Recensione: Tales of Wonder
Primo album per gli italianissimi Mesmerize che firmano il proprio debutto con questo “Tales of Wonder”, e personalmente ritengo si tratti di un vero e proprio inizio col botto. La proposta musicale della band non può essere etichettata come particolarmente originale, al contrario si tratta di un ibrido tra heavy e power piuttosto classico.
Si comincia con “The Werewolf” e con l’ululato di Folco Orlandini che fa da incipit a una delle song più tirare ed orecchiabili del lotto. Una canzone estremamente accattivante che coinvolge istantaneamente l’ascoltatore con i suoi riff e il suo ritmo sempre sostenuto. Indubbiamente una delle mie tracce preferite in questo loro primo album e probabilmente in generale.
Subito dopo troviamo “Hell On Wheels”, qui i ritmi cambiano abbastanza sensibilmente e ci troviamo su tempi più lenti rispetto alla prima traccia. Da sottolineare anche come il titolo dell’album rispecchi esattamente il contenuto dei testi delle canzoni. L’ispirazione a questi brani, in particolare dalla letteratura, è infatti fortissima, lungo tutta la scaletta troviamo vari riferimenti a romanzi e racconti di Stephen King (come le prime due) o alla fantascienza (“Children of Reality”) o al fantasy (“Forging the Darksword”) o anche al cinema (“Flatliners”).
Dopo la brevissima strumentale “Logan’s Run” tocca a “Children of Reality”, un’altra delle mie canzoni preferite di questo disco. Strano come a volte una o anche più canzoni piacciano moltissimo, al punto di ricordarsi perfettamente il testo anche dopo un solo ascolto, di fischiettarlo spesso anche a distanza di anni dall’ultimo passaggio sullo stereo, eppure di avere dei problemi a esprimere i punti di forza e i motivi per cui questa song ci piace tanto. In sintesi è più o meno questo quanto mi sta accadendo adesso scrivendo questa recensione tentando di descrivere queste canzoni.
Potrei per esempio dire che il punto di forza di “Sea of Lies” è la voce di Folco che qui tra virtuosismi e acuti lunghissimi probabilmente si esprime al meglio. Oppure potrei parlare del sapore epico e dei riff granitici di “Ragnarok”, o ancora del sound vagamente maideniano di “Danse Macabre” e della storia dietro a “Forging the Darksword”, primo capitolo di una trilogia di canzoni che attraverso il secondo album “Off the Beaten Path” ci accompagnerà fino al terzo “Stainless”.
In realtà l’unica cosa che secondo me è necessaria dire di queste canzoni è che i Mesmerize, subito al primo album, hanno azzeccato un sound al tempo stesso semplice eppure estremamente caratterizzato che li fa subito riconoscere.
Dal punto di vista della produzione si tratta di un prodotto onesto, gli strumenti si senton tutti bene senza effetti di disturbo o di copertura tra di loro. Certo, si tratta però di una produzione “semplice” che quindi non tende a mettere in maggiore risalto questo o quello strumento quando è più necessario, ma al contrario tende ad appiattire il suono. Allo stesso modo poi ne risente anche la potenza delle composizioni e la produzione non ci restituisce appieno l’impatto di certi riff, così come la batteria che suona sempre un pochino “leggera”.
Per concludere si tratta di un disco d’esordio per una band italiana che suona del metal autentico, sincero, senza compromessi. Può piacere o non piacere e sono convinto che è anche stata spesso troppo sottovalutata vuoi per la sua nazionalità, vuoi per la musica suonata. Se ci si accosta però a questo disco, e ai successivi, senza pregiudizi, son convinto che ci si potrebbe imbattere in più di una piacevolissima sorpresa.
Tracklist:
01 The Werewolf
02 Hell On Wheels
03 Logan’s Run
04 Children of Reality
05 Sea of Lies
06 Ragnarok
07 Danse Macabre
08 The Catalyst
09 Forging the Darksword
10 War Journal
11 Flatliners
12 Chorus of the Rain
Alex “Engash-Krul” Calvi