Recensione: Taking The World By Storm

Di Francesco D Occhio - 5 Dicembre 2007 - 0:00
Taking The World By Storm
Band: Demon
Etichetta:
Genere:
Anno: 1989
Nazione:
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83

Pochi possono fregiarsi di aver prodotto una discografia di qualità come quella dei Demon, band inglese nata dalla corrente MWOBHM: formati nel 1979 dal cantante Dave Hill, dal chitarrista Mal Spooner (RIP) e dal batterista John Wright, la band si è poi evoluta negli anni, includendo di album in album svariate influenze, dall’hard melodico ad accenni di progressive rock riscontrabili in un disco come “The Plague“.

Notevoli le difficoltà che hanno dovuto affrontare nell’arco della loro carriera ventennale: svariati cambi di line-up, la tragica morte del chitarrista fondatore Mal Spooner (avvenuta durante le registrazioni di “British Standard Approved“), un nome ed un immagine horror che forse ad inizio carriera non ne ha facilitato il successo (non era raro vedere la band dal vivo con un look “infernale”) e forse la mancanza di una casa discografica che permettesse il salto di qualità dal punto di vista commerciale. Per quanto il primo periodo della loro carriera sia tutto fuorchè di basso profilo, reputo l’accoppiata della maturità Breakout/Taking The World By Storm la punta di diamante della loro carriera.

Nel 1989, capitanati ancora da Dave Hill , singer tanto sottovalutato quanto talentuoso,dal timbro potente e roco, e dal subentrante tastierista Steve Watts, capace di far respirare i pezzi con tastiere magniloquenti e ispiratissime, i nostri danno vita ad un disco importante, dettato da un songwriting degno di nota. Taking The World By Storm si muove principalmente su basi Hard Rock/NWOBHM, rimanendo comunque molto vario.

L’opener “Commercial Dynamite” è bella, potente e tirata: Hill canta un ritornello quasi ossessivo e nello stesso tempo travolgente, per un pezzo che si rivelerà il più diretto del disco. La title-track ha un attacco melodico che fa capire quanto abbiano influenzato la scena heavy soft del decennio successivo: in gran spolvero gli inserti di chitarra e l’ottimo break di tastiere di chiara matrice AOR. La seguente “The life Brigade” è un brano molto tirato: stupendo l’incipit iniziale, con un riff veramente epico e imponente, sormontato quasi subito da un innesto di tastiere delizioso. Il ritornello è uno dei migliori che io abbia mai sentito, da stadio è dire poco, il pezzo si sviluppa come una grande cavalcata epic, tra le migliori del disco.

E’ il momento dell’assoluto highlight del disco, la ballad “Remembrance Day (A Song For Peace)”, dedicata all’amico scomparso Mal Spooner. E’ un flauto dolce ed allo stesso tempo malinconico che fa da incipit alla canzone, in seguito accompagnato da un pianoforte che crea per i primi 2 minuti un’ atmosfera magica e fiabesca. Il successivo ingresso delle chitarre e delle tastiere dona potenza ed epicità dando sfogo a tutta la vena compositiva dei Nostri, facendo della seconda parte della song un tripudio di solennità e commozione senza mai cadere nella ridondanza. Il testo è cantato dall’ottimo Hill in maniera molto recitata e sofferta, donando a tutta la piece di ben 9 nove minuti un alone drammatico ed allo stesso tempo magico. Non è esagerato dire che questa canzone può essere considerata il primo esempio di Symphonic metal visto l’alchimia magica che si crea tra le tastiere, il flauto e il piano.

What Do You Think about Hell” continua il discorso sinfonico con testi molto dark come a inizio carriera, stavolta su una struttura epic doom, lenta, imponente e molto drammatica, grazie come sempre all’apporto delle tastiere in questo caso molto evocative di Watts. Sa di campo di battaglia insanguinato l’atmosfera che si respira in “Blue Skies in Red Square“: epicità allo stato puro con cori maestosi che accompagnano il riff serrato della coppia d’asce Waterhouse/Brookes. La canzone risulta meno sinfonica delle precedenti, nonostante le tastiere veramente ben calibrate. Sugli scudi un Hill davvero irrefrenabile, che rende un coro molto semplice un qualcosa di magistrale, roba che qualsiasi defender dovrebbe ascoltarla almeno una volta nella sua vita.

L’ultima traccia, “Time Has Come“, dolce e malinconica, è un’altra ballad dai toni molto AOR, dove ci viene riproposta la melodia di “Remembrance Day“. I riflettori sono ancora tutti su Dave Hill, autore di un’altra prova notevole. Il pezzo mantiene la stessa struttura per tutti gli undici minuti, senza annoiare.

In conclusione, c’è da dire che da alcuni anni quasi tutto il catalogo dei Demon è stato ristampato dalla Spaced Out Music, con l’aggiunta di bonus track e brani rivisitati, rendendoli di nuovo facilmente disponibili sul mercato. Anche se ora, dal punto di vista compositivo, la band riformata dopo molti anni non gode di buonissima salute, va comunque dato atto che Hill&Co. nell’arco della Loro carriera hanno dato moltissimo all’heavy metal, con una discografia piena di gemme, a partire da questa.

Francesco D Occhio

 

Line-up:
Dave Hill – Vocals
Steve Watts – Synths, keyboards
John Waterhouse – Guitars
Scott Crawford – Drums
Nick Bushell – Bass guitar
Steve Brookes – Guitars

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