Recensione: Terrorfront
Dopo un demo, un EP e due terrificanti split finalmente i polacchi Infernal War hanno la possibilità di mostrarsi al mondo intero in tutta la loro mostruosità.
Non si sa troppo di questa band a dire il vero – la loro homepage è sparita ormai da mesi, e il primo album facilmente reperibile è un omonimo “Infernal War” uscito nel 2004 e contenente una selezione dei loro pezzi più significativi.
Che poi, “significativo” significa in realtà “devastante, blasfemo, martellante”. Lo stile di questi Infernal War non lascia molto spazio all’immaginazione, e rientra a pieno regime in quelle band assolutamente estreme ed estremiste allo stesso tempo. Già la copertina è una dichiarazione d’intenti: Un capro alato ha appena terminato di massacrare una persona a colpi di crocefisso rovesciato, sullo sfondo una chiesa in fiamme, demoni volanti dappertutto e uno di questi sta impalando un Cristo in croce. La sensazione che si ottiene dalla veste grafica e dalle immagini del libretto si proietta perfettamente nella musica: gli Infernal War praticano un black/death tiratissimo, un vortice infernale di chitarre brutali, percussioni al limite dell’ascoltabile e cantato selvatico e ruvido come i migliori gruppi brutal-grind. Le sessioni di ascolto ricordano i momenti più felici di band come deicide, morbid angel e tutte quelle legioni dell’ade che hanno fatto dell’anticristianesimo la loro bandiera più esaltante. I testi sono tutti un programma, e incitiano allo sterminio totale dei cristiani.
“Jesus fucking Crist, bastard son of the jewish whore
Lord of the weak, blind and sick, I invert your cross”.
Questo è solo uno degli odiosi anatemi sputati per tutte le dieci canzoni che compongono l’album. In una intervista, il cantante fa presente come in realtà gli Infernal War non siano satanisti, perché adorare Satana sarebbe come adorare un dio – ma in fondo non si fa problemi a chiamare la propria band “satanista”, purché l’odio nei confronti dei cristiani sia un segno di ribellione e di orgoglio personale. Ciononostante, dichiara la propria band scevra da ogni influenza politica, e anche lui come diversi studiosi considera l’olocausto degli ebrei un evento gonfiato a dismisura e di cui si è perso ogni controllo, e a quanto pare ha giubilato quando sono cadute le torri gemelle. Dopo aver capito che razza di veleno circola nelle vene di questa band, sentire la loro musica lascia una sensazione tutto sommato elettrica: senza dubbio la brutalità che scorre in ogni singola canzone proviene direttamente dalla brutalità che alberga nel loro spirito.
E bisogna dire che, parlando unicamente di musica, questo è tutt’altro che un CD scadente. Prove di grande abilità tecnica si susseguono di minuto in minuto, e brevi tratti di rallentamento o più “acustici” si fanno sentire in ogni dove, regalando a canzoni come “The Grand Intolerance Manifestation” o la title-track, “Terrorfront“, momenti di vero sangue bollente.
Consiglio quest’album a chiunque voglia ascoltarsi un po’ di brutalità in musica, canonica o meno. I ragazzi ci sanno fare, e i loro concerti live hanno fama di essere dei veri massacri a cielo aperto. Non posso che fare i complimenti alla band, e se vi piace questo genere di tortura musicale vi assicuro che non uscirà tanto facilmente dal vostro lettore CD, che girerà senza sosta dall’industrialissima intro all’atmosferica ed emozionante outro. Chi ha problemi ideologici invece, e discerne la musica a seconda del messaggio proposto, si faccia quattro conti e decida da che parte stare.
Tracklist:
1. Introduction To Assassination
2. Crushing Impure Idolatry
3. Dead Head’s Empire
4. Be A Slave Or Be A Lord
5. Crush The Tribe Of Jesus Christ
6. Terrorfront
7. Salvation
8. The Grand Intolerance Manifestation
9. Dechristianized By Para Bellum
10. Triumphant Outroduction