Recensione: Tales From the Four Tower

Di Andrea Bacigalupo - 24 Gennaio 2020 - 8:30
Tales From the Four Tower
Band: Rawfoil
Etichetta: Buil2kill Records
Genere: Thrash 
Anno: 2020
Nazione:
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78

Leggo il titolo del primo brano: ‘La gente che non beve non è gente’. A questo punto non ho scelta: mi stappo una birra e mi metto all’ascolto di ‘Tales From the Four Tower’, nuovo EP dei lombardi Rawfoil, già presenti sul mercato discografico con l’energico e più che valido ‘Evolution in Action’ del 2018.

Il loro è un Thrash dinamico con buone linee classiche e tanto Hardcore dentro. Hardcore che, nel nuovo EP, viene maggiormente evidenziato, dando un impronta del combo parecchio sfacciata e volta al divertimento. Questo non vuol dire che ‘Tales From the Four Tower’ sia superficiale o semplice, anzi, tutt’altro. I quattro brani che lo compongono sono potenti, articolati e ricchi di cambi di tempo ben inseriti tra loro, frutto di un songwriting che non è assolutamente uno ‘strimpellare tutti assieme per fare del casino’, ma studiato e ricercato con tanto impegno.

I Rawfoil vogliono sicuramente divertirsi e far divertire e sono riusciti a trasferire nel disco la loro carica animalesca da palco, ma dietro la svergognata ironia, che permea il mini-lp, si evidenzia una furia cieca e una voglia terribile di contestare. Il Thrash dei Rawfoil è, in definitiva, molto serio e duro, nonostante le brevi e spassose parti recitate tra un pezzo e l’altro e la voce strafottente.

I riff e le linee melodiche sono taglienti e cariche di energia, il cantato è caustico, con un’intonazione punk che non lascia tregua. I cori che accompagnano i refrain sono anthemici, le sezioni di chitarra solista coinvolgenti. Soprattutto è la ritmica il vero motore: trascinante, devastante e pestata. C’è poco da dire: i Rawfoil sono una band di vero Thrash Metal, quello nato per ‘battere e percuotere’.

People Who Not Drink Are Not People’ è un pestaggio sonoro, con strofe veloci che si alternano a refrain caricati dall’energia di anthemici cori.

Le chitarre della feroce ‘Cult of Ignorance’ sono seghe elettriche ridondanti che spaccano il cervello mentre la potenza di ‘Brainded Diver’ semplicemente devasta.

Infine i Rawfoil ci attaccano frontalmente con ‘Thick Slices’, l’ultimo pezzo: una sequenza continua di ultra velocità Hardcore – rallentamento assillante che fa terra bruciata (devo dirlo: è il pezzo che preferisco).

Insomma, un bel passo in avanti quello del quintetto lombardo, ora aspettiamo un Full-ength.

 

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