Recensione: Testimony 2
Nell’anno 2002, dopo la release dello stupendo Snow e su consiglio arrivato in direttissima dall’alto dei cieli, Neal Morse decise che era arrivata l’ora di abbandonare gli Spock’s Beard, giusto quando la band si trovava all’apice del successo. Una conversione, quindi, che ha portato Neal a dedicare la propria carriera solista alla religione. Da lì in avanti, e nonostante tutto, il nostro non ha mai sbagliato praticamente un colpo, con dischi del calibro di Testimony, ? e Sola Scriptura: lavori d’alto livello che, a detta di molti, nulla hanno mai avuto da invidiare ai sempre ottimi album degli Spock’s Beard. Dopo svariate release da solista, più il ritorno in grande stile dei Transatlantic, l’artista statunitense torna sul mercato con Testimony 2, disco che, come ben vedremo, è a tutti gli effetti il degno successore del primo e fortunato capitolo uscito nel 2003.
Opera di un certo spessore (ovviamente), Testimony 2. Se da una parte il minutaggio dei singoli brani è anche piuttosto ridotto (tra i sei e i sette minuti, esclusa la consueta suite finale), la durata complessiva (di ben due ore) resta comunque considerevole. Nulla da temere, in ogni caso: da un certo punto di vista i protagonisti dimostrano (come se ce ne fosse davvero il bisogno) di avere delle doti tecniche decisamente superiori (messe in primo piano soprattutto nei pezzi strumentali), dall’altra la melodia rende facilmente assimilabile ogni singolo pezzo sin dal primo ascolto. Al timone troviamo come sempre l’infaticabile Morse, diviso tra voce, tastiere e chitarre, coadiuvato a dovere da vecchi e sicuramente affidabili compagni di viaggio come Mike Portnoy e Randy George, più la comparsata di alcuni special guest, tra i quali fa capolino (udite udite) il nome degli Spock’s Beard.
Apre le danze la splendida Mercy Street, pezzo solare e immediato con le melodie della parte iniziale enfatizzate a dovere dai suoni di violino e sassofono, per poi lasciare spazio ad un refrain semplice e immediato che si fissa da subito in mente. Segue la strumentale Overture No. 4, con la sezione ritmica guidata a dovere dal drumming furioso e comunque preciso di Portnoy, per poi cedere il passo, dopo quasi sei minuti di acrobazie sonore, ad una Time Changer che vede, sui cori (e per la gioia dei nostalgici), la presenza di ben tre quarti degli Spock’s Beard, lasciando la chiusura di questa prima parte (la sesta, se seguiamo il concept partito con il primo capitolo di Testimony) all’elegante e riflessiva Jayda. Abbandonate frettolosamente le atmosfere rilassanti di quest’ultima, tocca all’accoppiata Nighttime Collectors/Time Has Come Today riprendere la marcia su ritmiche incalzanti guidate, ancora una volta, da un Portnoy ispiratissimo che, senza eccedere con troppe smanie di protagonismo, lascia lo spazio dovuto anche ai restanti strumenti. Se Jesus’ Blood, oltre a ricordare esplicitamente l’orientamento dei testi, ritorna a calcare territori più rilassati e riflessivi, The Truth Will Set You Free invece è impreziosita da un pregevole uso del sinfonismo orchestrale nelle partiture, che di certo non osa troppo snaturare l’orientamento più (prog) rock del pezzo. L’ultima parte è quella che invece tende più al progressive, con strutture sempre meno prevedibili man mano che si prosegue con l’ascolto, a partire da Chance Of A Lifetime e fino ad arrivare al gran finale di Crossing Over/Mercy Street Reprise, e che più di tutte può valere come ottimo esempio di composizione (nonché esecuzione) d’alta scuola.
Per i meno pazientosi, purtroppo non è ancora finita qui, per tutti gli altri invece c’è anche un secondo CD con ben trentasei minuti di (buona) musica in omaggio. A livello di testi ci troviamo ormai lontani dal concept di Testimony, mentre per quanto riguarda la musica e, soprattutto, la qualità di questa, le cose non cambiano… o almeno non del tutto. L’iniziale Absolute Beginner è infatti al limite estremo del semplice e del commerciale, con una decisa strizzata d’occhio al sound degli U2 e, nonostante questo, terribilmente bella e coinvolgente. Stesso discorso per la successiva Supernatural (da brivido i cori dei refrain), che rispetto alla prima recupera decisamente quelle coordinate prettamente più progressive che riemergeranno in pieno con la conclusiva Seeds Of Gold: un vero e proprio titano di ben ventisei minuti caratterizzato dalle solite e funamboliche digressioni strumentali, cambi di tempo e umori, chitarre, tastiere e cori intrecciati a regola d’arte.
Un disco godibilissimo, e anche di facile assimilazione. Testimony 2 si fa apprezzare dagli ascoltatori più esigenti per la complessità degli arrangiamenti, questo sì, ma è anche capace di conquistare il cuore di qualche ascoltatore “occasionale”, il quale ci metterà veramente poco a farsi rapire dalle melodie sognanti e immediate che caratterizzano l’intero lavoro. Un album comunque d’altissimo livello, composto e suonato a regola d’arte, e che ancora una volta conferma Neal Morse come uno degli artisti di punta del progressive mondiale. E scusate se è poco.
Angelo D’Acunto
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Tracklist:
CD1:
Part Six:
01 Mercy Street
02 Overture No. 4
03 Time Changer
04 Jayda
Part Seven:
05 Nighttime Collectors
06 Time Has Come Today
07 Jesus’ Blood
08 The Truth Will Set You Free
Part Eight:
09 Chance Of A Lifetime
10 Jesus Bring Me Home
11 Road Dog Blues
12 It’s For You
13 Crossing Over/Mercy Street Reprise
CD2
01 Absolute Beginner
02 Supernatural
03 Seeds Of Gold
Line Up:
Neal Morse: lead vocals, keyboards, guitars
Mike Portnoy: drums, vocals
Randy George: bass
Special Guest:
Matthew Ward: vocals
Paul Bielatowicz: guitar
Steve Morse: guitar
Nick D’Virgilio, Alan Morse, Dave Meros: Spock’s Beard vocals
Eric Brenton: violin
Mark Leniger: saxophone