Recensione: Tales from the Underworld (A tribute to Blind Guardian)
Nell’estate del 2001, nel Blind Guardian Fans Club della Repubblica Ceca, inizia a prendere forma l’idea di un album tributo ai Blind Guardian. Per non farne una trovata commerciale e non disperdere l’essenza stessa del tributo, in linea con l’etica di una band che ha sempre mantenuto le distanze da certe operazioni e logiche commerciali, la scelta è di coinvolgere soltanto band emergenti e fare il tutto attraverso internet e la collaborazione di tutti i Fans Club nazionali (tra cui quello italiano). Nessuna major di settore, nessun nome altisonante, nessuna campagna pubblicitaria: il progetto nasce, cresce e si realizza nel modo più genuino possibile.
Oltre 50 band da Europa, Nord America e Sud America rispondono alla chiamata mandando i loro pezzi. Di queste, quattordici vengono scelte per comparire sul prodotto finale, disponibile soltanto su ordinazione alla label svedese TPL (www.tpl.se).
Per ringraziare tutti i gruppi e coloro che hanno deciso di collaborare gratuitamente al progetto, due band (nello specifico Galadriel e Blackned) vengono invitate dai Blind Guardian ad aprire le due giornate del Blind Guardian Festival di Coburg nel giugno 2003.
Il 28 luglio 2003 esce Tales from the Underworld.
01. Dead Poet Society (Solvacchia) – The Last Candle
Il tributo viene inaugurato dallo speed metal della cara vecchia The Last Candle, privata dei suoi cori iniziali ma rifatta in maniera abbastanza tradizionale e davvero piacevole. Peccato soltanto per una batteria altamente impersonale che finisce col mutilare un po’ la cavalcata della parte ritmica.
02. Salamandra (Repubblica Ceca) – A Past and Future Secret
Ad aprire un trittico tutto targato Imaginations from the other Side troviamo questa versione goth-speed di A Past and Future Secret. Versione che snatura quasi completamente le atmosfere sognanti e malinconiche della ballata, facendo di questo episodio una delle cose meno riuscite di tutto l’album.
03. Acrimony (Turchia) – And The Story Ends
Decisamente meglio della traccia precedente è la versione simil-death dell’epico epilogo del capolavoro datato 1995, dove i ritmi non troppo elevati lasciano al lento growl di Altug Kaptan la possibilità di sfogarsi a pieno.
04. Blackened (Germania) – Another Holy War
Il power-thrash della martellante Another Holy War è un terreno adatto alle le coordinate abbastanza ortodosse di questa band tedesca, che realizza una cover di tutto rispetto per aggressività e intensità. Notevole il lavoro delle chitarre.
05. Cruel (Repubblica Ceca) – Last Tales From the Twilight Valhalla
Voce femminile a parte – non esattamente adatta alle parti del buon Hansi – anche questo medley di The Last Candle / Valalla / Lost in the Twilight Hall risulta gradevole, forse talvolta troppo mieloso, ma non affatto fallimentare.
06. Galadriel (Slovacchia) – The Bard’s Song (The Hobbit)
Tra le cose migliori del tributo trova sicuramente posto questa cover dei Galadriel, band death metal che riesce a creare una versione tendente all’estremo e singolare, ma comunque fedele all’originale, soprattutto quando le linee vocali sono affidate al growl di Dodo Datel.
07. Twilight Hall (Canada) – Imaginations from the Other Side
I Twilight Hall possono ritenersi davvero soddisfatti di aver contribuito al disco con questa versione di quella che è sicuramente una delle canzoni simbolo dei Blind Guardian. Un manifesto trascendentale per ogni fan del combo tedesco. Qualche imperfezione minimale qua e là, nel tocco o in alcuni passaggi, non cancellano l’ottima prova di questa band canadese.
08. Delirious (Germania) – Majesty
Promozione a pieni voti per i Delirious, che hanno optato per la scelta vincente di fare una versione completamente thrash della veloce e grezza Majesty, brano che si addice perfettamente all’assalto vocale e strumentale dello stile bay-area della band. Di meglio si poteva fare solo pescando qualcosa di ancora più thrash da Follow the Blind, tipo Fast to Madness.
