Recensione: Tattooed Woman
Le curve di una sexy e spietata Cowgirl caratterizzano l’artwork di questo “Tattooed Woman”, album d’esordio firmato dai Miracle Master, band newcomer dalle origini tedesche e danesi.
Nato dalle ceneri dei connazionali Pump, il quintetto marchia a fuoco un album massiccio e tecnicamente impeccabile che, certamente, non passerà inosservato a tutti gli appassionati dell’Heavy Rock più adrenalinico ed alcolico.
Un potente riff chitarristico squarcia i primi istanti di “Come Alive”, spietata opener guidata dai ruvidi accordi delle due chitarre, la cui crudezza è spezzata da un coro melodico, orecchiabile e ben condotto dal bravo Oliver Weers, singer di ottima espressività ed in possesso di una timbrica acuta e graffiante: l’addizione ideale nel conferire cattiveria e potenza alle composizioni di questa prima fatica.
La successiva “Fly Away” conferma le buone impressioni maturate in apertura: una struttura compositiva incentrata ancora sull’ottimo lavoro chitarristico affidato ad Aki Reissmann e Selly Bernhardt – abili nell’alternare riff poderosi a parti soliste perfettamente eseguite – si mostra in grado di rendere ancora più agevole l’ascolto dell’opera, in cui la melodia è assoluta protagonista e la facilità d’ascolto padrona del campo. Un aspetto intuibile pure dall’ottimo refrain, semplice ed efficace.
I Miracle Master non tradiscono tuttavia la fede nell’Heavy Rock più arcigno: lo dimostra la bella “Stay With Me”, altro ottimo episodio di cui il melodico ritornello è principale biglietto da visita, sorretto da una sezione ritmica precisa e potente, a sigillo di un trittico iniziale di notevole spessore.
Pur non discostandosi da quanto proposto finora, il combo teutonico mantiene poi l’album su ottimi livelli qualitativi grazie ad un songwriting semplice e diretto: a dimostrarlo ecco la vincente “Forgive Yourself”, la quale anticipa la rabbiosa “Miracle Masters”, brano in cui il gruppo si libera finalmente delle velocità controllate fin qui utilizzate, per adagiarsi su lande maggiormente sostenute. Un risultato finale riuscito ed una linea melodica incendiaria.
La seguente “Will To Survive” prosegue con classe e coerenza questa prima realease della band tedesca pronta a demolire ogni cosa sulle note della furiosa “Why Religion”, brano che non pone comunque in ombra la componente easy listening, sempre ben evidenziata nell’ottimo coro centrale.
La Title Track si palesa poi rivelandosi altro ottimo episodio di Hard Rock fumoso ed alcolico, così come la divertente “Highway To Heaven”, traccia caratterizzata da un mastodontico riff chitarristico che pare quasi voler riportare alla memoria i migliori Skid Row e gli Europe del periodo “Prisoners In Paradise”.
Gli ultimi istanti dell’album sono scanditi dalle note delle piacevoli “Tear Down The Walls” e “We All Touch Evil”, canzoni che concludono in bello stile un cd d’esordio curato e di buonissima fattura.
Non c’è troppa originalità nei solchi di “Tattooed Woman”. Detto questo, la resa, ad un ascolto a volumi sostenuti, appare quanto meno significativa e foriera di assoluto divertimento. Basta ed avanza per definire l’esordio del gruppo teutonico/danese un piacevolissimo successo!
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