Recensione: Thaurachs of Borsu
Epica cavalcata nel secondo capitolo discografico dei Divine Element. Il progetto nasce nel lontano 2002, per poi regalare una demo nel 2005, un disco nel 2010, prendersi una pausa e ripartire come band nel 2014.
“Thaurachs of Borsu” è un concentrato di epic black metal dalle sfumature death e dalla solennità heavy/doom. Campo di battaglia si mostra ai nostri occhi, in tutta la propria drammaticità, tra valori misurati con il suono della spade, onore e rispetto per un nemico caduto. Il lavoro delle chitarre rende il full-length dinamico, tutt’altro che ancorato a sonorità cupe e classicamente stereotipate a certe produzioni della nera fiamma. Il lato più onirico dei generi più estremi viene risvegliato ed innalzato verso un cielo che mostra squarci di luce, dopo la tempesta.
I brani sono tutti piuttosto corposi, un crescendo di ambientazioni che ci porta in luoghi lontani, tumultuosi. Il suono delle onde che si infrangono contro le rocce, una ripida discesa verdeggiante che presto si colorerà del sangue della guerra. Veniamo presi e spostati nelle terre di Scozia, melodie che ricordano per toni le cornamuse, ma che non hanno un reale riscontro a livello di testi. Parliamo di un’immagine che ci balena davanti agli occhi, semplicemente. A tratti, ci vengono in mente i Dissection e gli Emperor, anche se qui il contesto è decisamente più epico, con melodie heavy e divagazioni vocali nel genere della morte. Le serrate ritmiche di ‘On the Trail of Betrayal’, le successive aperture degli effetti, sono l’ideale punto di incontro tra chi ama il black, ma non sa rinunciare alle atmosfere.
I pezzi sono tutti davvero intensi, ricchi di una tensione supportata da una tecnica esecutiva più che buona, il tutto in grado di coinvolgere senza cadere nel banale o stancando chi è meno avvezzo a tonalità più oscure.
‘Beyond This Sea’ha una intro di chitarra che rapisce, creando un contrasto perfetto con l’ingresso della voce di matrice black. Alcune accelerazioni spostano il tiro al power ed al folk, frizzantezza di un fuoco scoppiettante intorno al quale si concentrano speranze, paure, riflessioni e svago.
Disco che mostra maturità, consapevolezza e voglia di emozionare, con un buona dose di idee ed una ricetta che, seppur con ingredienti conosciuti, risulta tutto sommato personale.
Stefano “Thiess” Santamaria