09. Syrius (Spagna) – Theatre of Pain
Purtroppo per la giovanissima prog-band spagnola, la scelta di inserire cambi di tempo e farcire le parti di tastiera non ha portato a nulla di buono e non ha giocato assolutamente a loro favore. Theatre of Pain viene privato di buona parte della sua essenza, e questo non è mai un bene quando ci si cimenta in una cover.
10. Clone (Svezia) – Welcome to Dying
Impatto decisamente più classico quello degli svedesi Clone, che non trovano alcuna difficoltà ad adattare il loro death-thrash all’irruenza di Welcome to Dying. L’assolo non risalta sul muro ritmico come dovrebbe, ma l’episodio è assolutamente positivo.
11. Jormundgard (Germania) – Follow the Blind
I Jormundgard giungono da Krefeld, stessa città che cullò la nascita dei Blind Guardian, e si cimentano in una canzone piuttosto insolita come Follow the Blind. Quello che ne esce è un’ottima versione incattivita, più serrata e dalle tinte più estreme.
12. Fairytale (Brasile) – Lost in the Twilight Hall
I Fairytale scelgono di rifare un grandissimo classico come Lost in the Twilight Hall, e se la cavano più che discretamente. La parte strumentale è quasi impeccabile, quella vocale un po’ meno, con la scelta di affidarsi a una doppia voce – una pulita una in scream – e quella di inserire una parte in brasiliano in sottofondo durante il passaggio più lento che precede l’arpeggio centrale.
13. The Arrow (Russia) – Time What Is Time
Nonostante un’estrazione classic che poteva lasciar sperare per il meglio su un episodio come Time What Is Time, la prova dei The Arrow è sicuramente la peggiore dell’album. Effetti uno dietro l’altro, compressioni che vanno e vengono, ritmi notevolmente rallentati, una tastiera quasi ipnotica e una voce dal timbro epic che tenta di imitare lo stile di De Feis e che non riesce ad essere mai minimamente a proprio agio sull’opener di Somewhere Far Beyond… da dimenticare.
14. Fate Keeper (Brasile) – Theatre of Pain
Nonostante alcune difficoltà per la voce di Eduardo Leal, e linee di lead-guitar non sempre perfettamente fedeli alle partiture originali, la versione di questi giovanissimi brasiliani risulta di gran lunga superiore a quanto fatto sentire dai Syrius. A loro va, senza alcun dubbio, il “derby latino” di Theatre of Pain.
È sempre difficilissimo fare una cover di un brano dei Blind Guardian: il timbro unico di Hansi Kürsch, il tocco di Andrè Olbrich (e Marcus Siepen), la tempesta di elementi ritmici di Thomen Stauch… sono tutti terreni ostili, non tanto tecnicamente, quanto per la grande singolarità degli ementi della musica dei bardi. Se poi a cimentarsi sono soltanto giovanissime band emergenti, la cosa diventa ancora più complicata. Anche per questo, non tutte le cover del tributo sono di livello alto, anzi, un paio sono (almeno per quanto riguarda il giudizio del sottoscritto) decisamente insufficienti. Non mancano comunque episodi ottimi e interessanti come Delirious, Jormundgard, Clone… e in definitiva il disco scorre piacevolmente, centrando in pieno l’obiettivo di questa (lodevole) iniziativa.
Semplicemente fatto da fan, per altri fan.
Tracklist:
01. Dead Poet Society – The Last Candle
02. Salamandra – A Past and Future Secret
03. Acrimony – And the Story Ends
04. Blackened – Another Holy War
05. Cruel – Last Tales from the Twilight Valhalla
06. Galadriel – The Bard’s Song (The Hobbit)
07. Twilight Hall – Imaginations from the Other Side
08. Delirious – Majesty
09. Syrius – Theatre of Pain
10. Clone – Welcome to Dying
11. Jormundgard – Follow the Blind
12. Fairytale – Lost in the Twilight Hall
13. The Arrow – Time What is Time
14. Fate Keeper – Theatre of Pain
Alessandro ‘Zac’ Zaccarini