Recensione: Taverne

Di Alessandro Calvi - 9 Dicembre 2008 - 0:00
Taverne
Etichetta:
Genere:
Anno: 2000
Nazione:
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90

Nati inizialmente col nome di Deshira nel 1993, si sciolgono nel 1995 e prendono il nome di Nocte Obducta solo successivamente. Nel 1998 registrano il loro primo demo “Doch Lächeln die Blutleeren” che gli frutta il contratto con la GSM sotto cui pubblicano il proprio esordio quello stesso anno. Il disco viene registrato due volte, la prima volta presso i Black Solaris Studio di Francoforte, ma il risultato non piace alla band, che quindi torna presso gli studi in cui aveva realizzato il demo e lo ri-registra da capo. Nasce quindi “Lethe”, album destinato a catalizzare l’attenzione di pubblico e critica sulla band tedesca. Dopo un disco che così ottime recensioni aveva ottenuto un po’ ovunque, era difficile per i Nocte Obducta ripetersi, eppure il risultato, finito nell’agosto del 1999, a neanche un anno dal primo, fu questo “Taverne”, considerato da molti, ancora adesso, il vero capolavoro della band.

Si comincia con “Hexer”, canzone che suona come una mazzata nelle orecchie dell’ascoltatore. Una canzone veloce, aggressiva, un vero concentrato di black metal della migliore scuola, capace di scioccare e al contempo di stregare non dimenticando mai la melodia. Pochi brani hanno saputo trasmettere, anche solo musicalmente, così bene l’essenza del black.
Solo un momento di pace, una melodia che poco a poco cresce d’intensità e subito parton gli strumenti con un passaggio devastante, così si apre “Prinzessin Der Nachtschatten”. Di nuovo uno stacco, un nuovo attimo di pace con la voce che sembra recitare al solo scopo di introdurre la chitarra che sforna un riffing capace di ritagliarsi un posto nella storia di questa musica. Continui cambi di tempo, stacchi, momenti più melodici e atmosferici e furiose aggressioni sonore contraddistinguono uno dei brani più riusciti della tracklist.
“Die Ratten Im Gemäuer“ dimostra che un gruppo come questo, con queste qualità, non ha bisogno delle parole per comunicare con l’ascoltatore. La melodia, retta principalmente dagli accordi di una chitarra acustica, è di quelle che lasciano il segno.
Con un incipit in crescendo fa il suo ingresso “November”, pezzo che presto si trasforma in traccia intimistica con il sottofondo di un flauto e che lascia al pianoforte il compito di trasmettere una sottile inquietudine. Proprio sulle note della tastiera fanno il proprio ingresso chitarre, basso e batteria che vanno via via ad aggiungersi alla melodia iniziale senza cambiarla, solo rendendola poco a poco più potente e aggressiva. Con l’aggiunta della voce la canzone si trasforma fino a prendere un incedere lento, soffocante, quasi doom, pronto però ad aprirsi ad alcuni passaggi maggiormente d’atmosfera. Data la sua lunghezza (oltre 13 minuti) sono diverse le anime che animano questa traccia e difatti vediamo cambiare il tempo varie volte, trasformando la canzone in un pezzo ora dalle reminescenze prog, ora in tutto e per tutto black,
La title-track del disco è il brano che non ci si aspetta. Dopo aver mostrato di essere compositori sopraffini, infatti, i Nocte Obducta con “Taverne” tirano un vero e proprio cazzotto in faccia all’ascoltatore. Solo un minuto e poco più per una canzone che è quanto di più aggressivo e violento si può sentire in quest’album.
Ci si sta ancora riprendendo, o tentando di, dall’ascolto della precedente traccia che inizia “In Erinnerung An Herbststürme”, la canzone destinata a concludere il disco. Forse non poteva esserci brano migliore di questo che, con i suoi dieci minuti abbondanti, riassume un po’ tutto quello che abbiamo sentito fino ad ora. A partire dalla melodia di pianoforte iniziale, passando per i momenti sinfonici ed epici, così come per le sfuriate di chitarre, basso e batteria, via via fino alla conclusione sussurrata sulle note di un delicato passaggio di tastiera.

I Nocte Obducta han realizzato pochi dischi nella loro carriera, dischi in cui son riusciti sempre a distillare melodie e suggestioni uniche. Dal black più grezzo e arrabbiato alle atmosfere folk e quasi ambient, questi tedeschi sono riusciti ad essere tra i migliori esecutori e compositori della musica che sceglievano di suonare. In un novero così limitato di dischi, uno dopo l’altro assurti al titolo di capolavori, “Taverne” si ritaglia un posto di prestigio proponendosi come un disco da avere per tutti gli estimatori del vero black metal.

Tracklist:
01 Hexer (Verflucht)
02 Prinzessin Der Nachtschatten
03 Die Ratten Im Gemäuer
04 November
05 Taverne
06 In Erinnerung An Herbststürme

Alex “Engash-Krul” Calvi

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