Recensione: Synthphony 001

Di Alessandro Calvi - 19 Novembre 2006 - 0:00
Synthphony 001
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Anno: 2006
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62

I Synthphonia Suprema nascono nel 1999 con il nome di Nothing Else ad opera di tre ragazzi allora poco più che ventenni. L’idea iniziale era quella, come per molti altri gruppi nati negli ultimi anni, di fondere musica classica e metal. Poco a poco le idee cambiano in parte e viene inserita anche l’elettronica per cercare altre e nuove sonorità con cui condire le proprie canzoni. Nel frattempo nascono 2 demo, uno nel 2000 e uno nel 2002 che valgono alla band un contratto da parte di Frank Andiver (ex Labyrinth). Iniziano così le fasi di preproduzione e, dopo un lungo lavoro, finalmente a fine 2005 viene pubblicato il debutto discografico di questo gruppo intitolato “Synthphony 001”.

Qualcuno, leggendo “elettronica” già starà storcendo il naso e domandandosi cosa ci faccia la rece di questo disco su un portale come TrueMetal.it. Devo ammettere che anche io per primo mi sono accostato ad esso con qualche timore, principalmente dovuto alle tante parole spese dall’etichetta sul carattere innovativo e rivoluzionario del sound della band.
Il primo ascolto, a causa delle tante voci filtrate e degli onnipresenti suoni elettronici delle tastiere, può effettivamente lasciare un po’ spiazzati. Ma un secondo e più attento ascolto, può a mio avviso ridimensionare molto la prima impressione e dare una più corretta visione delle cose. In effetti l’uso dell’elettronica e di suoni sintetici è onnipresente in questo disco e in alcuni momenti sembra quasi fin troppo inflazionata, ma a mio avviso per la maggior parte può quasi essere definita: “finta elettronica”.
La struttura delle canzoni e degli arrangiamenti sinfonici sono estremamente classici e legati a doppio nodo al power. Impossibile in alcuni brani non notare l’influenza di Rhapsody, Labyrinth, Vision Divine e in generale del power sinfonico di scuola italiana. Un filone che abbiamo esportato con successo un po’ ovunque, con buona pace di tutti quelli che ne parlan male finchè il gruppo è italiano e son pronti a urlare al miracolo se a fare la stessa musica è una band straniera. La differenza più sostanziale però è data dal fatto che invece di far suonare le partiture orchestrali da strumenti canonici a corda o a fiato, vengono eseguite alla tastiera con suoni elettronici.
Certo, l’effetto che si ingenera è piuttosto particolare e il sound è decisamente originale. Non so a questo riguardo se qualcun altro in Europa o nel mondo abbia già tentato qualcosa di simile, ma non mi sorprenderei se fosse l’ennesima volta in cui noi italiani ci arriviamo per primi. D’altro canto prima di affermare di avere inventato qualcosa di effettivamente rivoluzionario, i Synthphonia Suprema dovranno ancora lavorare un po’ sul proprio modo di fare musica. Non basta solo suonare la musica classica con suoni sintetizzati.
Il resto del disco infatti, pur denotando una buonissima capacità compositiva a tutti i livelli, dalla struttura della canzoni, alle linee vocali, agli arrangiamenti sinfonici, non brilla per originalità del songwriting. Probabilmente senza la componente elettronico-sintetica, la proposta musicale di questo gruppo avrebbe finito per perdersi in maniera piuttosto anonima tra le tante produzioni power di qualità medio-alta, ma senza possibilità di distinguersi in maniera univoca. Il mio consiglio, del tutto personale, è quello di lavorare di più sulla struttura delle canzoni, cercare di discostarsi da un canonico “strofa-ritornello-assolo-strofa-ritornello” in favore di qualcosa di più personale e originale con il quale valorizzare la componente elettronica invece di limitarla a “fattore di accompagnamento”.

Per concludere penso che i Synthphonia Suprema abbiano ampissimi margini di miglioramento. Quanto fatto sentire in questo primo disco infatti non deve essere un punto di arrivo, ma di partenza, un interessante presupposto per i loro futuri lavori in cui non dovrà mai mancare la volontà e la capacità di osare e sperimentare. Consigliato agli estimatori del power sinfonico che in questo caso potranno ascoltare un disco del loro genere preferito di buona qualità, con in più l’apporto dell’elettronica. Elemento questo che, a mio avviso, aggiungerà sicuramente qualcosa a chi la apprezza, ma non rovinerà l’ascolto a chi dovesse non sopportarla.

Tracklist:
01 Fileader 001
02 Nothing Can Stop Me 001
03 Synth Metal 001
04 Uncosmic Justice 001
05 My War 001
06 Black Cat 001
07 Shield Saviour 001
08 Fatherland 001
09 Glacier Inside 001 (bonus track)
10 Battle of the Living Dead (bonus track)

Alex “Engash-Krul” Calvi

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