Recensione: The 8th Sin
Avete presente quella persona che quando si esce con gli amici, per quanto sia simpatica, si comporterà sempre nello stesso identico modo, racconterà le solite cose e farà sempre le stesse identiche battute?! Ecco, in questa ottica, senza volere sminuire il loro valore, possono essere visti i Nocturnal Rites, band capace si sfornare un album di assoluta bellezza come Shadowland, e che con questo The 8th Sin arriva a quota otto album in studio. Dal precedente Grand Illusion la sostanza (e la bontà) del nuovo lavoro non varia di molto: heavy-power melodico, condito da melodie che immediatamente si stampano in testa, chitarre aggressive, sezione ritmica quadrata e il tutto accompagnato dalla voce sempre graffiante di Jonny Lindqvist.
Apparentemente in questo lavoro non c’è niente che non vada, anzi le canzoni scorrono piacevoli ma a volte in modo troppo anonimo, lasciando così l’ascoltatore sicuro di aver sentito un disco ben suonato ma che non ha colpito nel segno fino in fondo. I Nocturnal Rites comunque di questo non si preoccupano: da otto album suonano bene o male secondo un determinato stile e, che piaccia o meno, questa formula gli ha portato un discreto successo in giro per il globo. L’unico aspetto, a mio parere, che è cambiato nel corso degli anni all’interno della loro proposta musicale è la perdita di una certa aggressività a vantaggio di melodie e strutture più easy listening.
L’apertura delle danze è affidata a Call Out To The World dove subito i nostri mettono in chiaro come anche in questo loro lavoro il chorus da cantare a squarciagola è l’obbiettivo principale, e in tal senso questa traccia non fa prigionieri! Così come la successiva Never Again (per la quale è stato girato un gran bel video): ritmi serrati, ottime linee vocali e chitarre in primo piano. I ritmi rallentano con la successiva Not The Only You mentre l’aggressività dei primi album torna a far capolino (anche se lievemente accennata) con Tell Me.
Più power oriented è invece la convincente Not Like You, a mio avviso uno dei pezzi meglio riusciti dell’intero album: bellissimo e trascinante il pre-chorus, dove la band carica energia per sprigionarla in un ritornello melodico ed aggressivo allo stesso tempo. Si passa così dalla poco ispirata Leave Me Alone alla semi ballad Till I Come Alive, nella quale Lindqvist si cimenta in linee melodiche più baritonali con ottimi risultati. Rocciosa e ben quadrata la successiva Strong Enough, altro pezzo che mi ricorda più da vicino i vecchi Nocturnal Rites grazie soprattutto a una sezione ritmica spaccaossa! Un applauso agli svedesi va fatto per il bellissimo lento Me: solo voce (che verso la fine duetta con una voce femminile) e pianoforte per un pezzo emozionante, sentito, pieno di pathos, permeato da una atmosfera malinconica (grazie anche alla magistrale prova di Lindqvist) che vi trascinerà in ricordi più o meno felici. Pain & Pleasure è un brano caratterizzato dalla presenza di violini a rendere più oscuro un pezzo che ha come ospite Jens Kidman dei Meshuggah! E il pezzo è davvero ben riuscito: ritmi cadenzati, chitarre potenti e linee vocali oscure. Fools Parade è un brano strumentale che chiude l’intero lavoro.
Tirando le conclusioni, non posso negare che l’album è fatto bene, tre o quattro pezzi potrebbero già rientrare come classici della band in sede live, vista l’enorme capacità che i nostri hanno nel comporre brani con il classico “urlo da stadio” (e questa è una grande dote). Ciò che mi ha lasciato un po’ di rammarico è che dopo il discreto Grand Illusion, ero convinto che i nostri tornasserro sulle scene con un album schiacciasassi, e invece bisogna prendere atto ormai che i Nocturnal Rites di oggi, pur mantenendo le loro caratteristiche principali come grandi melodie e chitarre in primo piano, hanno un po’ perso la violenza musicale dei primi album, che ormai è solo un ricordo. Sia chiaro che comunque The 8th Sin resta un buon album di incontaminato heavy metal e che i Nocturnal Rites il loro compito lo sanno fare più che bene, ma ho come l’impressione che si accontentino di limitarsi a fare il “compitino”.
Non mi rimane che consigliare questo album a tutti gli amanti dell’heavy-power classico e anche ai vecchi fan della band in quanto, nonostante un po’ di addolcimento, gli svedesi hanno dimostrato comunque che dalle loro mani esce ancora heavy metal di qualità.
Roberto “Van Helsing” Gallerani
P.S. L’album è presente anche in limited edition con bonus DVD dove si possono veder alcune performance live della band (con una qualità audio discutibile), il già citato video di Never Again, il making of del video più alcuni estratti della vita on the road.
Tracklist:
1. Call Out To The World
2. Never Again
3. Not The Only
4. Tell Me
5. Not Like You
6. Leave Me Alone
7. Till I Come Alive
8. Strong Enough
9. Me
10. Pain & Pleasure
11. Fools Parade
Bonus DVD:
– European tour 2005
– Japan tour 2006
– Making of the “Never Again” video (pt 1, 2, 3)
– Fools Never Die (live)
– Cuts Like A Knife (live)
– The Flame Will Never Die (live)
– “Never Again” video