Recensione: Tale of the Endless [EP]
Dalla fecondissima, in ambito metallico, Svezia arriva stavolta una one-man band, i Maestitium. Coadiuvato da musicisti di grande bravura ed esperienza come Anton Flodin (basso) e Nils “Dominator” Fjellström (batteria), Elias Westrin – che si occupa della voce, poi delle chitarre, delle tastiere e delle orchestrazioni – dà quindi alle stampe il suo EP di debutto, “Tale of the Endless”.
Più caratteristici del black metal, i progetti dei singoli artisti che giungono a realizzare un disco, quale che sia, abbracciano, da un po’ di tempo a questa parte, anche il melodic death metal non disdegnando neppure il doom. Melodic death metal moderno, atmosferico, che nulla ha a che vedere con la primigenia natura del genere stesso ma che, anzi, tende a ruotare attorno al black medesimo senza però immergersi in esso.
“Tale of the Endless” è composto da quattro brani, tre dei quali assimilabili a suite imperiali, sottratto il classico intro. Un lavoro che potrebbe anche salire al rango di LP, per via dei corposi contenuti e del minutaggio non proprio risicato (ventiquattro minuti). La Black Lion Records, tuttavia, lo presenta come dischetto, e così sia; tanto più che ciò non sposta di una virgola il valore di una proposta assolutamente interessante sotto tutti i punti di vista.
Atmosfera che prende spunto dal disegno di copertina, per aiutare chi ascolta a immaginare incommensurabili catene montuose i cui picchi, inaccessibili all’Uomo, proiettano la musica verso l’Infinito (‘The Undying Travail’). Perché così è “Tale of the Endless”. Un ponte di Einstein-Rosen per raggiungere la terra degli Asi. La potenza delle visioni che si sprigionano da canzoni stupefacenti come ‘Morning Star’ è difatti ai massimi livelli. L’incedere possente della sezione ritmica, spesso travolgente sino a sfondare la barriera dei blast-beats, accompagnata dalle melodie celestiali elaborate dalle chitarre e dalle tastiere, stampa all’interno della scatola cranica vividi sogni in cui si vola sul vento che turba l’atmosfera di pianeti sconosciuti, persi nello spazio e nel tempo ma che, messi in riga, portano irrimediabilmente a raggiungere Asgard. Ove tutto nasce, ove tutto muore. Anche ‘Song of the Freezing Wind’ è un grande episodio pregno di liriche emozioni, in cui frangono stupende orchestrazioni, mai stucchevoli, e potenti ondate del death elaborato dalla mente di Westrin. Quest’ultimo molto bravo a scatenare un growling roco e primordiale accanto a delle clean vocals dai toni alti che aumentano l’immensa forza lisergica di una musica che, non si potrebbe dire altrimenti, lascia a bocca aperta.
Tanto sentimento, tante armonie, tanta possanza. Caratteristiche che marchiano le canzoni a mò di piccoli capolavori, che rendono assolutamente necessaria la produzione di un LP, se non si vuole perdere per strada un talento smisurato come quello del Nostro.
‘Tale of the Endless’, la title-track, e si spiegano le ali ad alta velocità negli strati più freddi dell’atmosfera. Oltre le cime di cui si diceva poc’anzi, per raggiungere il punto di partenza del su citato wormhole. Le battute sono rapide, incessanti nella loro perfetta successione; il basso tuona come una valanga durante la sua folle corsa verso le valli. Dolci note al pianoforte spezzano il brano per dare aria ai polmoni ma poi si riparte alla massima velocità, con la veemenza di un dio che stia correndo verso chissà quale meta.
Si può dire, quindi, che “Tale of the Endless” rappresenti una strepitosa sorpresa, in queste prime settimane del 2021. Certo, lo stile non supera i dettami del genere rappresentato, ma è una scelta vincente, poiché la sua linearità ha consentito ai Maestitium di scatenare il loro superbo talento compositivo.
Imprescindibile, in attesa del piatto forte.
Daniele “dani66” D’Adamo