Recensione: Tedium
E ora? Questo come lo spiego? ‘Tedium’, secondo album degli statunitensi Gamerra è difficile da ascoltare ma, soprattutto, da spiegare.
Il trio proveniente dalla Louisiana, la culla del Jazz e cuore della music Cajun, suona un Thrash/Death/Prog articolato e complicato, intriso di un sacco di influenze che abbracciano un vasto arco temporale, che va dalla Old School della prima metà degli anni ’80, come Death, Exodus e Sepultura, passando per i successivi Meshuggah, fino ai relativamente più recenti Revocation, Warbringer ed Havok, dei primi anni 2000. Accostamenti pressoché illimitati che, messi assieme, sviluppano una ferocia indomita, quasi a livello di follia, ed un livello tecnico che supera quello di un convegno di ingegneri …
‘Tedium’ è un continuo cambio di flusso, un vero attacco acustico senza esclusione di colpi. Comprende sei canzoni dal tiro infernale, di cui solo la compulsiva Title-Track, che fa da apripista, e la strumentale ‘Suspended Animation’, relativamente distensiva (quanto una pennichella sul ciglio autostradale, diciamo), sono relativamente più immediate.
Le altre quattro (che, giusto per dare l’idea di con chi abbiamo a che fare, vanno da un minimo di 6,18 minuti di ‘Vicariously Experienced’ ai 10,29 minuti di ‘Obsessisively Aware’) si sviluppano lungo onde sonore con mille dispersioni e riflessioni, dove melodie, dissonanze, atmosfere e cambi di tempo e di scena mutano nei modi più disparati, con il solo denominatore comune della rabbia smodata ed un incredibile forza nell’esprimerla.
Il terzetto, che al momento soffre della mancanza di un bassista e di un batterista, conosce bene il proprio mestiere sia a livello esecutivo, con una voce ruvida che va dal ringhio allo scream, apparentemente senza sforzi, e degli assoli particolarmente curati, sia di scrittura, con spartiti sofisticati e sviluppati nel dettaglio, con sequenze giustamente disturbanti ma non spiacevoli e ben amalgamate.
Valore aggiunto sono i testi, assolutamente non banali anche quando di fantasia. I Gamerra, partendo dalle loro esperienze di vita ed osservando il mondo che li circonda, parlano della noia che può assalire a causa della routine quotidiana (‘Tedium’), dell’imparare dagli errori degli altri (‘Vicariously Experienced’), di cosa succede alla mente quando è stressata (‘Obsessisively Aware’) e delle bugie che vengono inculcate (‘Nefarious Entities’). Fa riflettere ‘Cryogenesis’: fino a qualche anno fa l’avrei presa per un banale racconto di fantascienza: microrganismi patogeni dormienti nel ghiaccio che l’aumento del calore terrestre fa sciogliere … ma dopo tutti i morti che ha fatto un virus dello stesso ceppo del raffreddore …
Cosa manca a questo album, tecnicamente di buon livello e godibile? La genialità, quella che ha reso Chuck Schuldiner una leggenda. ‘Tedium’, per quanto sia ben fatto e per quanto i Gamerra abbiano una loro personalità, è, come detto sopra, praticamente una sequenza di influenze: qui si sentono questi, qui si sentono quelli. Se se ne prendesse una da un brano e la si infilasse in un altro, a mio parere cambierebbe poco e questo riflette l’attuale periodo storico, dove di novità se ne sentono poche.
Comunque va bene, ‘Tedium’, in conclusione, è un bel lavoro ed i Gamerra hanno un potenziale enorme. Speriamo che si completino presto, che diventino una vera band: noi aspettiamo con fiducia il prossimo lavoro.