Recensione: The Age Of Hell

Di Daniele D'Adamo - 6 Settembre 2011 - 0:00
The Age Of Hell
Band: Chimaira
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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79

Chimaira, cioè il classico supergruppo formato da eminenti personalità del metal estremo. Vale la pena di elencarle tutte. Mark Hunter alla voce, Rob Arnold alla prima chitarra (Six Feet Under), Matt DeVries alla seconda chitarra (Six Feet Under (live), ex-Ringworm), Emil Werstler al basso (Dååth, Levi/Werstler, Austrian Death Machine (live), ex-Unearth (live), ex-Dirtnap), Austin D’amond alla batteria e Sean Z alle tastiere (Dååth).

La Storia c’insegna che a volte la montagna ha partorito il topolino ma, fortunatamente – per loro e per le orecchie dei metalhead – “The Age Of Hell” non rientra in questa fattispecie così bene individuata dal noto proverbio popolare. I Chimaira esistono sin dal 1999, e da allora hanno prodotto parecchio materiale: due demo, due EP, sei singoli, tre DVD e sei album (compreso l’ultimo). Tenuto conto anche dell’attività dal vivo, si può allora scrivere di una carriera di tutto rispetto, contrassegnata – soprattutto all’inizio – da una foggia musicale lontana dall’ortodossia metallica; definita ‘nu-metal/rap metal’ dallo stesso Hunter. Se adesso le coordinate stilistiche si uniscono a quelle della grande famiglia metallica, la propensione a contaminare il proprio sound con elementi a essa eterogenei rimane.  
Difficile, se non impossibile, tentare di definire con precisione cosa suoni il combo di Cleveland. Pressapoco il filone è quello del post-thrash o groove metal, anche se le intrusioni esterne al thrash sono davvero tante: grunge, heavy, hard rock, metalcore e sludge fra quelle più evidenti. Si tratta solo di esempi (sic!), però, poiché i Chimaira insistono senza alcun indugio sulla strada della totale autonomia stilistica creando, di fatto, un genere a sé stante. Questa caratteristica è senz’altro la più evidente esternalizzazione del grande talento artistico posseduto dai Nostri, giacché “The Age Of Hell” non è un coacervo di accordi slegati fra loro, bensì un’opera compatta, disegnata con tratto tanto deciso quanto leggibile. Nonostante l’aggettivo più azzeccato per descriverla possa essere ‘multiforme’, la matrice di base è sempre quella: il ‘Chimaira-sound’. Unico nel suo genere, e non solo.     
Unicità derivante principalmente, a parere di chi vi scrive, da due fattori: le linee vocali e le partiture di tastiera. Sono pacificamente pochi gli act al Mondo che possano beneficiare di un guitarwork come quello della formidabile coppia Arnold/DeVries, nondimeno sono proprio le costruzioni della possente voce di Mark, coadiuvate da quella di Sean Z, a marchiare indelebilmente il sound dei Chimaira. Si tratta di un cantato apparentemente asciutto e poco incline alla melodia, ma è solo dopo molti ascolti che si riesce ad apprezzarne la profondità e la poliedricità. Lo stesso Sean Z, poi, con il suo apporto mai invasivo, ammanta il disco con una rarefatta aurea noir che ben si lega con i misantropici temi dei testi.

Buono ma non eccezionale, invece, l’insieme delle canzoni. Il livello del songwriting è sì coerente con il resto dei parametri vitali di “The Age Of Hell”, ma manca la classica ciliegina sulla torta. A ben vedere non si tratta, in teoria, di un difetto grave; evidenziato che, comunque, si ha a che fare con dodici song flessibili e consistenti. In pratica, però, dalla classe dei singoli musicisti ci si poteva aspettare qualcosa in più. Un qualcosa in più individuabile, semplicemente, nel fatto che un brano ‘incredibile’ come “Beyond The Grave” non abbia dei pari compagni d’avventura. “Born In Blood” (sferzata thrash nel più feroce Slayer-style), “Scapegoat” (meravigliosa per armoniosità la seconda parte), la strumentale “Saṃsāra” (terra di conquista da parte di un eccezionale Werstler) e la trascinante title-track sono pezzi che salgono, quasi, al livello artistico della predetta “Beyond The Grave” (completa in tutti gli aspetti individuabili in una singola composizione), non arrivandoci ma aumentando il gap con la media, seppur elevata, degli altri episodi quali “Losing My Mind” e “Year Of The Snake”.

A ben vedere, come si può intuire si è cercato, forse, il classico pelo nell’uovo. “The Age Of Hell” è degno figlio della tanta nobiltà posseduta dai Chimaira, adatto a tutte le tipologie di ascoltatore metal; longevo senza essere noioso, ricco di sfumature e particolarità da cogliere e gustare con calma.
Immancabile in tutte le discografie.
   
Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. The Age Of Hell 3:32  
2. Clockwork 3:44
3. Losing My Mind 4:57
4. Time Is Running Out 4:13
5. Year Of The Snake 3:41
6. Beyond The Grave 4:55
7. Born In Blood 4:09
8. Stoma 1:28
9. Powerless 4:32
10. Trigger Finger 3:54
11. Scapegoat 4:33
12. Saṃsāra 6:12

All tracks 50 min.

Line Up:
Mark Hunter – Vocals
Rob Arnold – Lead Guitar
Matt DeVries – Guitar
Emil Werstler – Bass
Austin D’amond – Drums
Sean Z – Keyboards/Vocals

Guests:
Phil Bozeman (Whitechapel) – Vocals on “Born In Blood”
Emil Werstler – Guitar on “Saṃsāra”
 

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