Recensione: Tavastland

Di Gianluca Fontanesi - 12 Marzo 2025 - 0:36
Tavastland
Band: Havukruunu
Etichetta: Svart Records
Genere: Black 
Anno: 2025
Nazione:
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82

Se c’è una cosa che gli Havukruunu non sono per niente in grado di fare, è deludere. Band finlandese che ha sempre raccolto molto meno del seminato e che, nonostante tutto, ha sempre avuto una parabola artistica ascendente e in costante miglioramento, disco dopo disco. Anche stavolta la storia si ripete. Zitti, zitti, i nostri vengono messi sotto contratto dalla Svart Records e si ripresentano sul mercato con Tavastland, un quarto album che ben presto si rivela come il migliore della ormai decennale carriera.

Per chi ancora non li conoscesse, gli Havukruunu suonano da sempre un pagan black metal di altissimo livello e fierezza. I brani sono strutturalmente lunghi, articolati e con numerosi cambi di umore. Questi ragazzi sono un’eccellenza proprio in fase di costruzione e scrittura, e le soluzioni proposte non sono mai banali. L’upgrade importante rispetto al passato inizia a sentirsi anche nella produzione, che è sì meno grezza ma più potente e offre anche un bellissimo basso, perfettamente distinguibile.

Tavastland, a livello lirico, è un concept che parla di una ribellione avvenuta in Nord Europa contro la Chiesa Cattolica agli inizi del tredicesimo secolo, dalla quale si sono poi dipanate diverse leggende. I testi degli Havukruunu sono da sempre in finlandese e purtroppo di difficile fruizione per chi non ha dimestichezza con la lingua; un peccato, perchè gli argomenti trattati dalla band sono sempre stati interessanti. Sono presenti un paio di parti narrate all’inizio del primo e dell’ottavo brano; in quest’ultimo la parola “minchia” è ben distinguibile al secondo 23 ma non è altresì chiara la sua collocazione.

L’opera è, nel complesso, meno aggressiva del precedente Uinuos Syömein Sota; risulta però più epica e bilanciata, fiera, possente e con degli incisi sempre esaltanti. Spicca su tutti
Unissakävijä: uno dei brani migliori mai composti dai finlandesi e con un ponte in cui sembra quasi di sentire una citazione ai Survivor con Eye Of The Tiger, semplicemente devastante! La qualità rimane in ogni caso altissima per tutti i cinquantatre minuti di una tracklist che non viene mai a noia e ad ogni ascolto svela sempre qualche dettaglio in più.

La sezione ritmica e le chitarre soliste valgono da sole il prezzo del biglietto e tutto funziona alla perfezione. Veniva spontaneo chiedersi cosa avrebbero partorito dopo Uinuos Syömein Sota e ci chiediamo oggi come suonerà il successore di Tavastland; non possiamo saperlo e forse non lo sanno nemmeno gli Havukruunu stessi. Quel che è certo è che, se il buongiorno si vede dal mattino, avremo di che godere ancora. Intanto però pensiamo al presente, che è più che mai roseo e con in rotazione un disco che a fine anno campeggerà in parecchie top 10.

Consigliatissimo!

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