Recensione: Tarchon Fist
Nel 2006, nel bolognese, prende corpo il progetto Tarchon Fist – da Tarcon o Tarconte (Tarchon la traduzione inglese) di un nome Etrusco-, ovvero una band costituita da personaggi già noti del panorama HM italiano e felsineo con alle spalle numerose esperienze. La formazione attuale annovera Luciano “Lucio” Tattini (Rain), alla chitarra, JJ Sange (Old Flame) alla voce, Marco “Wallace” Pazzini (Basic Dreams) al basso, Andrea “Animal” Bernabeo (session man dalle esperienze musicali infinite) alla batteria e Lucio “Junior” Martelli, già collaboratore con alcuni membri dei Labyrinth alla seconda solista. Il sentimento che accomuna i personaggi di cui sopra è la mera voglia di suonare e divertirsi, facendo le cose seriamente, senza però “menarsela” più del dovuto. La band propone uno show dal vivo che prevede, oltre a brani propri, anche cover di mostri sacri del metallo come Saxon, Judas Priest e AC/DC oltre a qualche concessione nel punk (Sex Pistols).
Tarchon Fist, il loro demo di debutto, contiene due brani: It’s my World e Eyes of Wolf.
La prima è una canzone che, se fosse stata scritta dai Ten piuttosto che dagli Stratovarius avrebbe avuto il peso specifico per dare il nome a uno dei loro album. Quello che colpisce è la capacità dimostrata dai Tarchon Fist di unire sonorità per così dire più moderne come quelle dei gruppi sopra citati con riff della vecchia NWOBHM. C’è poco da “girare”: dopo pochi secondi si capisce che si ha a che fare con un combo di persone rodate e il risultato è lampante. It’s my World è uno di quei pezzi che viene naturale risentire subito dopo il primo ascolto, dal tanto “prende”, grazie ai cori e all’interpretazione vocale e strumentale di alto livello. La produzione, degna di un disco ufficiale, migliora ulteriormente le cose.
Eyes of the Wolf, dalla quale presumibilmente deriva la copertina, è più canonica e non riesce ad assurgere ai fasti del brano che l’ha preceduta, anche perché sarebbe stato onestamente difficile riuscirci. Nella fattispecie la band strizza l’occhio al power più genuino soprattutto per quanto attiene le parti di batteria, per un prodotto finale che non riesce a fare la differenza, nonostante la prestazione dei singoli d’eccellenza.
Giudicare un demo di soli due pezzi non è impresa facile, soprattutto in questo caso. Se il divenire dei Tarchon Fist è costituito da quanto dimostrato con It’s my World siamo di fronte a una delle band più interessanti fra le new entry del metallo italiano, senza dubbio. Se, viceversa, la componente più power di Eyes of the Wolf avrà la meglio, i Nostri si allineeranno alle tante altre valide promesse del movimento, con ancora molto da dimostrare.
Stefano “Steven Rich” Ricetti