee. La sua voce teatrale ed estremamente profonda riassume la storia della nuova saga che verrà dettagliatamente descritta nella parte finale della recensione. La musica accompagna in sottofondo e, dal secondo minuto, si svela in tutta la sua tragicità. Sembra quasi che una fantomatica telecamera si alzi dal suolo per vedere dall’alto l’evolversi, in peggio, della situazione. Questo è il grande effetto cinematografico che a me continua a regalare.
Unholy Warcry, a differenza di tutte le opener dei Rhapsody, comincia con relativa calma per accelerare inesorabilmente, ma senza fretta. Cori magniloquenti introducono la voce calda e decisa di Fabio Lione. Il pezzo è facile ed immediato senza la minima innovazione come è giusto che sia per un singolo. Il parlato di Lee, per nulla pesante, lancia il finale con l’immancabile solos scala di Luca.
Segue la Hit più discussa del disco: Never Forgotten Heroes. E’ impossibile infatti per i fans più attenti non notare la somiglianza, quantomeno forte, con Emeral Sword (Symphony Of Enchanted Lands). Il fatto che NFH sia un song stupenda e davvero coinvolgente giustifica solo in parte le molte analogie con il pezzo del ’98. Per fortuna si tratta di un fatto isolato e comunque per nulla fastidioso musicalmente parlando.
Primo ed ultimo brano relativamente anonimo dell’album è rappresentato da Elgard’s Green Valleys, stralcio melodico medievaleggiante suonato col classico piffero alternato al violino.
Introdotto da una ritmica cadenzata di tamburo e dalla voce di un uomo a cavallo che induce a seguirlo per la sua strada, la track dà la netta sensazione di una tipica sosta di un cavaliere in un mercato medievale o in una locanda per rifocillarsi dopo una lunga battaglia.
Estrapolato e allungato direttamente dalla fase centrale di Sacred power of raging winds, Elgard’s Green Valleys risulta comunque una piacevole introduzione alla successiva The Magic Of The Wizards Dream. Un lento superiore che esalta le qualità di Lione. La sua ugola scivola, sussurra nelle nostre orecchie, con un mare di delicatezza. Successivamente l’orchestra entra in scena pompando la track all’inverosimile nel refrain mentre Fabio sfodera estensioni vocali straripanti con l’appoggio di backing vocals d’eccezione.
Orchestrazioni addirittura superiori alla colonna sonora di “The lord of the rings” la fanno da padrona in Erian’s Mystical Rhymes, prima delle due “suite” che lascia letteralmente di sasso l’ascoltatore appena conclusosi il primo dei dieci minuti della sua intera durata dedicato alla disperazione di Kron.
Gli innumerevoli elementi dell’orchestra si scatenano sfoggiando un’irreprensibile prestazione musicale districandosi tra violini, viole, violoncelli, flauti, oboe, clarinetti, corni francesi, trombe, tromboni, tuba, arpe celtiche, cembali, liuti ed affiancandoli a maestri soprani, alti e tenori.
Soltanto ai 2 minuti e 12 secondi entrano nel vivo anche gli strumenti dei componenti della band e devono passare altri trenta secondi prima di ascoltare finalmente Fabio al quale, già al sesto pezzo, bisogna tributare doverosi complimenti in quanto autore di una performance stupefacente specie se prendiamo in considerazione quanto fatto dal vocalist sino ad oggi.
In un intercalare di emozioni, Erian’s Mystical Rhymes sfoggia tutto quello che è in grado di sfornare oggi la band “triestina” ed alla fine della suite non si può non rimanere attoniti di fronte a cotanto splendore artistico.
The last angel’s call è indubbiamente la track più diretta; quella che più si avvicina allo stile compositivo passato della band e che, seppur amalgamata alla perfezione nel contesto sonoro di SOEL2, non avrebbe certamente sfigurato nei due precedenti lavori.
