Recensione: Témoignages De La Gnose Terrestre [EP]

Di Daniele D'Adamo - 13 Maggio 2012 - 0:00
Témoignages De La Gnose Terrestre [EP]
Band: Holodomor
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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72

Diciassette minuti di sfascio assoluto. Mediante questa frase si può sintetizzare con ottima efficacia “Témoignages De La Gnose Terrestre”, EP nonché primo lavoro assoluto dei britannici Holodomor. La band, che prende il nome dal cosiddetto ‘Genocidio ucraino’ (1929 ÷ 1933), si è formata solo tre anni fa e, con questo mini-CD, si propone come elemento super-oltranzista delle frange più violente, musicalmente parlando, della faccia della Terra.  

Ciò non è un caso giacché gli inglesi, quando si tratta di mostrare i muscoli, non sono secondi a nessuno. Band distruggi-timpani come gli Anaal Nathrakh o i Lock Up hanno pochi emuli in grado di reiterare gli assurdi livelli di compressione sonora raggiunti dalla loro musica. Del resto già a metà degli anni ’70 il punk londinese si caratterizzava come uno degli stili più aggressivi in giro per il Mondo, per cui non ci si deve stupire più di tanto se fra le nebbie d’Albione alberghino creature dotate di forza spaventosa, belluina.   

E, così, come accade per i summenzionati act, gli Holodomor fondono alla temperatura di 1.000 °C hardcore, thrash, black e death per forgiare in tal modo una mistura infernale la cui caratteristica principale è l’assenza assoluta di elementi evoluti dagli archetipi stilistici dei generi citati. È inutile, pertanto, cercare qualcosa che sia diverso dalla brutalità nuda e cruda, in “Témoignages De La Gnose Terrestre”. Del resto, il suono urticante e putrefatto delle chitarre di Adam Widawski e Steve Dean non lascia spazi a dubbi e/o interpretazioni: l’aggressività deve raggiungere i massimi livelli possibile, e così è. Widawski, fra l’altro, affronta anche le linee vocali cimentandosi in uno sguaiato quanto efficace semi-screaming, folle e febbricitante. Se, a onor del vero, non si può scrivere granché di Steve Waldron e del suo basso, perché perso nel turbinoso magma alimentato dal delirio dei suoi compagni, si può invece individuare un altro elemento di primitività in Dan Couch, il cui drumming scellerato segue la linea caotica e sulfurea indicata, trent’anni fa, da Anthony “Abaddon” Bray dei Venom.    

“Témoignages De La Gnose Terrestre” parte, ovviamente a razzo, con “Fall Into Time”, opener dal tiro terremotante tagliata da sferzanti soli che lacerano le carni. Il muro di suono innalzato dalle chitarre, dalla superficie scabra come la carta di vetro a grana grossa, è enorme e rappresenta un ostacolo quasi invalicabile per i normali apparati uditivi. “The Spell Of Black Affliction”, se possibile, spinge ancora di più il piede sull’acceleratore giungendo ai limiti lambiti dalle black metal band più efferate. Compare un retrogusto tetro e maligno che, come un’ideale prosecuzione, segna il buio umore di “Tribulation Stigmata”. Il classico ‘inizio che sembra una fine’ fa da incipit al mostruoso riff portante dell’esagerata “Evoke”, davvero un bombardamento a tappeto sulla schiena. “The Iconoclast”, forse più vicina al furibondo black/thrash dei primi anni ’80, chiude il lavoro segnato dall’ennesima prova dell’ugola arroventata dall’acido solforico di Widawski.

“Témoignages De La Gnose Terrestre”, con ogni probabilità, non cambierà il mondo del metal estremo poiché non dà adito a possibili progressioni stilistiche o tentativi d’innovazione. Malgrado ciò, si fa apprezzare per la genuina anzi purissima attitudine degli Holodomor nel voler suonare in modo più manesco ed esorbitante possibile.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Fall Into Time 2:33       
2. The Spell Of Black Affliction 2:25       
3. Tribulation Stigmata 4:43     
4. Evoke 2:52
5. The Iconoclast 4:10          

Durata 17 min.

Formazione:
Adam Widawski – Chitarra/Voce
Steve Dean – Chitarra
Steve Waldron – Basso
Dan Couch – Batteria
 

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