Recensione: Taste Some Liberty
Per chi fosse alla ricerca di un buon prodotto a base di sano e genuino Hard Rock, potrebbe risultare piuttosto interessante il prendere in considerazione questo “Taste Some Liberty” dei newcomer Pavic, creatura del virtuoso chitarrista Marko Pavic (da cui il nome del gruppo), belgradese di nascita ma ormai romano di adozione, il quale, attorniato da una schiera di validi collaboratori e guest star, emerge dal sempre più vivo sottobosco italico con un piacevole e riuscito esempio di robusto rock d’annata, che coglie a piene mani dalla migliore tradizione settantiana, e ci propina da par suo una serie di brani perfettamente inseriti nel filone che ha in Rainbow / Whitesnake / Deep Purple i maggiori interpreti di ogni tempo.
I nomi coinvolti nel progetto sono di tutto rispetto, Kee Marcello, Tony Franklin , Vitalj Kuprij e Vivien Lalu sono i più altisonanti per fama internazionale, ma altrettanto meritevoli sono i bravi Daniel Flores, Aleks Ferrara e Lorenzo Antonelli, in grado di garantire una buona base di esperienza e sicura affidabilità, con in più la presenza dell’ottimo Chris Catena dietro al microfono, singer dalle quotazioni decisamente in ascesa e responsabile, insieme allo stesso Pavic, anche della produzione del quì presente dischetto.
Chi avesse frequentato tempi addietro l’uscita solista del summenzionato Catena a titolo “Freak Out” avrà già potuto immaginare quali siano i punti di forza di un album come questo: nessun sussulto di originalità, molto rispetto per la tradizione, grande sostanza e soprattutto zero fronzoli, caratteristica quest’ultima davvero apprezzabile in un prodotto nato per volere di un “maestro” della sei corde che, fortunatamente, non si perde in inutili e sterili autocelebrazioni della propria bravura ma predilige piuttosto il risultato d’insieme, fornendo interventi azzeccati, un “rifferama” di buon impatto ma nessun “sbrodolamento” fine a se stesso.
Esistono certamente aspetti che andrebbero rivisti con maggiore cura (qualche ritornello a volte un po’ ripetitivo, un paio di linee vocali non proprio azzeccatissime e vincenti, alcune pecche in sede di songwriting) ma in buona parte il lavoro proposto merita una più che lodevole approvazione: a tale proposito va menzionato un episodio in particolare, ovvero la piccola gemma rappresentata dal brano “Summer Of 98”, dotato sin dall’apertura di un impianto melodico che cattura al primo istante e colpisce piacevolmente sino ad elevarsi al rango di miglior traccia dell’intero cd; a rendere poi il doveroso omaggio al glorioso passato a cui la band fa riferimento, ecco due cover di band storiche, “Logical Song” dei Supertramp e “Death Alley Driver” dei Rainbow, riproposta naturalmente in chiave hard la prima, eseguita abbastanza fedelmente la seconda (che si fa anche preferire).
Inutile dilungarsi troppo, abbiamo per le mani un disco di sicuro interesse che fa davvero ben sperare per le sorti dell’hard rock tricolore e che posso tranquillamente consigliare a tutti coloro che alla musica non chiedono particolari elucubrazioni, ma piuttosto una bella dose di energia e genuinità.