Recensione: Ten
I Mr. Big sono una super band di hard rock di scuola “classica” nata sul finire degli anni Ottanta del secolo scorso e celebre per album di successo come “Mr. Big” e “Lean Into It”, nonché per hit come i rocker Addicted To That Rush, Colorado Bulldog, Daddy, Brother, Lover, Little Boy” e Green-Tinted Sixties Mind e (soprattutto per il grandissima pubblico), per ballad come To Be With You.
In questi tempi la band sta celebrando il proprio tour d’addio. Insieme ai veterani Eric Martin, Paul Gilbert e Billy Sheehan, dietro i tamburi che furono di Pat Torpey c’è oggi l’eccellente Nick D’Virgilio (con un curriculum soprattutto prog con gente come Spock’s Beard e persino Genesis epoca “Calling All Stations”).
Ed è questa line-up che ha dato vita, a distanza di tanti tanti anni dal precedente album in studio, al nuovo full-length “Ten”.
Il nuovissimo disco dichiara a gran voce, ancora una volta, la dedizione dei Mr. Big al proprio tradizionale hard rock immerso in gran parte nel mood degli anni settanta, ma accompagnato pure dalla forte componente melodica tipica del decennio successivo, spazzando ogni tentazione di affidarsi a qualsivoglia sonorità diversa e più attuale.
Questo gioco riesce molto bene in tracce come l’assolutamente tradizionale 8 Days On The Road (presentata come “bonus track”) – un hard rock anni settanta dalle sfumature un pò bluesy ed un pò jam e con il lavoro di basso e chitarra sugli scudi – e nella più originale Courageous – connotata da un rock duro e melodico in partenza un tantino frenato ma che d’un tratto accelera e s’azzarda persino in un momento quasi rap.
Ancora, assai godibili appaiano i tanti brani veloci del full-length, tra i quali spiccano I Am You (uptempo melodic rock energico e catchy), il più groovy Good Luck Trying, il vivace e divertito hard rock dai riff di scuola quasi AC/DC e dagli ottimi assoli della sei-corde Up On You ed il vivace r’n’r What Were You Thinking.
Quando si parla di Mr. Big non possiamo non aspettarci qualche ballad, filone qui sufficientemente ben rappresentato dall’evocativo slow The Frame e dalla piacevole ballata veloce – incentrata su chitarre elettriche ed acustiche – As Good As It Gets.
Non altrettanto brillanti si dimostrano, invece, altri momenti di “Ten”, quali Who We Are, altro lento che non riesce a prendere il volo, come la marciante, tendenzialmente accattivante ma un po’ ripetitiva Sunday Morning Kinda Girl e, ancora, l’hard rock dalle influenze orientaleggianti ed un tantino risapute Right Outta Here.
Nell’insieme, però, in “Ten” i Mr. Big dimostrano ancora una volta di essere degli strumentisti in grado di mescolare mirabilmente tecnica e feeling, mentre il canto resta ancora efficace ed inconfondibile, facendosi così perdonare i momenti in cui appaiano un poco “legati” nei suoni e lontani dai fasti del proprio passato.
Francesco Maraglino