La partenza è molto veloce e ricorda da vicino qualche composizione solista di Turilli. Il punto di forza è il chorus freschissimo e ripetuto all’infinito in modo che possa restarvi incastonato nella mente fin dal primo ascolto. Nulla di nuovo neanche per ciò che riguarda il break di chitarra preservato per la parte centrale/finale ma, sono sicuro che l’immediatezza di questo brano troverà consensi positivi in ogni dove.
I Rhapsody toccano punte d’eccellenza con Dragonland’s Rivers. Una ballata medievale di rara fattura. Tra un cinguettio ed il suono spensierato di un flauto si inserisce il sospiro di Fabio che si trasforma in un grido meraviglioso nel finale per una song semplicissima ma non per questo da sottovalutare. Un oscuro parlato ci introduce invece nella seconda suite del cd intitolata Sacred Power Of Raging Winds. La sezione ritmica “brucia”, le strofe barocche si snodano con classe in intrecci complicati mentre il riffing, unito alla voce cattiva, porta grinta e forza al brano prima di raggiungere il refrain. La song a questo punto si ferma in un duetto oscuro sottolineato dall’orchestra e poi i Rhapsody esplodono. Incredibilmente Luca ed Alex trovano, non so come, la capacità di dare spazio alla musica da film horror di Dario Argento passando successivamente per Vivaldi senza la minima forzatura. L’atmosfera cupa delle Keyboards in mezzo minuto viene soppiantata dalle note solari dei violinisti. Tempi sostenuti sono seguiti da un duetto violino – chitarra senza vincitori ne vinti. Una prova di songwriting sbalorditiva se si tiene conto del fatto che i minuti (dieci) passano e coinvolgono fino in fondo senza cedimento alcuno.
Fatata ballad dai sapori antichi, riproposta così com’è nata ovvero in lingua italiana, Guardiani del destino detta magicamente le fasi compositive dei nostrani Rhapsody con il suo lento, lentissimo incedere; fluttua candidamente nell’aria e si poggia sui nostri timpani intercalando la sfavillante voce di Fabio Lione a strumenti medievali quali pifferi e flauti coperti a breve da una implosione teatrale evidenziata da un immane, ossessivo ed epico coro.
Il testo italiano rende ancor più sontuoso il brano ma la English Version presente sul mini cd rimane comunque dello stesso livello ovvero un’assoluta e nuova esperienza sonora.
Il lato prettamente prog velato nei lunghissimi 8 minuti di Shadows of death delinea chiaramente il tentativo della band di proporre sempre e comunque qualcosa di diverso in ogni album pubblicato; qualcosa che esca dai naturali clichés e che lasci all’ascoltatore quel retrogusto di nuovo e conseguentemente sconosciuto.
Chiudendo gli occhi proprio sull’inizio del brano, si ha la percezione di trovarsi al centro di una sala di corte settecentesca dove un ballo reale è nel pieno del suo svolgimento… Pochi secondi e la chitarra di Turilli sfreccerà insieme alla batteria di Holzwarth in un turbine di emozioni sonore ineccepibili stoppate da un break sinfonico centrale nel quale Staropoli impreziosisce ulteriormente il contenuto generale con assoli fulminei di tastiera. Shadows of death è una composizione da ascoltare più e più volte per assaporarne interamente la sostanza pertanto consiglio caldamente di non soffermarvi al primo impatto.
Nightfall on the grey mountains è la degna conclusione “cinematografica” che ci si può aspettare in quanto riprende fedelmente (come spesso succede nei Rhapsody) il motivetto corale del pezzo di apertura.
Fabio incanta per l’ennesima volta ed il ficcante chorus è reso solenne dai fantastici coristi (che tra gli altri si annoverano gli stessi presenti nella Metal Opera AINA); e diventa trionfale quando il tono viene alzato di quel tanto che basta per farci rabbrividire in un vortice di emozioni.
