Recensione: Tenth Dimension
Ecco qua il buon vecchio (?) Blaze Baley che ritorna sulle scene con questo “ Ten Dimension” a dimostrare, secondo chi scrive,quello che non gli è riuscito con la Vergine di Ferro (e non per colpa sua). Ovvero che è un buon cantante metal e che la sua scelta al posto di Bruce non era poi così male.
Infatti anche in questo suo secondo disco Blaze riesce ad esprimere tutta la sua vena Heavy. E’ indiscutibile che l’esperienza con gli Iron lo abbia maturato artisticamente, ma qui di Maiden in senso stretto se ne sente davvero poco!
Il lavoro si sviluppa su coordinate old style che amalgamano nella giusta misura il classico Heavy americano e quello inglese, senza disprezzare di tanto in tanto qualche puntatina nel power (puntatine ridotte veramente al lumicino).
Quindi sono i pezzi cadenzati e sulfurei a farla da padrone (che, sono sicuro, faranno la felicità di chi aspetta un po’ di metal fatto come si deve) e il songwriting risulta, senza mai discostarsi troppo dalla tradizione, fresco ed originale.
Tra i pezzi migliori ci sono la title track , chiaro manifesto del modo di intendere il metal di Blaze, la veloce e trascinante “Leap of Faith” (forse la più vicina per certi versi agli Iron) o le iniziali “Kill and Destroy” e “End Dream” (che si fa notare anche per il bell’intro e la voce di Blaze vagamente simil Ozzy).Si fanno notare anche “Speed of Light” e “Stranger to the Light” che chiudono nel migliore dei modi questo lavoro.
Con questa “Decima Dimensione” Blaze trova il modo migliore per rilanciarsi nel panorama del Heavy Metal e di conseguenza il giudizio finale non può che essere positivo (vista appunto la qualità del prodotto). Unica nota: se preferitè le sonorità power degli anni novanta levate pure cinque punti alla valutazione finale, ma vi consiglio di dargli comunque un ascolto.