Recensione: The Abysmal Horizons
Attivi dal 2011 gli americani Konkeror escono allo scoperto con il disco “The Abysmal Horizons”, che, senza indugi, ci catapulta nel loro mondo fatto di aggressività, suoni stupendi e di una buona vena compositiva da parte del quartetto capitanato dal cantante e bassista Jeff Beauchamp, che mette a disposizione della band la sua preziosa ugola, tra le caratteristiche migliori della riuscita del disco d’esordio.
La chitarra acustica iniziale di “I, Monolithic” è solo il preludio per un solo e una prima partenza non proprio convincente, che tentenna prima di lanciarsi nella vera e propria presentazione della band, che si posa su un riff thrash in cui la voce di Beauchamp si fa subito notare non tanto per il suo timbro (comunque interessante) quanto per la sua espressione, che sarà la vera arma in più del disco. Mentre la successiva “Towers” inizia il ‘valzer della melodia’, che troveremo per tutto il disco, ben congeniata dalle chitarre di Plater/Zwicker, che si alternano a riff tiratissimi e sezioni tritaossa, per concludere in una paesaggio lunare, che non chiude i brani in maniera singola, ma li conduce ai seguenti.
L’arpeggio oscuro di “Incantations” è inizialmente il background di un solo melodico, ma che si evolve in una sezione libera, declamata con l’anima da Beauchamp, mentre la band si prodiga in un accompagnamento ‘ad libitum’, prima di rientrare nei canoni che però non lasciano niente di scontato e attendibile.
Ottima prova di ‘ensemble’ che presto sfocia in una nuova sezione con le chitarre’ zanzara’ pronte all’attacco, che trovano quiete nella successiva “Beyond The Abysmal Horizons”, introdotta dai tamburi ‘bassi’ del drumkit di Dennis. le chitarre armonizzate si esprimono prima in una linea melodica e poi in un passaggio blackeggiante, prima di lasciar spazio ai cambi di sezione e di tempo sempre dallo stesso ‘uomo-metronomo’. Il finale è ancora il preludio della violenta “Creator – Destroyer”, devastante e ostile, in cui la band scatena il suo potenziale (impressionante), tra chitarre affilatissime e ritmiche vertiginose. Ottimi i cambi di tempo innescati, che modulano sensazioni e stati d’animo, non risultando mai forzati o creati a tavolino.
Tutt’altra storia “Usurpers Of The Primal Womb”, con un riff thrash che l’accompagna per tutta la sua durata, lasciando comunque spazi ad atmosphere melodiche spesso al limite della tonalità. Il finale è dettato dalla batteria che riprende la linea inziale di rullante e tom. Anche “The Pillars Of Creation” è introdotta da una melodia chitarristica, che si protrae per tutti i suoi otto minuti, in cui Beauchamp si esprime in maniera esemplare, per tutta la sua durata, in particolar modo nella sezione up-tempo di chiaro stampo death metal.
“…And The Cosms Flow Eternal” è il finale tirato a mille che non cede per un secondo. Peccato per la sua conclusione in fader che lascia spazio agli effetti, ma non per questo scenderemo di un gradino dalle sensazioni accumulate durante l’ascolto di “The Abysmal Horizons”, disco che dimostra una maturità artistica della band, che fa leva sull’ugola strepitosa di Beauchamp, capace di attrarre l’attenzione sin dal primo istante.
La band di Detroit dimostra di avere un alto potenziale distruttivo, non solo musicale, ma anche compositivo e soprattutto del sound, tratto distintivo che li distingue (non poco) dai rivali che operano nello stesso ambito ‘territoriale’.
Potranno dire la loro negli anni a venire, contribuendo in maniera personale alla causa del death metal.
Vittorio “versus” Sabelli
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