Volete saperne di più? Di seguito vi proponiamo l’interessante e nuova storia che sta dietro a questo album nonché una critica riguardante il bonus DVD presente nella limited version.
LA STORIA
E’ tempo di nuove battaglie nelle Terre Incantate: dopo circa cinque anni di quiete e prosperità, sembra proprio che i popoli di questo fantastico mondo stiano per conoscere una nuova atroce era, foriera di morte e sofferenza.
Lontano è il ricordo quel glorioso ed allo stesso tempo triste giorno che testimoniò la definitiva caduta di Akron, il re nero: glorioso perché finalmente, dopo innumerevoli soprusi ed inimmaginabili efferatezze, la luce tornava ad illuminare le città sino ad allora strette da una morsa di terrore; triste perchè la vittoria fu raggiunta grazie al sacrificio del possente Guerriero di Ghiaccio che, riconquistata la leggendaria Spada di Smeraldo, si lasciò sprofondare negli abissi trascinando con se l’oscuro signore spinto fra le sue braccia dal redento principe Dargor.
Questo fu l’ultimo atto della Emerald Sword Saga, storia scaturita dalla fervida immaginazione di Luca Turilli e musicata dai nostrani Rhapsody nel corso di ben quattro album, un mini e due singoli.
A due anni di distanza dall’uscita di Power Of The Dragonflame, i nostri beniamini tornano per raccontarci, mediante il loro quinto full-lenght Symphony Of Enchanted Lands II (preceduto nei negozi dall’EP The Dark Secret) le vicende successive alla scomparsa del malefico Akron; una nuova saga ha inizio: scopriamo assieme i passaggi più importanti di questa storia che trova le proprie origini in un’antichissima ed oscura profezia.
The Mystic Prophecy Of The Demonknight
Chapter I. The Seven Black Books
Si narra che per molti anni nelle Terre Incantate regnò la pace e che la città di Algalord, immersa in esse, conobbe il suo periodo di massimo splendore. Intramontabili restarono le gesta del Guerriero di Ghiaccio e di Dargor, gesta intrise di lacrime alla luce delle quali divennero eroi mai dimenticati. Tuttavia ad Aresius rimase il rammarico di non aver mai ritrovato il settimo Libro Nero, rimasto sepolto nella grotta segreta di Dar-Kunor (nei pressi di Hargor); lo stesso luogo ove il vecchio mago Vankar insegnava la magia nera ai suoi discepoli e nel quale Dargor subì il fascino del potere del male. Quel libro, scritto col sangue degli Angeli, racchiude la profezia conosciuta come il Segreto Oscuro, un’apocalittica raccolta di rituali oscuri che rappresenta una minaccia per il mondo intero.
Chapter II. Nekron The Domonknight
E la minaccia questa volta porta il nome di Nekron, il demone-cavaliere conosciuto anche come “il succhia anime”, terzo ed ultimo figlio di Kron.
Nekron fu il fondatore dell’Antico Ordine ed il primo guerriero del Tempio del Destino durante i secoli delle Guerre Primordiali. Autore dei sette Libri Neri, nonostante la sua morte risalga a cinquemila anni or sono, ancora oggi alcuni maghi riescono a sentire i lamenti del suo spirito sanguinario che attende, al di la dei cancelli dell’inferno, di poter varcare il portale mistico al fine di riversare nuovamente sulla terra la sua furia infernale.
Chapter III. The Primordial Wars
Furono sette le Guerre Primordiali combattute fra le forze celesti e quelle infernali, come sette furono i demoni, guardiani dei cancelli degli inferi, che vennero tramutati in pietra dagli angeli nel corso dell’ultima guerra. Prima di essere sconfitto Nekron scrisse i sette Libri Neri, ed in ciascuno di essi venne inserita parte di un’oscura profezia secondo la quale un giorno i sette demoni sarebbero potuti essere svegliati, ed una volta accaduto ciò essi sarebbero stati in grado di aprire i cancelli degli inferi con l’unico intento di distruggere il mondo intero. Nekron stesso sarebbe potuto rinascere a nuova vita per regnare sul mondo all’insegna del caos!
