Recensione: Tangram Apocalypse
I messicani Strike Master lanciano sul mercato il loro sesto album, dal titolo ‘Tangram Apocalypse’, disponibile in formato digitale dal primo settembre 2023 e poi in formato CD, prima dal 2 settembre via Helvete records, che lo distribuisce nel formato digipack ed in edizione limitata, e poi, dall’11 settembre, anche via Pacheco Records.
Power trio stabile quanto la faglia di Guaymas, con nove musicisti che si sono avvicendati nel corso degli anni, più vari turnisti live, per questo nuovo full-length presenta una lineup rinnovata per 2/3, con unico superstite tra i fondatori il cantante/chitarrista Francisco Camou Colas (in arte Col. Francisco Kmu), al quale si sono uniti, dal 2022, il bassista Walter Kleinert ed il batterista Alberto Allende Montesinos (in arte Kospirator A).
In sintesi, ‘Tangram Apocalypse’ è un rullo compressore con il quale gli Strike Master asfaltano le strade dell’inferno: un compendio di Thrash Metal Vecchia Scuola in cui le forze malvage di Slayer e Destruction si uniscono per mezzo di connessioni formate da linee melodiche sferzanti ed abrasive.
Come si può facilmente intendere, assolutamente niente di nuovo: fedele al suo stile primigenio la band non cambia nulla del proprio carattere però ne intensifica la ferocia e ci tiene a mostrarlo investendo, innanzitutto, nella produzione.
Già ri-registrando nel 2017 l’album di esordio del 2006, ‘Up For the Massacre’ (semplificando il titolo in ‘UFTM’) gli Strike Master hanno dimostrato di non volersi accontentare della qualità economica modello anni ’80 di poco superiore ai demo in cassetta (… a volte neanche “di poco” …) utilizzata in precedenza.
In quell’epoca di novità, quell’atmosfera densamente malvagia che usciva dai solchi, data dal fondo cupo e dal riverbero, ci stava, perché, sommata all’intensa energia sprigionata da quei giovani ed incredibili musicisti, contribuiva ad aumentare la sensazione dello scatenarsi dell’inferno sulla terra.
Però una produzione pulita, che mette bene in luce le qualità di una band, non è che proprio dispiaccia … basta non esagerare inserendo, che ne so, troppe stratificazioni od altri elementi riempitivi, quali montagne di tastiere, che vanno ad alterare il sound espresso dal vivo.
Con ‘Tangram Apocalypse’ gli Strike Master fanno questo: un lavoro crudo ma genuino, essenziale ma completo, senza orpelli, con i giusti accorgimenti per l’ascolto “casalingo” ma che riesce a dare, al contempo, la giusta idea della loro effettiva forza sui palchi.
Il tiro è sostenuto, il muro sonoro devastante, la ritmica robusta ed animalesca, la voce un urlo prepotente e selvaggio… eppure il tutto suona sofisticato e integro, come il rovente e particolare lavoro di chitarra che fa corpo unico con gli assalti di batteria: questa nuova lineup è una macchina da guerra inarrestabile che riesce ad esprimere la propria personalità facendo fare agli Strike Master un buon passo in avanti senza snaturarne le storia.
Su un totale di otto pezzi, per una lunghezza complessiva di poco superiore ai trentatré minuti, i primi quattro (‘Crystallized’, ‘Here Comes the Incubus’, ‘We Die Tonight’ e ‘Lost Within the Compass’) più ‘Black to the Future’ sono, semplicemente, delle bordate sparate ad alzo zero, di una cattiveria pazzesca, tirata in faccia a secchiate senza pietà.
Anche ‘Prototype God’ è su questa linea, però cade nella trappola dell’esagerazione fine a sé stessa e non coinvolge, anzi …
Lascia invece interdetti ‘Heavy Metal’, che esce dagli schemi con la sua andatura più lenta ed i mille cliché. Non posso dirlo con certezza, ma ci vedo lo zampino dell’etichetta che vuole un singolo di largo lancio (come, di fatti è) con il suo titolo scontato, il refrain epico, i coretti elementari, il testo simil Venom spero sarcastico (“Watch your burst in the fire, sex with Satan, oh oh oh oh”), l’assolo classico e la partecipazione di un nome noto come Katon W. De Pena degli storici Hirax. È un brano che può anche piacere ma che non rappresenta assolutamente gli Strike Master.
Molto meglio ‘Save the Fire’, che è sulla stessa scia ma che, essendo priva degli stereotipi di cui sopra, suona più vera ed è piacevolmente coinvolgente.
Tirando le somme, la violenza sonora che contraddistingue ‘Tangram Apocalypse’ lo rende un album solido come la roccia, incrollabile pur se con qualche frattura che, comunque, non lo pregiudica.
Speriamo che questa formazione degli Strike Master sia altrettanto granitica perché pare abbia tante altre cose da dire. Aspettiamo, per ora bravi!