Recensione: The 13th Beast

Di Giuseppe Casafina - 28 Gennaio 2019 - 16:00
The 13th Beast
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2018
Nazione:
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75

I Malevolent Creation, creatura ormai capitanata dal solo Phil Fasciana, sono stati una band che, a dispetto di cambi di formazione piuttosto frequenti, hanno sempre offerto garanzie dal punto di vista della qualità delle loro uscite, comprese anche quelle più recenti. Il precedente disco, certamente, ad oggi ci lascia anche qualche lacrima addosso oltre che una certa eccitazione per l’alta qualità del materiale allora offertoci, data la tristissima dipartita dell’ormai deceduto vocalist Bret Hoffmann, assieme all’abbandono totale della formazione da parte dei musicisti che, in occasione di quella ormai penultima fatica discografica erano riusciti ad offrire un contributo musicale effettivamente importante (e, nel caso del bassista Jason Blachowicz, anche storico per certi versi).

Ma, tralasciando ovviamente il passato, parliamo di oggi: i Malevolent Creation versione 2019 sono ormai a tutti gli effetti un four piece che vede, se non erro per la prima volta nella sua storia, un componente in grado di ricoprire la duplice veste di chitarrista e vocalist, tale Lee Wollenschlaeger. Vero che la band ha già goduto in passato della performance offertaci da Jason Blachowicz in occasione della doppietta rappresentata a suo tempo da “Eternal” e “In Cold Blood”, il quale ricopriva il doppio ruolo di bassista e vocalist, ma, insomma, mi pare che la prima volta che un musicista ricopra due ruoli piuttosto importanti al medesimo tempo nella storia della band floridiana.

Insomma, dopo la perdita di membri del calibro di Hoffmann e Blachowicz, i dubbi sull’effettiva qualità vi erano tutti, a maggior ragione se ti presenti al cospetto del pubblico con quella che è a tutti gli effetti la peggiore copertina mai vista nella storia della Creatura Malevolente! Ma, lasciando il ruolo di maggiore conduttore alla musica proposta, la ‘Tredicesima Bestia’ dei Fasciana & soci del caso si rivela un’uscita solida, contraddistinta da una produzione massiccia e per certi versi anche migliore, da certi aspetti, del disco precedente e, soprattutto, un songwriting riuscito. Al contrario del precedente platter, non si tratta di un disco in grado di convincere al primissimo ascolto, o meglio tale è stata la mia reazione nei suoi confronti così di primo acchito: son bastati alcuni ascolti più in vena, però, per rendermi conto che ero totalmente fuori strada.

Vero è, che “The 13th Beast”, non passerà certo alla storia come uno dei migliori dischi mai composti dai floridiani, ma si tratta indubbiamente di un disco validissimo, con pezzi carichi come un panzer all’assalto in pieno conflitto del calibro di ‘Born of Pain’, ‘Release the Soul’, l’epicità vecchia scuola di ‘Decimated’ e ‘Knife at Hand’ (quest’ultimo davvero tra i pezzi migliori del disco), oppure la ferocissima ‘The Beast Awakened’, con quel suo carico di velenosa ferocia tipica a cui la creatura americana ci ha ormai abituato da sempre. Non vi sono episodi particolarmente sottotono, ma è anche vero che quest’ultima uscita si rivela a conti fatti senza particolari sussulti di spicco, con una lista di brani tanto spaccaossa quanto piuttosto simili per qualità generale. Fasciana sciorina riff dalle folte venature thrash come da sua tradizione, segno di chi nel Death Metal ci crede tuttora veramente, mentre il nuovo frontman si rivela autore di una performance certamente buona, sì feroce ed intensa ma anche poco dinamica, perdendo indubbiamente il confronto con Hoffmann. Ottimale è, indubbiamente, l’eccellente lavoro svolto da batteria e basso soprattutto, con quest’ultimo strumento che spesso e volentieri spicca nel mix per molte parti che vanno ben oltre il mero accompagnamento ritmico, disegnando melodie e strutture che fungono da vero e proprio collante del riff principale (con un brano come ‘Mandatory Butcher’ come esempio portante).

Insomma, senza perdersi in ulteriori convenevoli, bisogna comunque ammettere che siamo al confronto di un disco a suo modo riuscito ma il cui difetto principale è, appunto, quello di risultare sin troppo compatto dall’inizio alla fine, caratteristica che lo può purtroppo rendere noioso dopo un periodo di ascolto prolungato anche piuttosto breve. Però, se ascoltato nei momenti giusti, “The 13th Beast” si rivela un ottimo metodo di sfogo: ad esempio, è ottimo come ascolto contro lo stress causato dal traffico!

Aldilà di tutto, va comunque riconosciuto a Fasciana il merito di saper sempre e comunque mantenere un alto livello musicale in qualsiasi fase della sua creatura.

Questo è indubbio.

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