Recensione: Terror Is Over
Se c’è un particolare sottogenere del metal dove l’Italia ha da sempre mostrato una certa predisposizione, è quello che vede fronteggiarsi due voci. La classica contrapposizione uomo/donna: growl contro clean vocals.
Lo facevano i Lacuna Coil degli inizi, prima di spostarsi verso territori più moderni; è pane quotidiano dei Macbeth con il loro moderno gothic metal e anche i friulani Tystnaden hanno sfornato due interessanti lavori che vedono questa consolidata dualità. Ed è proprio sulla scia di questi ultimi che s’inseriscono i capitolini Motherstone con il loro secondo full-length, “Terror Is Over”. Se i Tystnaden fanno riferimento, già dal nome, alle sonorità più in voga nel Nord dell’Europa, i Nostri sono sicuramente più legati a una matrice tipicamente thrash. Matrice che, in modo abbastanza interessante, suona ora moderna e carica di groove, ora solidamente ancorata ai più classici stilemi del genere. In buona sostanza i romani dimostrano, anche nell’immagine, un’evidente voglia di essere attuali, ma non riescono a nascondere l’influenza delle sonorità più tipiche sviluppatesi nella Bay Area.
Trattandosi di un lavoro autoprodotto, mi sembra doveroso porre l’accento sull’ottima, prima impressione visiva favorita da un layout e un packaging professionale: il libretto ben fatto e la bella copertina, che raffigura il più classico dei sanatori (Metallica docet) da film horror, portano a pensare, testi alla mano, che tutto il lavoro sia basato sulla descrizione delle peggiori deviazioni della psiche. Anche la produzione, a cura della band stessa, è rimarchevole; con suoni pieni, puliti e un missaggio ben calibrato.
L’apertura dell’album, “Face Your Fate”, suona in linea con il groove metal, dai suoni compressi e ritmi sincopati. Subito in primo piano i due vocalist Vale e JJ, che dimostrano di sapersi dividere bene la scena; la prima con una voce potente e palesemente di buon livello, il secondo che si occupa (testuali parole) di «screams & grunts», ossia con la tendenza ad alternare un approccio più acuto e moderno (con risultati più che discreti) a un growl più basso e di derivazione death/grind. Quest’ultimo, meno impressionante, é a volte fuori luogo e andrebbe forse ripensato. In linea con l’opener la successiva “24/7 Sedation”, che mette ancora una volta in evidenza la buona divisione di ruoli tra i due vocalist e la compattezza della base ritmica. Una certa modernità di fondo, quindi, ma, a conferma di quanto affermato sopra, la chitarra non ha pudore nel partire con un’accelerazione 100% thrash vecchio stile. Si tratta di un’anticipazione che trova probabilmente la sua piena realizzazione in “Mental Wreckage”. Le due tracce, guarda caso, sono legate fra loro da un omaggio ad “Harverster Of Sorrow” dei quattro cavalieri di San Francisco. La stessa partenza del brano ha il gusto forte della Bay Area e, in alcuni frangenti, la brava Vale abbandona le sue scorribande melodiche avvicinandosi (fatte le dovute proporzioni) all’aggressività che mostrava ai bei tempi Linda “Tam” Simpson degli storici thrasher britannici Sacrilege. “Mental Wreckage” è probabilmente uno degli episodi più positivi dell’intero lavoro ed è abbastanza indicativo che si divida il titolo con la successiva e diversissima “Frozen Waters”, un tempo medio dal ritornello melodico e abbastanza catchy: tutto ciò a indicare come uno degli assi nella manica dei Motherstone sia una versatilità di fondo che li rende efficaci in situazioni diverse.
Il resto dell’opera continua sulla stessa lunghezza d’onda della prima parte, con la bella Vale che gioca ora a ricalcare le orme della Cristina Scabbia più moderna (“Down To My Knees”), ora a emulare Sandra Nasic dei Guano Apes (“All Denied”): per dirla tutta, i risultati sono più che soddisfacenti. Ma l’ugola della fanciulla non copre forzatamente il resto. La chitarra di Daniele Pompei, grassa e compressa quanto basta, é onnipresente e fa da tappeto a ogni passaggio. La base ritmica é solida e sicura, con la batteria di Rik Mackey che si mette in evidenza con un ottimo lavoro di doppia cassa costante; in alcuni casi modernista e sintetico, ma il tutto non guasta.
“Terror Is Over” è senza dubbio un disco più che buono. Ci sono probabilmente ancora spazi di miglioramento: in alcuni momenti la voce maschile potrebbe essere sviluppata meglio e integrata e, solo a volte, la versatilità – punto di forza – della band la porta a perdere leggermente la bussola sull’effettiva direzione da intraprendere. Sono tutto sommato inezie: i Motherstone confezionano (da soli!) un CD professionale e apprezzabile che una buona attività live potrà valorizzare ancora di più.
Vittorio “Vittorio” Cafiero
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Track-list:
1. Face Your Fate 3:58
2. 24/7 Sedation 4:07
3. Mental Wreckage 3:46
4. Frozen Waters 3:40
5. How It Began 4:21
6. All Denied 3:40
7. Satellite 3:22
8. Mad Man Walking 3:42
9. Down To My Knees 3:14
10. Terror Is Over 4:25
All tracks 38 min. ca.
Line-up:
Vale – Vocal Cords (Female Vocals)
JJ Mammasasso – Screams & Grunts (Male Vocals)
Rik Mackey – Drums & Tuppa Tuppa (Drums)
Daniele “Dani Hell” Pompei – High Tunes (Guitars)
Ivano “The Slider” Conti – Fat Tunes (Bass)