Molti maghi oggi pensano che si tratti di semplici credenze popolari, ma altri, come ad esempio Iras Algor di Hor-Lad, ritengono concreta questa minaccia. Dalla scomparsa di Akron infatti i discepoli dell’Ordine Nero, scampati alla famosa ultima battaglia contro i Gargoyles, continuarono a radunarsi in luoghi segreti ove compiere malvagi rituali in nome del demone-cavaliere, supplicando per la sua rinascita.
Chapter IV. The White Dragon’s Order
Per questo motivo Iras Algor da Hor-Lad,Etherus da Urienor, Agrimor e Re Uriel da Elgard, assieme ad altri re, elfi e signori dei draghi delle Terre Incantate hanno deciso di formare l’Ordine del Dragone Bianco. Il loro proposito è quello di proteggere i popoli da questa terribile minaccia, agendo in gran segreto al fine di strappare al nemico il settimo Libro Nero custodito nella grotta di Dar-Kunor. L’unico in grado di compiere quest’impresa sembra essere Dargor, colui che conosce il labirinto roccioso che avvolge la città di Hargor dimenticata da Dio; lo stesso Aresius, prima di lasciare queste terre, ne aveva consigliato la ricerca. Dargor, un tempo signore oscuro delle Montagne Nere e discepolo del maligno, aveva tuttavia aiutato il Guerriero di Ghiaccio ad eliminare Akron, rendendosi degno di fiducia agli occhi degli appartenenti all’Ordine del Dragone Bianco.
Chapter V. Erian’s White Book
Legata all’Oscura Profezia è la storia dell’angelo Eiran: colui che scoprì, grazie ad una visione provocatagli dal Dio della Luce Cosmica, l’esistenza dei Libri Neri. Prima di morire egli ebbe la possibilità di scrivere, col proprio sangue, un Libro Bianco che potesse contrastare l’Oscura Profezia. Al pari dei sette Neri, anche questo libro è indistruttibile a causa della natura angelica del sangue col quale furono riempite le sue pagine. La leggenda narra che 3000 anni or sono, ai tempi della Luna Rossa, durante la battaglia contro l’armata delle pianure nordiche il Libro fu ritrovato dall’Ordine Nero all’interno della sala segreta di Ainor. Da quel momento venne tenuto nascosto in un luogo, all’interno delle terre oscure, conosciuto solo dal mago a capo dell’Ordine Nero.
Adesso Iras Algor è convinto che ritrovando il settimo Libro Nero possa essere rinvenuto anche il Libro Bianco scritto da Eiran.
BONUS DVD
I Rhapsody ci “offrono” ad una media ponderata di 5 euro in aggiunta ai canonici 17 per l’acquisto del prodotto, una limited digibook version in splendido cartonato con booklet comprendente paginette patinate trasparenti bianche che danno la sensazione del “vedo non vedo” seguite da altre più canoniche e colorate. In aggiunta, un bonus DVD che andiamo ad esaminare nelle righe qui in basso.
Ad essere sinceri l’idea del DVD inizialmente non mi aveva entusiasmato. Non perché non gradissi del materiale bonus a corredo di questa sfarzosa confezione, ma perché fino all’attimo in cui ho inserito il disco nell’apposito lettore ero convinto che ciò avrei visto sarebbe stato un qualcosa di molto, anzi troppo, simile al materiale incluso nel precedente EP The Dark Secret; avevo quasi paura che il menù fosse identico e che il sottofondo musicale non fosse altro che la ripetizione dell’intro di Unholy Warcry: per fortuna nulla di tutto ciò!
