Recensione: Take Their Heads
I Karnar, quartetto proveniente dalla Piemontese Città di Novara, sono nati nel 2016 da un’idea del chitarrista Mario ‘Marius’, al quale presto si sono aggiunti Tommy al basso, Marco alla batteria ed, infine, Ale alla voce.
Il loro sound unisce elementi furiosi ad altri più foschi ed angoscianti, generando un moderno e tecnico Thrash/Death Metal, così come dimostra il loro Full-Length d’esordio, dal titolo ‘Take Their Heads’ ed autoprodotto.
L’album è, prima di tutto, un concentrato di buone idee, che vengono chiaramente espresse attraverso le sette tracce che lo compongono, la cui caratteristica principale è la variabilità. Difatti i Karnar corrono lungo binari ricchi di scambi, passando da uno all’altro evitando di rimanere intrappolati su un’unica linea, come a volte può accadere a chi suona musica tendente all’estremo.
Partiture feroci, tempi medi potenti, velocità controllate e rallentamenti oscuri vengono intrecciati ed amalgamati senza una vera predominanza di uno sull’altro, dando corpo ad un songwriting dalla tessitura articolata, complessa ed energica, che privilegia la tecnica all’istinto.
Tecnica manifestata da tutta la squadra: un buon livello ritmico, una voce growl che sa essere cavernosa e primordiale, ma anche mefitica, a seconda di quello che vuole esprimere ed assoli densi di atmosfera, mai sparati a caso ma percorrenti linee melodiche precise, che a volte si distaccano dal corpo del pezzo per creare qualcosa di nuovo, rimanendovi, comunque, collegati.
L’album, in poco meno di mezz’ora, emana parecchio: l’opener ‘Pay For Paradise’ interpone sezioni furibonde, dove la voce di Ale corre all’impazzata, a tempi medi molto tecnici. La successiva ‘Killer Instinct’ inizia nell’oscurità per poi accelerare furiosamente ed esplodere in un assolo diviso in più parti.
‘Deanial of the Death’ è caratterizzata da molteplici cambi di tempo che passano dal veloce al cadenzato, da una buona apertura melodica e da un buon lavoro del basso.
La Title Track, ‘Take Their Heads’, alterna la collera a velocità più controllate; singolari sono le voci demoniache che inseguono ed, allo stesso tempo, accompagnano il growl.
‘Jinx’ è un incubo cantato con strofe lente e cavernose, che accelerano dopo l’assolo per poi rallentare nuovamente.
‘Hatred’ si muove su altrettante trame cangianti, con un buon assolo melodico.
La conclusiva ‘Satanic Beliefs’, per la quale è stato realizzato un video, presenta elementi un po’ schizoidi, con il ritorno delle voci demoniache ed una parte finale furibonda.
Nonostante qualche imprecisione ‘Take Their Heads‘ è da considerarsi un buon esordio; la cura nel songwriting fa presumere una futura crescita dei Karnar, ai quali auguriamo una densa attività live che li porti ad accrescere la propria esperienza. Per ora, il giudizio è più che sufficiente.