Recensione: Tenebra
Due anni fa, precisamente nel 2017, tessi le lodi di una band che, giunta al debutto per Black Widow Records, riuscì a lanciare un raggio di luce all’interno del panorama nazionale dedito all’heavy doom. Come già scritto in altre occasioni, oggi, per riuscire a marcare la differenza in ambito duro, oltre a possedere la giusta dose di sostanza, fondamentale, bisogna puntare sui particolari. Dopo decenni e decenni di uscite è quantomeno normale che le vie di sperimentazione si siano a poco a poco saturate. Beninteso senza sbragare dal solco principale e rimanendo all’interno dei perimetri del genere…
Esattamente come fatto in sede di recensione del disco omonimo, riporto “paro paro” quanto estratto dal profilo della band per quanto afferente il loro inquadramento:
La Janara è una band che prende il nome da quella creatura misteriosa che per secoli ha popolato le leggende e i racconti della gente irpina. Proprio in Irpinia, in questa terra selvaggia, poco generosa e ricca di natura e storia, nasce La Janara, una creatura musicale che convoglia le esperienze elettriche della musica Rock ed Heavy Metal (con testi cantati esclusivamente in italiano), con quelle secolari fatte di credenze popolari, superstizioni e misteriose leggende che affondano le loro radici immateriali nella psiche della nostra gente, sin dalle origini della nostra terra.
Sfogliando il booklet che si accompagna al Cd fisico del nuovo disco, intitolato Tenebre, si scopre che la line-up è rimasta pressoché immutata rispetto all’esordio: si confermano Raffaella Cangero (Voce), Nicola Vitale (Chitarre) e Rocco Cantelmo (Basso) mentre alla batteria Antonio Laurano ha preso il posto di Stefano Pelosi. Al di là della bella foto del gruppo in quarta di copertina, con Vitale che indossa una T-Shirt del Paul Chain Violet Theatre, stride il tipo di carattere utilizzato lungo le otto pagine del libretto per riportare i testi dei vari brani: davvero troppo piccolo per poter essere letto agevolmente. Un vero peccato, per un ensemble come La Janara, che utilizza la lingua nazionale nel cantato con liriche mai banali e che quindi è alla portata di qualsivoglia fruitore. Discorso all’opposto per la copertina: azzeccatissima!
Musicalmente Tenebre, sempre licenziato sotto Black Widow Records, si dimena fra melodie sparse annegate all’interno di un impianto che molto deve alla lezione dark’n’doom tricolore. Spicca il suono della chitarra di Vitale, cattivo come deve essere. Riuscire a creare pezzi orecchiabili che in modalità automatica reclamano che venga premuto il tasto “<<” e subito dopo quello con inciso sopra “Play” non è da tutti. “Malevento” è l’archetipo di questo tipo di canzone, vedasi alla voce numero 1. Stessa sorte per la traccia numero sette, “Il Canto dei Morti”. Un titolo come “Violante Aveva un Osso di Capra” non poteva che destare curiosità. E nel momento in cui la curiosità stessa si tramuta in emozioni sublimi il gioco è fatto. Chapeau. Non poteva mancare un po’ di sana dose di musica cimiteriale, per un gruppo che nel moniker incarna una strega: vedasi alla “stazione” numero 4, “Tenebra”. Se mai servisse a consegnare l’ugola di Raffaella Cangero nel novero di quelle più interessanti del panorama hard’n’heavy nazionale degli ultimi anni, basterebbe portare in dote all’ipotetica giuria la canzone “Ver Sacrum”, un bel pezzo di robusto HM ove la frontwoman de La Janara non urla né strepita, semplicemente canta bene, con un trasporto contagioso per chi si pone all’ascolto…
Il combo irpino con Tenebra pone il secondo, valevole mattone, atto a costruire un futuro che, se le premesse verranno mantenute non potrà che essere radioso, nonostante la loro proposta artistica veleggi perennemente fra tinte oscure e misteriose.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