Quello che ritroviamo a pieno schermo, dopo aver guardato il materializzarsi del logo della Magic Circle Music, (che peraltro richiama alla memoria l’Unico Anello), è un menù dalle tinte oscure ed inquietanti che prende forma dalle fiamme. Lo sfondo ritrae l’interno della grotta di Dar-Knur, con in basso a destra il teschio fiammeggiante che viene utilizzato dagli adepti dell’Ordine Nero per compiere i loro riti malvagi; il sottofondo musicale è tratto da Shadows Of Death, penultimo brano dell’album. Le voci sulla sinistra fra le quali operare le nostre scelte sono le seguenti:
– Album Documentary
– Unholy Warcry Video
Epic Version
EP Version
Short Version
Behind The Scenes
– The Art Work
Cominciamo subito a parlare di quello che dovrebbe rappresentare il pezzo forte, ovvero le tre versioni di Unholy Warcry: inutili! Non riesco proprio a condividere la scelta della band nel voler includere tre versioni dello stesso video e per giunta praticamente identiche le une alle altre: sarebbe bastato inserire la Epic Version, che altro non è se non il video della versione completa della canzone omonima presente su questo full-lenght. La EP version è proprio quella contenuta in The Dark Secret e la Short invece è identica esclusa la mancanza di una parte di intro. In particolare quando Mr.Lee finisce di recitare il suo “There was a good time….” partono immediatamente le sequenze registrate all’aperto; insomma nulla di diverso dal solito.
Per fortuna le cose migliori del DVD sono rappresentate dagli speciali.
Se qualcuno ascoltando l’album non si sia reso pienamente conto di quanto mastodontica sia stata la produzione, può sopperire a questa sua mancanza d’attenzione grazie al preziosissimo documentario che illustra, tramite le parole di Fabio, Luca, Alex, Mr. Lee e persino di Joey De Maio, le fasi più importanti (o le più curiose) delle sessioni di registrazione di Symphony Of Enchanted Lands II.
Il behind the scenes di Unholy Warcry risulta essere gradevolissimo, divertente e interessante dal momento che vengono svelati alcuni degli effetti speciali utilizzati nel video.
Spettacolare la sezione The Art Work. Mark Klinnert, il disegnatore-scultore che ha realizzato le fantastiche copertine dei dischi dei Rhapsody, descrive il suo lavoro attraverso schizzi preliminari e sculture (quella del drago rosso in copertina è fantastica) che precedono la realizzazione dell’artwork definitivo che tutti possiamo ammirare nel suo immenso splendore. In definitiva il bonus DVD risulta un buon allegato anche se presenta le ormai solite mancanze: niente formato audio 5.1 e niente sottotitoli (almeno in inglese si potevano mettere).
CONCLUSIONE
Eccoci giunti al termine di questa esaustiva ed estenuante recensione che abbiamo voluto così ampia per dare ai lettori un’idea che fosse la più completa e minuziosa possibile.
Il ritorno della musica delle Lande incantate è una soave perla che non può non essere riconosciuta come tale.
Il lavoro mastodontico che è alle spalle di questa fatica possiamo soltanto immaginarlo e, constatando che in sede live una riproposizione di tutto ciò è impossibile senza adatti sintetizzatori, mi sento di appuntare questo come unico ed irrisolvibile difetto.
I Rhapsody sono tornati più in forma che mai, con idee nuove e pertanto originali senza sminuire ed abbandonare ciò che li ha resi così famosi e così ricercati.
Gaetano “Knightrider” Loffredo
Paolo “Fivic” Beretta
Vincenzo “Black75” Cutroneo
TRACKLIST
01 The Dark Secret -Ira Divina-
02 Unholy Warcry
03 Never Forgotten Heroes
04 Elgard´s Green Valleys
05 The Magic Of The Wizards Dream
06 Erian´s Mystical Rhymes -The White Dragon’s Order-
07 The Last Angels´ Call
08 Dragonland’s Rivers
09 Sacred Power Of Raging Winds
10 Guardiani Del Destino
11 Shadows Of Death
12 Nightfall On The Grey Mountains