Recensione: Temple Of Guilt
Arriva all’esordio vero e proprio Majestic Downfall, one-man band dietro il cui nome si cela Jacobo Córdova, bassista degli Antiqua e mente dei Ticket To Hell. Dopo lo split con i nostrani Ansia edito dalla russa Solitude Productions, esce dunque Temple Of Guilt, primo full-length ufficiale che, come vedremo, vale come una sorta di conferma per tutto quello di buono che era stato notato con la release precedente.
Le influenze sonore del progetto sono sempre rivolte verso il death/doom anni ’90, quello portato avanti dai primi Paradise Lost, Anathema e Katatonia, insomma. Sopratutto quest’ultimi possono essere considerati come la musa ispiratrice primaria di Jacobo, con echi di Brave Murder Day che risuonano incessantemente per tutta la durata della tracklist a disposizione. A supporto troviamo una produzione non modernissima, ma che comunque riesce a dare spazio a tutti gli strumenti suonati, senza creare troppe difficoltà all’orecchio dell’ascoltatore. Ma andiamo per ordine: parlavamo dunque delle influenze dei maestri del genere, assimilate alla meglio dall’artista messicano che, pur non pretendendo di comporre un lavoro che brilli in qualche modo di luce propria, riesce ugualmente a metterci di fronte ad una serie di tracce tutt’altro che banali o, addirittura, noiose. La vera e propria forza di Temple Of Guilt sta sopratutto nelle atmosfere ricreate, drammatiche e decadenti come nella migliore tradizione del genere. Ne è un esempio l’incipit affidato alla title-track, introdotta da sognanti e delicati arpeggi di chitarra acustica che lasciano spazio, successivamente, a sfuriate più elettriche sulle quali si regge il growl straziante di Córdova, interrotto bruscamente da una parte centrale condita dagli oscuri rintocchi di un pianoforte. Sulla stessa medesima linea anche le successive tracce, sempre alternate fra velocità non troppo sostenute (con l’unica eccezione di Swallow: Pride, caratterizzata da una parte centrale più death-oriented), rallentamenti più ragionati ed un uso delle tastiere sempre pronto a ricreare atmosfere lugubri e, allo stesso tempo, sognanti e raffinate. Insomma, un viaggio che scorre delicato su percorsi già attraversati da altri gruppi, ma che comunque riesce a convincere in pieno anche dopo ripetuti ascolti, grazie sopratutto ad un gusto melodico capace di alleggerire non poco composizioni che, altrimenti, risulterebbero essere troppo opprimenti e difficili da digerire in pieno.
Si parlava di conferme, sopratutto per quanto riguarda un songwriting che, pur non innovativo, risulta essere di un livello qualitativo più che buono. Con Temple Of Guilt, Jacobo Córdova dimostra di aver assimilato come si deve le lezioni impartite dai maestri, lasciando perdere, per il momento, la scelta di un percorso un tantino più “sperimentale”, riuscendo comunque a dare alla luce un lavoro godibile nella sua interezza, anche dopo ripetuti giri nel lettore. L’obbiettivo futuro sarà sicuramente quello di lavorare più a fondo sulla personalità, in modo da riuscire a dare forma a un sound capace di distaccarsi dai classici cliché del genere.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 Temple Of Guilt
02 Unexpected
03 Swallow: Pride
04 Failure
05 Bleeding Sun