Recensione: System X

Di Francesco Prussi - 28 Ottobre 2002 - 0:00
System X
Band: Impellitteri
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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80

Chris Impelliteri torna con un album di torrido heavy-rock chiamato System X. Impelliteri arriva dalla cosiddetta scuola neoclassica di fine anni ottanta, ma a differenza d’altri suoi colleghi ha sempre puntato molto di più sulla canzone, fondendo in maniera egregia assoli veloci e precisi, restando però sempre nell’ambito della canzone e mai prevaricandola con assoli lunghi e dispersivi. Impelliteri così è intitolato il suo mini d’esordio ormai targato 1987,quattro canzoni veramente incendiarie figlie del tipico power metal Americano del tempo,basato su ritmiche veloci e un guitar-work assassino con la voce di Rob Rock che fa scintille e vola alta sugli strumenti. Dopo Crunch del 2000 Rob Rock ha lasciato il microfono al redivivo Graham Bonnet, il quale torna per la seconda volta a collaborare con il chitarrista poiché aveva già cantato sul bellissimo secondo album del nostro, Stand in Line, uscito nel 1988 e molto più hard-rock oriented dell’esordio.Tra l’altro vedeva nella line-up altri due personaggi di spicco del panorama hard and heavy Americano ovverosia Pat Torpey alla batteria (ex Mr Big) e Chuck Wright al basso (praticamente ex di tutto). Il nome di Graham Bonnet è legato a chitarristi famosi avendo suonato con Malmsteen negli Alcatrazz, con Blackmore nei Rainbow su Down To Earth e con il funambolico Schenker sul bellissimo Assault Attack. Collaborazioni non di lunga durata che finirono nel giro di un disco e di un tour( chissà perché). Non avendo mai apprezzato il suo modo di cantare, devo dire che è uno dei Singer che meno ho apprezzato e seguito (mi sembra abbia inciso anche un disco solista di recente, ma non ho notizie certe). E sinceramente il vecchio e lunatico rocker è riuscito a sorprendermi fornendo una prova grintosa come nell’opener Rock’n’Roll Heroes un’Heavy –rock veloce e sostenuto che rallenta all’altezza del solo di chitarra preciso e veloce del micidiale Impelliteri (grande song). Perfect Time inizia con un giro di chitarra molto heavy per snodarsi veloce e potente, mentre una risata maligna chiude il pezzo. End Of The World ha un inizio molto evocativo per trasformarsi in un pezzo più cadenzato, ma con un riff di chitarra sempre molto Heavy e pesante. Mentre She’s A Nighttime Lover è più Rock’N’Roll dettato anche dal coro tipicamente ottantiano. Una voce narrante e una risata seguite da un giro di chitarra neoclassica introducono Slow Kill , gran pezzo molto adrenalico, con un grande solo d’Impelliteri che ti lascia senza fiato. Mi stupisce sempre di più Bonnet con una buona prestazione vocale (anche se per me resta sempre un vocalist di non eccelsa qualità), mi piacerebbe vederlo dal vivo per saggiare le sue corde vocali. Why Do They Do That è molto più cadenzato e si respira un leggero sentore di Black Sabbath ultimo periodo. United We Stand è molto veloce con qualche concezione al moderno, il testo parla della tragedia di New York. Gotta Get Home è un’altra heavy-track che dal vivo dovrebbe rendere molto bene. La veloce What Kind Of Sanity e la Rainbow oriented Falling In Love With A Sranger concludono quest’ottimo disco. Dieci tracce molto potenti ed incisive che fotografano un grande artista, in forma smagliante, per quaranta minuti di musica molto intensa. Per chi non conoscesse questo artista di tutto rilievo, questo è un buon modo per conoscerlo e colmare una lacuna. Periodo di grandi ritorni che confermano il buon momento che la scena Hard-Rock sta attraversando.

Track List:

1. Rock’&’Rol Heroes
2. Perfect Crime
3. End Of The World
4. She’S A Nighttime Lover
5. Slow Kill
6. Why Do They Do That
7. United We Stand
8. Gotta Get Home
9. What Kind Of Sanity
10. Falling In Love Whit A Stranger

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