Recensione: The Adversary
Un’altra conferma, dopo quella dei Defiled: in Giappone si fa death metal seriamente ma, soprattutto, allo stesso livello tecnico/artistico di quello internazionale. L’ulteriore fatto che lo dimostra ha il nome di GxSxD, band nata nel 2002 e che, con “The Adversary”, giunge al traguardo del secondo full-length in carriera.
Certo, il lavoro beneficia del missaggio e della masterizzazione di Wojtek e Slawek Wieslawski, avvenuto presso i polacchi Hertz Studio (Vader, Decapitated, Behemoth, Hate). Quindi, della manifattura europea. Tanto è vero che il sound è riferibile al blackened death metal à la Behemoth ma, dentro, “The Adversary”, è e rimane un’opera Made in Japan al 100%.
A parte l’innegabile tocco di polish death metal, quindi, i GxSxD vanno dritti per la loro strada, lastricata di nero. Sì, nero. Come il mood che permea “The Adversary”. Un umore cupo, depresso, che non conosce luce, che non conosce gioia. Il death dei quattro di Okayama è tagliato con il rasoio. La precisione è tanta, la perizia tecnica eccezionale, fuori dalla norma. Ma non è technical death metal, questo.
Questo è death metal puro, distillato a 90°C, ebbro di dolore e sofferenza. Emozioni struggenti che lacerano l’anima, la strappano e la smembrano, e che si ritrovano in ciascuna delle tracce del platter. A definire uno stile forse non originalissimo, ma assai potente nelle tinte che lo definiscono.
Stupefacente, per ciò, la conclusiva ‘Fate’, terremotante sfascio totale, annichilazione delle membra; devastante attacco di blast-beats al calor bianco. Esplosione nucleare controllata. Male, crepacuore, che marcano – una volta di più – la percezione che il futuro, anche e soprattutto quello prossimo, sia dominato dal nulla. Emozioni che si ritrovano intatte nella marea sonora attivata dall’opener-track, ‘Another’, dove, per davvero, i GxSxD rasano a tappeto.
Emerge anche la preparazione prettamente heavy, chiara nell’elaborazione dei soli di chitarra, spilloni che si piantano nella schiena, come avviene nella tenebrosa ‘Abyss’, voragine oscura che attrae inesorabilmente i fotoni a seguito del vortice generato dal roteare impazzito delle due incredibili asce degli Oka e del drumming alieno di Ikunaga Mimura. Stordimento, trance, vertigine da hyper-speed. È ciò che accade quando la song rilascia la massima velocità umanamente possibile nel rientrare correttamente nella strofa dopo l’attacco dei soli. Modus operandi ripreso con successo nella seguente ‘Mercy Killing’.
Ma, fra tutto, quello che rappresenta il vero pregio di “The Adversary” è che, malgrado l’estrema complessità della musica che lo compone, i GxSxD non perdono mai la loro devozione per la canzone. Dote rara, soprattutto quando la tecnica tanta e il metal raggiunge le lande dell’estremismo più oltranzista.
“Made in Japan”, Deep Purple, 1972: gli europei insegnavano l’hard rock ai giapponesi. “The Adversary”, GxSxD, 2016: i giapponesi insegnano il death metal agli europei.
Daniele D’Adamo